I premi Ig Nobel 2015

Si assegnano dal 1991 a scoperte davvero bizzarre: per esempio, sapevate che l'esclamazione "eh?" è diffusa in quasi tutte le lingue del mondo?

(AP Photo/Charles Krupa)
(AP Photo/Charles Krupa)

Massimo Piattelli-Palmarini, professore di scienze cognitive all’Università dell’Arizona, ha raccontato sul Corriere della Sera l’edizione 2015 del Premio Ig Nobel, il premio assegnato ogni anno negli Stati Uniti alle ricerche scientifiche più bizzarre e improbabili (la prima edizione fu nel 1991). Per esempio, quest’anno il Premio Ig Nobel nella categoria “scienze umane” è andato a una ricerca dal titolo “Principi universali nel problema di riparare (sic) la comunicazione” in cui si dimostra come il suono “eh?”, usato per comunicare di non aver compreso o di non credere a un’affermazione del proprio interlocutore, sia identico in quasi tutte le lingue del mondo.

Tre psicolinguisti del prestigioso e agguerritissimo Istituto Max Planck di Nimega, Mark Dingemanse, Francisco Torreira e Nick Enfield, hanno appena ricevuto lo speciale, ma ambito, premio Ig Nobel. Si noti, non il Nobel, ma un succedaneo, che gioca sulla parola ignobile. Questo premio, creato nel 1991 quasi come uno scherzo, va a coloro che pubblicano risultati tra lo strano, l’incredibile e il faceto, ma che poi, a ragion veduta, sono considerati originali e importanti. Risultati che, come dice la formula del premio: «Prima fanno ridere e poi fanno pensare».

Prototipico è il premio assegnato nel 2003 alla neuropsicologa inglese Eleanor McGuire, per aver scoperto che i tassisti londinesi, a furia di guidare in una delle più impasticciate città del mondo, sviluppano un maggior volume nell’area del cervello deputata alla cognizione dello spazio, ovvero l’ippocampo destro. Il suo articolo, uno dei più frequentemente citati in psicologia, pubblicato nel 2000, mostrava che il cervello non è totalmente e ovunque statico, ma può cambiare in certe sue parti, sotto l’impatto di stimoli forti e ripetuti.

Quest’anno, la vivace, spesso scherzosa e irrispettosa cerimonia di consegna, è stata tenuta al Sanders Theatre dell’Università di Harvard, con un volo di aeroplanini di carta e suono di trombette, ma anche con la partecipazione di numerosi «veri» premi Nobel. È successo in passato che i premiati si siano presentati abbigliati in fogge strane, in camice bianco, in tuta da lavoro, talvolta con bavagli o curiose maschere, o caschi spaziali, o travestiti da fantasmi, accompagnati da statue umane, discinte e con il corpo verniciato color oro o argento.

Il premio IgNobel 2015 per le scienze umane è andato a Dingemanse, Torreira e Enfield e ai loro ben dieci co-autori, per la scoperta di una interiezione veramente universale, descritta in inglese come «huh», ma che in italiano possiamo trascrivere «eh». Al massimo ogni sei minuti, ma spesso assai più frequentemente, in una normale conversazione, qualcuno non ha ben capito cosa è stato detto, o si è distratto, o non crede sia vero, ed emette questo fatidico «eh». I risultati di un’attenta ricerca su ben 12 lingue, (tra le quali l’italiano, il mandarino e il russo) di 8 famiglie linguistiche diverse, in 5 continenti, pubblicata la scorsa settimana in PLOS-One, porta il titolo significativo «principi universali nel problema di riparare (sic) la comunicazione».

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