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  • Venerdì 25 settembre 2015

Michelle Obama e il vestito giusto per la Cina

Quattro anni fa per la cena di stato alla Casa Bianca ne mise uno di Alexander McQueen, irritando gli stilisti americani: il Washington Post fa delle proposte per rimediare quest'anno

di Robin Givhan - Washington Post

Michelle Obama, l'ex presidente cinese Hu Jintao e Barack Obama alla cena di stato per la Cina nel 2011 (JEWEL SAMAD/AFP/Getty Images)
Michelle Obama, l'ex presidente cinese Hu Jintao e Barack Obama alla cena di stato per la Cina nel 2011 (JEWEL SAMAD/AFP/Getty Images)

Durante il suo mandato da first lady, Michelle Obama ha fatto raramente scelte di moda a cui siano arrivate critiche dalla Settima Strada (la strada dei negozi di lusso a Manhattan, New York, ndr).
Gli stilisti americani – non è un’esagerazione – la amano. La adorano. Michelle Obama li rappresenta sul palcoscenico mondiale, con la sua disponibilità a vestire una vasta varietà sia di brand a malapena conosciuti, che di nomi famosi. Ma nel gennaio 2011 – orrore! – Michelle Obama ha gettato gli stilisti americani in un vortice di disorientamento vestendo un’etichetta inglese in occasione della cena di stato in onore della Cina.

Barack Obama, Michelle Obama

Michelle e Barack Obama, alla cena di stato per la Cina, il 19 gennaio 2011 (AP Photo/Charles Dharapak)

Questo venerdì, quando la Casa Bianca ospiterà una seconda cena di stato per la Cina (questa volta per il presidente Xi Jinping), Michelle Obama tornerà quindi sulla scena del crimine.
Il vestito da sera di Michelle Obama, firmato Alexander McQueen, era uno schianto. Aveva impetuose sfumature di rosso – che sono segno di buona fortuna nella cultura cinese – con stampe oro a forma di foglie di palma. Era un vestito che aveva anche una storia emotiva: Obama indossò l’abito solo un anno dopo il suicidio del fondatore della casa di moda, quando il suo successore, Sarah Burton, stava facendo i primi passi come direttore creativo. Ma in ogni caso, gli stilisti americani non ne furono contenti. Diane von Furstenberg, presidente del Council of Fashion Designer of America (CFDA, Consiglio degli stilisti d’America), rilasciò una dichiarazione facendo notare che “Obama è sempre stata eccezionale nel promuovere i nostri stilisti, per questo siamo sorpresi e un po’ delusi di non essere rappresentati in questa importante cena di stato”.
Il defunto Oscar de la Renta, in un’intervista a Women’s Wear Daily, fu un po’ meno diplomatico a proposito della scelta di Obama: «La visita era per promuovere il commercio americano-cinese: prodotti americani in Cina e prodotti cinesi in America. Perché ha indossato un vestito europeo?» chiese facendo notare la preziosa attenzione che Obama può portare a una marca. «Non sto parlando dei miei vestiti, dei miei affari. Ho una certa età, non ne ho bisogno. Ma ci sono un sacco di giovani, persone davvero talentuose, che ne hanno».

Mentre l’agitazione continuava a ribollire, von Furstenberg ebbe un ripensamento e si disse un po’ imbarazzata dalla sua dichiarazione. Ma altri non pensarono affatto che il CFDA avesse esagerato. Da parte sua, Obama minimizzò pubblicamente l’incidente, spiegando che la sua era stata una scelta personale, estetica, e che le persone non avrebbero dovuto scaldarsi o dispiacersene. «Sentite, donne, indossate ciò che vi piace. È tutto quello che posso dire. È il mio motto», disse in un’intervista al programma televisivo Good Morning America.

A dispetto delle battute, Obama ha continuato però a fare scelte innegabilmente patriottiche per le successive cene di stato, selezionando etichette americane come Carolina Herrera, Doo-Ri Chung, Peter Soronen, Tadashi Shoji, Marchesa e Naeem Khan. Le origini degli stilisti hanno spesso rispecchiato la nazione onorata.
E ora che i coniugi Obama ospiteranno la loro seconda cena di stato per la Cina, Michelle Obama approfitterà della sua seconda possibilità?
L’industria le ha certamente fornito un’abbondanza di stimoli. Il recente successo dell’esposizione China: Trough the Looking Glass, al Metropolitan Museum of Art, ha sottolineato la connessione estetica tra Occidente e Cina. E la sera di gala per l’inaugurazione c’erano ospiti vestiti da stilisti cinesi: sia quelli di nascita, che quelli che nella cultura cinese hanno trovato semplicemente ispirazione.

In mezzo agli stilisti cinesi, Obama potrebbe selezionare un abito di Guoi Pei, diva dell’alta sartoria che ha inventato quell’ampio e stravagante spettacolo indossato da Rihanna sul red carpet del Met Gala quest’anno, quello che Twitter ha rinominato “l’abito-omelette”. Anche se nel caso della first lady, uno strascico più corto sarebbe preferibile.
C’è anche l’imprenditrice in ascesa Masha Ma, che ha studiato alla rinomata scuola di moda Central Saint Martins di Londra e ha esibito le sue collezioni a Parigi. Masha Ma ha anche partecipato a uno scambio culturale sponsorizzato da CFDA e Vogue Fashion Fund, durante il quale ha passato due settimane a New York immersa nell’industria della moda americana. O Michelle Obama potrebbe preferire il talentuoso Yang Li: nato in Cina, ha studiato a Londra e anche lui ha esibito la sua suggestiva collezione a Parigi.

Ci sono anche un sacco di stilisti americani che vantano una discendenza cinese: Vera Wang, Alexander Wang, Derek Lam, Philip Lim e il thailandese di nascita Jason Wu. Wu è certamente uno dei preferiti della first lady, avendo disegnato entrambi i suoi abiti per l’insediamento alla Casa Bianca.
Alexander Wang – conosciuto per lo più come uno stilista d’abbigliamento casual, nonostante il suo incarico da Balenciaga (che si concluderà con la presentazione a Parigi della collezione primavera/estate 2016) – ha recentemente mostrato il suo talento per gli abiti da sera con il vestito indossato da Taraji P. Henson sul red carpet degli Emmy Awards.
Non c’è carenza di stilisti il cui background potrebbe parlare di diplomazia e scambi culturali, e che abbiano esperienza in abiti da sera. In accordo con il motto di Michelle Obama.