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  • Giovedì 3 settembre 2015

La crisi dei migranti e la politica

Cosa dicono e fanno i paesi dell'Unione Europea in queste giornate complicate

Migranti siriani al confine tra Grecia e Macedonia (McNamee/Getty Images)
Migranti siriani al confine tra Grecia e Macedonia (McNamee/Getty Images)

I ministri degli Esteri di Italia, Francia e Germania hanno sottoscritto un documento nel quale chiedono una risposta dell’Unione Europea più incisiva e appropriata per quanto riguarda la crisi dei migranti, che sta interessando buona parte dell’Europa con migliaia di arrivi di persone dalla Siria e da altri paesi del Medio Oriente. Il documento chiede che sia rivisto l’attuale meccanismo per la concessione del diritto d’asilo, “alla luce dei limiti e delle manchevolezze chiaramente mostrati dall’attuale sistema”. Viene anche citata la necessità di “raggiungere l’obiettivo di un’equa ripartizione dei rifugiati sul territorio europeo”, quindi con un migliore coordinamento tra i paesi interessati per evitare che solo alcuni debbano farsi carico dell’emergenza legata all’alto numero di migranti.

Il documento è stato presentato all’Alto rappresentante dell’Unione europea, Federica Mogherini, chiedendo che sia discusso il prima possibile, già nella riunione informale del 4 e del 5 settembre in programma in Lussemburgo cui parteciperanno tutti i ministri degli Esteri dell’UE. Durante l’incontro si dovrebbe affrontare il tema delle attuali regole sul diritto di asilo, contenute nell’accordo di Dublino sottoscritto dagli stati membri negli anni Novanta: attualmente prevede che ogni migrante possa fare richiesta di asilo nel primo paese dell’Unione in cui arriva, dove dovrebbe essere quindi registrato. Italia e Grecia, i principali punti di arrivo, dicono di non avere le risorse per registrare tutti gli arrivi dei migranti, che inoltre sono quasi sempre in transito e interessati a raggiungere altri paesi del nord Europa per ricongiungersi con amici e familiari. Nelle ultime settimane migliaia di migranti hanno passato diverse frontiere senza essere mai registrati fino all’arrivo nel paese in cui desiderano rimanere, cosa che ha complicato la possibilità di tracciare i loro spostamenti e che ha portato a qualche malumore e incomprensione tra stati confinanti.

Soprattutto l’Italia chiede da tempo che siano rivisti i sistemi attualmente utilizzati per gestire i flussi migratori in Europa, introducendo nuove regole che coinvolgano tutti gli stati membri. Il governo italiano ha anche chiesto che siano modificati gli accordi sul diritto d’asilo, cosa che però richiede passaggi burocratici e presso le principali istituzioni europee con tempi piuttosto lunghi e secondo alcuni osservatori con esiti poco prevedibili.

Schengen
In attesa di decisioni collettive in ambito UE, l’Italia negli ultimi giorni ha accolto la richiesta della Germania di rafforzare i controlli al confine con l’Austria nella zona del Brennero, in Trentino Alto-Adige. Nelle ultime settimane molti migranti arrivati in Italia sono passati dal Brennero per proseguire il loro viaggio verso nord. I tre paesi coinvolti fanno parte dell’Unione e devono quindi rispettare gli accordi di Schengen – quelli che (semplificando) hanno abolito i controlli alle frontiere e sanciscono la libera circolazione tra i vari stati dell’UE – ma in casi eccezionali hanno la facoltà di sospendere in parte la loro applicazione, proprio per organizzare e gestire meglio i flussi al confine. I controlli saranno riattivati temporaneamente e solo per il tempo necessario per consentire alla Baviera di affrontare meglio l’emergenza, dopo l’arrivo a Monaco e in altre città di migliaia di migranti dall’inizio della settimana.

Tassa per titolo di soggiorno
La Corte europea di giustizia, intanto, ha stabilito che l’Italia viola le regole europee per quanto riguarda la tassa che richiede alle persone che fanno richiesta per un permesso di soggiorno. A un migrante sono chiesti tra gli 80 e i 200 euro a seconda dei casi, una cifra ritenuta troppo alta dalla Corte, soprattutto alla luce di quanto costa l’emissione di una carta di identità a un cittadino italiano: circa 10 euro per le varie pratiche. La decisione si basa su alcuni precedenti giuridici e su una sentenza simile che fu emessa nel 2012 contro i Paesi Bassi, accusati di chiedere ai richiedenti permesso di soggiorno un contributo del tutto sproporzionato. La Corte riconosce all’Italia, come agli altri stati membri, il diritto di applicare una tassa, ma ricorda che questa deve essere equa e tale da non discriminare o impedire l’integrazione.

Italia e Grecia
Italia e Grecia sono i due principali punti di ingresso dei migranti via mare – sono arrivati a decine di migliaia nelle ultime settimane – e di conseguenza molti stati europei hanno chiesto che gli sbarchi siano gestiti più ordinatamente così come le registrazioni dei nuovi arrivi. Il governo greco e quello italiano ribadiscono da mesi di non avere forze e risorse sufficienti per fare fronte alla registrazione di tutte le persone che arrivano via mare, e chiedono quindi una più ampia collaborazione da parte del resto dell’UE. Il ministro dell’Interno della Germania, Thomas De Maiziere, ha proposto che siano organizzati nuovi centri di registrazione per i migranti nei due paesi, dicendo che “la Germania da sola non può risolvere” la crisi, anche se si è offerta di dare asilo a tutti i rifugiati siriani. Il governo greco ha annunciato intanto che a breve saranno riorganizzati i sistemi di accoglienza sulle isole greche a pochi chilometri dalla costa della Turchia, primo punto di arrivo dei migranti. La decisione arriva a poche ore di distanza dal naufragio di alcune barche con profughi siriani al largo dell’isola greca di Kos. Tra i morti c’era anche un bambino molto piccolo, la cui storia (e la foto tremenda del suo corpo sulla spiaggia) è stata ripresa da tutti i principali media del mondo.

Stazione di Budapest
Dopo due giorni in cui era rimasta chiusa ai migranti, la stazione di Budapest è stata riaperta nella mattina di giovedì 3 settembre, ma non è ancora chiaro se sono previsti in giornata treni diretti verso Austria e Germania. Le autorità ungheresi avevano deciso il blocco della stazione a inizio settimana per impedire ai migranti non ancora registrati di proseguire il loro viaggio verso il nord Europa. Centinaia di persone erano rimaste bloccate all’esterno della stazione dove avevano trascorso due giorni accampati.