Le nuove stime del governo sulla crescita

Sono state riviste al rialzo rispetto allo scorso aprile ma crescono anche il deficit e il debito pubblico

Venerdì sera il consiglio dei ministri italiano ha approvato la nota di aggiornamento al Documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF) in cui sono contenute le nuove stime sulla crescita, sul deficit e sull’indebitamento. Il governo ha rivisto al rialzo la crescita per il 2015 che dovrebbe passare dallo 0,7, stimato nel DPEF pubblicato ad aprile, allo 0,9 per cento del PIL. Nel 2016 la crescita dovrebbe essere dell’1,6 per cento, contro le precedenti stime dell’1,4 per cento. Si tratta di stime leggermente superiori a quelle di OCSE, FMI e Commissione Europea.

Nel documento si prevede che il deficit rimarrà stabile nel 2015 al 2,6 per cento del PIL ed è stato innalzato al 2,2 per cento dall’1,8 per cento per il 2016. Aumentare il deficit nell’attuale situazione economica significa produrre un aumento del debito pubblico che secondo le nuove stime crescerà nel 2015 e 2016 di circa mezzo punto percentuale rispetto alle stime precedenti, pubblicate sempre nel DPEF di aprile.

Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva già anticipato le nuove stime nel corso di diverse trasmissioni televisive. Venerdì sera, nella conferenza stampa di presentazione del documento, Renzi ha detto: «Nel 2015 abbiamo svoltato, nel 2016 si tratta di accelerare. Oggi molti indicatori dicono che l’Italia è ripartita e il Def non può che fotografare lo stato dell’arte». Secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, l’aumento della crescita è dovuto anche alle «misure di allentamento fiscale intraprese dal governo».

In realtà, la pressione fiscale (cioè le tasse) è rimasta stabile tra il 2014 e il 2015 e risulta in calo soltanto se gli 80 euro vengono conteggiati come riduzione delle imposte. Per ragioni contabili questa misura viene conteggiata come spesa pubblica e quindi non figura nelle statistiche sulla riduzione della pressione fiscale. Le altre ragioni delle nuove stime sono i dati sui consumi e sul mercato del lavoro migliori del previsto.

La chiave del documento, però, è l’innalzamento del deficit nel 2016. Come ha fatto notare l’analista finanziario Mario Seminerio, a causa delle promesse di tagli di imposte, clausole di salvaguardia ereditata dai governi precedenti e altre spese decise negli ultimi anni, il governo Renzi ha la necessità di trovare circa 17 miliardi di euro nel 2017. Inizialmente Renzi aveva promesso di ottenere questi soldi dai tagli alla spesa pubblica, ma con la nota di aggiornamento pubblicata ieri sembra che la strada scelta sia quella dell’aumento del deficit che, in queste condizioni, porterà probabilmente a un aumento del debito pubblico nel corso del 2016.