Dieci cose su “Everest”

Storie, video e cose da sapere per chi ha visto il film ma anche per chi deve ancora vederlo, con minimi spoiler

Everest è il film di cui più si parla in questi giorni: è uscito in Italia il 24 settembre, è stato distribuito in più di 500 sale cinematografiche ed è il film che alcune settimane fa ha inaugurato la 72esima edizione del Festival del cinema Venezia. Everest è uscito anche in 3D (pensato anche per i cinema IMAX) e racconta una storia realmente accaduta: quella di uno dei più gravi e noti incidenti degli ultimi anni avvenuti sulla montagna più alta del mondo, che nel 1996 coinvolse due spedizioni partite per raggiungere la vetta, capeggiate da Rob Hall e Scott Fischer, due famose guide dell’Himalaya.

La storia alla base di Everest – in cui nomi, date ed eventi sono generalmente fedeli a quelli reali – è già stata raccontata da molti libri: il più famoso è Aria sottile, scritto da Jon Krakauer, un giornalista che nel maggio 1996 partecipò alla spedizione sull’Everest guidata da Rob Hall. Krakauer, che nel film ha un ruolo tutto sommato marginale, era stato inviato dalla rivista Outside per scrivere un reportage sulle spedizioni commerciali sull’Everest. Anche grazie al libro di Krakauer, quello del 1996 è uno dei più famosi incidenti di montagna degli ultimi trent’anni: l’episodio fu ripreso, enfatizzato e spesso distorto dai media internazionali nelle settimane successive. Come spesso accade nel mondo dell’alpinismo, ad Aria Sottile seguirono altri libri che contestavano e smentivano parzialmente alcune tesi sostenute da Krakauer, il più famoso dei quali è The Climb, di Anatoli Boukreev, guida russa della spedizione di Scott Fischer il cui comportamento durante l’incidente fu molto criticato da Krakauer. Boukreev si difese nel suo libro e ottenne molte dichiarazioni di sostegno, e anche nel film viene rappresentato in maniera complessivamente positiva.

Nel film Hall è interpretato da Jason Klarke, mentre Krakauer è interpretato da Michael Kelly. La parte di Scott Fischer è recitata da Jake Gyllenhaal, quella dell’alpinista texano Beck Weathers da Josh Brolin. Nel film ci sono anche Keira Knightley e Robin Wright. Per le sue immagini, per le vicende che racconta e per alcune particolarità che lo riguardano, il film Everest lascia a chi l’ha visto – o chi ne ha sentito parlare – alcune curiosità.

Come sta andando e cosa se ne dice
I dati sull’Italia arriveranno dopo il weekend. Ci sono invece già alcuni dati su come è andato il film negli Stati Uniti: dopo una prima settimana in cui è uscito in anteprima in circa 500 sale (da oggi è invece in più di 3mila sale) ha già incassato l’equivalente di quasi 9 milioni di euro. Aggiungendo le altre nazioni in cui è già uscito, Everest ha già incassato più di 34 milioni di euro. Si stima che sia costato circa 50 milioni di euro: nei prossimi giorni supererà di molto quella cifra e inizieranno i guadagni, che saranno importanti. Il più attendibile sito sugli incassi dei film ha scritto che Universal, la casa di produzione del film, si sta già «leccando i baffi» pensando ai futuri incassi di Everest. Il voto medio degli utenti del sito IMDB al film è 7,5 su 10: i voti di critici e esperti sono invece di solito più bassi. Il Guardian ha scritto che il film è «frustrante», che manca un vero protagonista e che è un «dramma stranamente soffocato».

Come l’hanno girato
Con molte difficoltà, dovute alle basse temperature e alle rigide condizioni delle scene girate in altura. Il regista del film, Baltasar Kormákur ha detto: «Non mi piacciono gli attori felici, mi piacciono gli attori che fanno fatica». Il sito Fast Company ha intervistato il regista sulle difficoltà nel girare Everest: «Volevo alzare il livello delle riprese dell’Everest. Siamo saliti fino a 1.800 metri, abbiamo dormito in rifugi senza riscaldamento e usato coperte elettriche per scaldarci. A volte gli attori hanno aiutato a portare l’attrezzatura in salita. Per sei settimane abbiamo girato a -30 gradi centigradi». Fast Company ha diffuso anche un video che mostra il dietro le quinte di Everest:

Dove l’hanno girato
Un po’ in Nepal (a Kathmandu e al Campo base dell’Everest), un po’ in studio e molto in Italia: a Cinecittà e in Val Senales, in Trentino Alto-Adige. A Cinecittà è stata usata una piscina di 7mila metri quadrati, riempita con migliaia di tonnellate di pietra basaltica (che servivano a ricreare le rocce dell’Himalaya). La vasca è per esempio quella che già Martin Scorsese aveva usato per alcune scene di Gangs of New York. Sul ghiacciaio della Val Senales ha lavorato una squadra di circa 180 persone.

