• Moda
  • Martedì 22 settembre 2015

Storia e guai di 10 Corso Como

Il "concept store" milanese rischia il fallimento per tasse non pagate, dopo aver diffuso un modello imitato in tutto il mondo

di Enrico Matzeu – @enricomatzeu

Vista dalla terrazza di 10 Corso Como (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Vista dalla terrazza di 10 Corso Como (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

L’11 settembre L’Espresso aveva annunciato in un articolo la richiesta da parte di Equitalia del fallimento della società Dieci Srl, proprietaria del negozio “10 Corso Como” a Milano, famoso concept store ammirato in mezzo mondo con sedi anche a Pechino, Shanghai e Seul. La società ha in effetti un grosso contenzioso aperto per non avere pagato tasse per un totale di 4 milioni di euro, e stando a quelle notizie nell’incontro che si sarebbe poi tenuto il 16 settembre nella sezione fallimentare del tribunale di Milano, Equitalia avrebbe chiesto di avviare le procedure di fallimento. Ma dopo l’incontro in tribunale tra i legali, «Equitalia ha invitato la Dieci Srl a trovare un accordo, che sarà formalizzato a breve e chiuderà il contenzioso legale in essere». E l’avvocato di Dieci ha comunicato che «in termini positivi e pragmatici Dieci Srl ha accettato l’invito di Equitalia a trovare un accordo, che sarà formalizzato a breve e chiuderà il contenzioso legale in essere», volendo aggiungere che il contenzioso si riferisce a dichiarazioni dei redditi correttamente presentate senza che venissero rispettate le scadenze dei pagamenti, e “non è frutto di evasione”. La società quindi non è costretta nell’immediato al fallimento né a chiudere il negozio.

10 Corso Como” è un esteso negozio che si trova all’indirizzo da cui il nome, a Milano, in una strada pedonale diventata uno dei centri dello shopping e anche della vivacità serale milanese, aumentate ancora negli ultimi tempi dal trovarsi sul percorso tra il centro della città e il nuovo quartiere di Porta Nuova. Ma da tanti anni Corso Como 10 è un modello internazionale – il più famoso insieme a “Colette” a Parigi – del formato di negozio chiamato “concept store”, che ospita sia abbigliamento prevalentemente di lusso, che oggetti di design, libri e musica. Nel negozio milanese ci sono anche un bar, un ristorante, una galleria d’arte e un albergo di sole tre stanze.

La società Dieci Srl che lo possiede è controllata quasi interamente da Carla Sozzani Editore Srl e l’amministratore unico è Donato Maino, che ha una piccola partecipazione societaria. Carla Sozzani è una gallerista, sorella di Franca Sozzani, la direttrice di Vogue Italia e una delle persone più importanti nella moda italiana e internazionale. Anche Carla Sozzani ha lavorato a Vogue negli anni Settanta e nel 1987 ha lanciato Elle in Italia e lo ha diretto per qualche anno. Nel 1990 aprì la Galleria Carla Sozzani in corso Como (al numero 10) a Milano – con annessa libreria – e l’anno dopo sotto la galleria aprì anche il primo concept store del mondo. In un articolo dedicato a Carla Sozzani Forbes spiega che il termine concept store venne introdotto dal sociologo e giornalista Francesco Morace, che in un articolo sull’apertura di 10 Corso Como scrisse: «sono finiti i negozi di immagine, sono iniziati i negozi di concetto».

In quegli spazi di corso Como prima c’era un garage, e l’edificio fu riprogettato in stile industriale dall’artista americano Kris Ruhs, che disegnò anche il logo in bianco e nero del negozio e ha progettato i vari punti vendita all’estero. Entrando dal portone sulla strada si accede in un giardino pieno di piante e tavolini, al piano terra sulla destra ci sono il bar e il ristorante (aperti nel 1998) e sulla sinistra l’ingresso al negozio. Al piano superiore, invece, ci sono la galleria d’arte e la libreria. Nel 2003 in un edificio sullo stesso cortile è stato aperto anche il 3 Rooms Hotel.

Il negozio vende abiti e accessori di stilisti famosi ma anche di stilisti emergenti, oggetti di arredo moderni, libri (soprattutto fotografici), riviste di moda e gadget con il logo del negozio, cd e dvd con una selezione di qualità ricercata. Quando aprì, la via non era ancora così nota per la moda e lo shopping come lo è oggi, rispetto alle vie del così detto “quadrilatero della moda” (via Montenapoleone, via Manzoni, via della Spiga e corso Venezia). Alla rivista Interview Sozzani ha detto: «volevo creare un magazine vivente. Sono stata per diciannove anni una fashion editor e quindi pubblicare per me era istintivo, e forse l’unica cosa che sapevo fare. Mi sono buttata inconsciamente sul commercio senza sapere cosa significasse, guidata dal desiderio di comunicare, di condividere le mie scelte editoriali con i lettori che sarebbero diventati poi i visitatori e consumatori». Nel 2011, in occasione del ventesimo anniversario dello store, in una video intervista con Suzy Menkes per il New York Times a proposito del suo negozio Sozzani ha detto che «è un posto dove le cose succedono con calma, dove arte, cultura e commercio si incontrano. È importante che la cultura sia sempre presente, infatti la cosa che differenzia 10 Corso Como dagli altri posti è che la cultura è importante quanto il commercio». Molti turisti dello shopping, soprattutto stranieri, lo visitano in effetti come un’attrazione, spesso senza fare acquisti.

Con il tempo 10 Corso Como è diventato un vero e proprio brand. Oltre alle borse di stoffa, alle agende e altri accessori con il logo, nel 1999 è stato venduto anche un profumo. Molti marchi poi creano delle capsule collection personalizzando i capi con il logo e i colori del brand. Nel 2002 è iniziata l’espansione anche all’estero (o meglio in Oriente) con l’apertura di 10 Corso Como – Comme des Garçons a Tokyo, uno spazio in collaborazione con il marchio giapponese di vestiti della stilista Rei Kawakubo. Poi è stata aperta una sede a Seul in collaborazione con Samsung, una a Shanghai e l’ultima a Pechino nell’ottobre 2014. Molti altri concept store aperti intanto nel mondo hanno spiegato di essersi ispirati al modello di 10 Corso Como.

Le cose però adesso non vanno bene per la società Dieci Srl che, anche a causa della crisi, ha avuto un calo del fatturato dai 6,3 milioni di euro del 2013 ai 5,6 del 2014, con debiti a fine gennaio 2015 per 11 milioni di euro. Tra questi ci sono anche le tasse non pagate ed Equitalia vuole 4,67 milioni di euro (4 milioni per i debiti scaduti e il resto per contributi e sanzioni legate ai mancati pagamenti). Dieci Srl aveva chiesto a Equitalia di poter pagare il debito in 72 rate perché si trovava in grande difficoltà, poi aveva chiesto una proroga di altre 72 rate e infine una di 120 che però non le è stata concessa ed Equitalia lo scorso 3 agosto ne ha richiesto il fallimento. Come scrive il Corriere della Sera, ora il giudice Filippo D’Aquino del tribunale di Milano deve studiare la documentazione e decidere se avviare la procedura di fallimento, anche se nel frattempo Equitalia sembra disposta ad accettare una nuova proposta di accordo.