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  • Giovedì 8 ottobre 2015

Dilma Rousseff rischia l’impeachment

Due importanti sentenze l'hanno molto indebolita: una ha accertato che nel 2014 il suo governo ha truccato il bilancio del Brasile

(AP Photo/Eraldo Peres)
(AP Photo/Eraldo Peres)

Tra martedì 6 e mercoledì 7 ottobre due importanti sentenze hanno interessato e coinvolto indirettamente la presidente del Brasile Dilma Rousseff, da mesi accusata di essere responsabile della cattiva situazione economica del paese e di essere implicata nel cosiddetto “caso Petrobras”, dal nome della compagnia petrolifera statale del Brasile che dal 2014 è al centro di una vasta indagine per corruzione. La sentenza più grave riguarda alcune irregolarità trovate nel bilancio dello stato del 2014, e potrebbe portare a un processo per impeachment contro Dilma Rousseff.

Mercoledì 7 ottobre il Tribunal de Contas da União (TCU), l’equivalente della Corte dei Conti italiana, ha detto che il bilancio dello Stato 2014 presentato dal governo Rousseff è stato “truccato” per nascondere la reale cattiva condizione economica del paese, e quindi condizionare la campagna elettorale per le elezioni presidenziali con cui Rousseff è stata poi rieletta. È la prima volta dal 1937 che il bilancio dello Stato viene rigettato e secondo diversi giornali brasiliani per queste accuse Rousseff rischia l’impeachment, una complicata procedura prevista dalla legge brasiliana per “licenziare” il presidente in carica. Martedì, invece, la Corte Elettorale superiore del Brasile ha deciso che una causa per invalidare l’elezione di Rousseff per via di presunti finanziamenti illeciti alla sua campagna elettorale può continuare il suo percorso giudiziario. Rousseff – che fa parte del Partito dei Lavoratori (il principale partito di sinistra del paese) ed è stata rieletta per un secondo mandato nel 2014 – ha negato di avere commesso irregolarità in entrambi i casi.

Secondo il quotidiano Folha de S.Paulo, la TCU ha contestato al governo 15 irregolarità che interessano circa 106 miliardi di real (cioè circa 24 miliardi di euro). Il Financial Times ha riassunto le accuse spiegando che il governo di Rousseff avrebbe pagato parzialmente alcuni programmi di welfare statale coi soldi delle banche pubbliche, senza però segnalarlo nel bilancio. Molti giornali e analisti brasiliani sostengono che l’opposizione userà la sentenza della TCU per chiedere l’impeachment di Rousseff, ma per iniziare ufficialmente il processo di impeachment, che è condotto da una commissione speciale davanti al Senato, servono i due terzi dei parlamentari della Camera: un numero difficile da raggiungere secondo gli stessi parlamentari dell’opposizione (composta perlopiù da altri partiti di sinistra), che però possono comunque con un voto a maggioranza semplice avviare le procedure preliminari necessarie per arrivare al processo vero e proprio.

Se invece Rousseff verrà giudicata colpevole per la causa avanzata contro la sua campagna elettorale dovrà dimettersi per forza, anche se non sono chiari i tempi in cui verrà esaminata da un tribunale.

Dilma Rousseff è stata rieletta presidente del Brasile nell’ottobre del 2014, ma da allora le cose per lei non sono andate molto bene. In primo luogo l’economia del Brasile va male – il paese non cresce da tempo, per il 2015 ci si aspetta una contrazione del 3 per cento e la disoccupazione intanto ha toccato il 10 per cento – e in secondo luogo negli ultimi mesi si è mostrato sempre più grave lo scandalo legato a Petrobras, che ha coinvolto direttamente diversi esponenti del Partito dei Lavoratori, quello a cui appartiene Rousseff e che sostiene il suo governo. Nei mesi scorsi ci sono state centinaia di manifestazioni di protesta contro il governo di Rousseff, la cui popolarità secondo un recente sondaggio è scesa al 10 per cento.