A Messner non è piaciuto prima ancora di vederlo
A proposito delle riprese nella Val Senales, l’alpinista italiano Reinhold Messner – tra i più grandi himalaisti di sempre, il primo a raggiungere la vetta dell’Everest senza ossigeno insieme a Peter Habeler e il primo a salire in questo modo tutte e 14 le montagne sopra gli ottomila metri – non ha gradito la cosa e alla Stampa ha detto:

So che il film è basato sul libro di Jon Krakauer, Aria sottile, molto bello; però è girato su una pista da sci. Quindi che cosa può far vedere della mancanza di ossigeno, dell’alta quota, della condizione data dal freddo? Niente. Sarà un tipico film di Hollywood, dove l’Everest serve come palcoscenico, come cartolina. Non racconta, non può raccontare la realtà: è stato girato su una pista da sci, mal che vada a 2.500 metri!

Altri film sulla stessa storia
Le vicende di Everest sono già state raccontate in altri film: il primo è stato Into Thin Air: Death on Everest un film per la tv del 1997, direttamente tratto dal libro di Krakauer. Nel 1998 è invece uscito il documentario Everest: la troupe del documentario si trovava sull’Everest durante le vicende del 1996 e si è quindi trovata, senza averlo programmato, a poter parzialmente testimoniare quanto accaduto.

Un altro film da una storia di Jon Krakauer
Jon Krakauer è anche l’autore di Nelle terre estreme, libro del 1997 che racconta la vita di Christopher McCandless. Da quel libro nel 2007 è stato tratto il film Into the Wild – Nelle terre selvagge, girato da Sean Penn.

Un survival film
Il film Everest attualmente nelle sale può essere considerato un “survival film”, sottogenere del film d’avventura che racconta la sopravvivenza di uno, alcuni o tutti i suoi protagonisti in condizione estremamente avverse. Il primo ottobre uscirà in Italia Sopravvissuto – The Martian, film che racconta di una missione spaziale su Marte e del tentativo di sopravvivere sul pianeta di uno dei suoi membri – il protagonista del film, Matt Damon – che viene abbandonato dal resto della missione perché creduto morto dopo una tempesta. Nei primi giorni di ottobre succederà quindi che due dei film più visti saranno entrambi “survival film”.

La seconda più grande tragedia sull’Everest
La tragedia del maggio 1996 è stata per anni la più grande mai accaduta sull’Everest, per numero di morti. Il 18 aprile 2014, proprio mentre il film veniva girato, sono però morte sull’Everest 16 persone nello stesso giorno. Ancora di più sono poi stati i morti del 25 aprile 2015, a seguito del terremoto in Nepal: quel giorno sull’Everest sono morte almeno 19 persone.

Due curiosità sugli attori
Il sito IMDB scrive che Everest avrebbe dovuto inizialmente concentrarsi di più sulla figura di Rob Hall e che Hall sarebbe dovuto essere interpretato da Christian Bale, che ha rifiutato per girare Exodus – Dei e re. Probabilmente anche a causa del suo rifiuto il regista ha scelto di rendere più collettivo il film, concentrandosi su un gruppo di persone più che su un unico protagonista. IMDB scrive anche che Keira Knightley (che interpreta Jan Hall) ha girato tutte le sue scene in soli sei giorni e che nel film ci sono alcune scene prese direttamente dall’altro Everest (il documentario del 1998).

Quattro cose sull’Everest
Un articolo del 2012 di Smithsonian spiegava che al tempo c’erano sull’Everest 200 corpi di persone morte nel tentativo di scalarlo (e da allora sono presumibilmente aumentati). L’articolo elenca alcuni dei casi più famosi di morte sull’Everest, spiegando che i corpi senza vita, conservati dal ghiaccio, sono ormai quasi diventati “storici”. Il più famoso di questi è probabilmente quello di Andrew Irvine, che nel 1924 tentò di raggiungere la vetta assieme a George Mallory, 29 anni prima della prima ascensione testimoniata: non si sa se i due riuscirono ad arrivare in cima, perché fu trovato solo il corpo di Mallory (nel 1999), ma questo non aveva con sé la macchina fotografica, probabilmente rimasta a Irvine. Un più recente e molto interessante articolo di BBC ha spiegato come – e pagando quanto – si può scalare l’Everest. Il 22 settembre CNN ha spiegato nel dettaglio “cosa succede al nostro corpo quando scaliamo l’Everest“. Il Post si è occupato molte volte dell’Everest, analizzandone molti aspetti, c’è per esempio un concreto problema sull’Everest, di cui poco si parla: c’è troppa cacca.