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  • Venerdì 28 agosto 2015

In India si combatte ancora per le caste

La storia delle affollatissime manifestazioni – con scontri, morti e feriti – che questa settimana hanno portato il governo a usare l'esercito e bloccare Whatsapp

La grande manifestazione di martedì 25 agosto ad Ahmadabad. (AP Photo/Ajit Solanki)
La grande manifestazione di martedì 25 agosto ad Ahmadabad. (AP Photo/Ajit Solanki)

Negli ultimi giorni nello stato di Gujarat, in India, ci sono state grandi proteste e scontri tra manifestanti e polizia che hanno causato almeno 8 morti e durante i quali sono state incendiate 40 stazioni di polizia. In risposta giovedì il governo ha bloccato nella regione l’applicazione Whatsapp e altri servizi di messaggistica per smartphone, usati come strumento principale per organizzare le manifestazioni degli ultimi giorni. A protestare sono i membri della comunità patel, che dicono di essere vittime di una sorta di discriminazione nell’accesso alle scuole pubbliche e agli impieghi governativi, ma la cosa è più complicata di così: i patel infatti dicono di essere discriminati al contrario. Ora la spieghiamo meglio.

Tradizionalmente la società indiana era basata sulle caste: un sistema piramidale di stratificazione sociale in cui l’appartenenza a una certa casta era ereditaria e determinava tutto, dal tipo di lavoro che una persona avrebbe potuto fare alle persone che avrebbe potuto sposare. Le persone appartenenti alle caste più basse erano povere e oppresse e allora la Costituzione indiana scritta negli anni Cinquanta, alla fine della dominazione inglese, proibì il sistema delle caste e in particolare la discriminazione degli “intoccabili”, le persone non appartenenti a nessuna casta, che vivevano in uno stato di segregazione sociale e politica. Per rendere più equa la società indiana, la Costituzione prevedeva anche che per i membri delle caste più basse venissero riservati un certo numero di lavori nell’amministrazione pubblica e nelle scuole pubbliche; negli anni Novanta queste quote sono state alzate fino al 49 per cento.

Il sistema delle quote ha sempre avuto molti critici tra i membri delle vecchie caste più alte, che si sentono ingiustamente esclusi da certi lavori o dalle università anche se, per esempio, hanno voti migliori di qualcuno che però rientra tra le persone che beneficiano delle agevolazioni delle quote: e questo anche perché col passare dei decenni sono andate assottigliandosi – senza sparire, ovviamente – anche le differenze “sociali” e di censo tra persone di caste diverse. I patel sono un gruppo storicamente piuttosto benestante e sono tra quelli che subiscono gli effetti discriminatori delle quote per i lavori pubblici e le scuole: nel senso che sono esclusi a vantaggio di altri. Chiedono al governo di superare il sistema delle quote o di includere i patel tra i gruppi a cui spettano i posti riservati.

Martedì ad Ahmedabad, la città più importante del Gujarat, c’è stata una grande manifestazione a cui hanno partecipato circa 300.000 persone: la protesta è stata organizzata da Hardik Patel, 22enne carismatico leader del movimento dei Patal. Nel pomeriggio di martedì Patel è stato brevemente arrestato dalla polizia e questo ha causato le violenze di cui si è molto parlato: 40 stazioni di polizia e 70 autobus sono stati bruciati. Durante gli scontri tra polizia e manifestanti sono morte in tutto 8 persone: 7 manifestanti e un agente di polizia.

Giovedì 27 il governo ha imposto il coprifuoco e ha deciso di inviare l’esercito per aiutare la polizia a controllare la situazione; inoltre sono state bloccate le comunicazioni tramite servizi di messaggistica online per smartphone, usati dai manifestati per organizzare le proteste degli ultimi giorni. Nella giornata di venerdì ci sono state sporadiche notizie di interruzioni a tutti i servizi di internet per smartphone, ed è possibile che la misura sia stata presa solo in alcune aree del Gujarat particolarmente interessate dalle manifestazioni di questa settimana. Il primo ministro indiano Narendra Modi, originario del Gujarat, ha chiesto alla popolazione di non partecipare alle manifestazioni e di cooperare per ristabilire la pace.

Hardik Patel, il leader del movimento dei patel, ha però detto che le mobilitazioni continueranno e che se il governo non asseconderà le richieste dei manifestanti i membri della comunità patel ritireranno i soldi dalle banche e interromperanno i rifornimenti di frutta e verdura ai negozi.