La criticata vendita dei porti turistici

Il Corriere racconta dubbi e stranezze del progetto di privatizzazione di cinque porticcioli tra cui Capri e Trieste

Un porto turistico sull'isola di Capri, Campania (Google StreetView)
Un porto turistico sull'isola di Capri, Campania (Google StreetView)

Il ministero dell’Economia, attraverso una sua società controllata che si chiama Invitalia, sta provando a vendere porti turistici italiani che si trovano a Capri (Campania), Costa Smeralda (Sardegna), Marina d’Arechi (Campania), Roccella Jonica (Calabria) e a Trieste (Friuli-Venezia Giulia). L’operazione riguarda circa 2.500 posti barca lungo alcune delle più belle e famose coste italiane per un patrimonio di circa 50 milioni di euro, ma come spiega Andrea Ducci sul Corriere della Sera, tra inchieste e problemi burocratici la vendita non sta andando benissimo.

Estate 2015, la Grecia vende i porti del Pireo e di Salonicco. La stretta imposta dai creditori al governo di Atene, del resto, non lascia alternative: l’agenzia per le privatizzazioni ha stabilito la cessione dei due porti. A Roma capita qualcosa di apparentemente analogo. Lo Stato attraverso Invitalia, società controllata dal ministero dell’Economia, sta vendendo cinque porti turistici. All’asta sono finiti moli e pontili a Capri, la marina di Portisco in Costa Smeralda, la marina d’Arechi nel golfo di Salerno (un progetto da mille posti barca dell’archistar Santiago Calatrava), il porto delle Grazie a Roccella Jonica e l’area di Porto Lido a Trieste. In totale circa 2.500 posti barca disseminati lungo le più belle e conosciute coste italiane. Un patrimonio, stimato almeno 50 milioni di euro, che nei piani della società pubblica avrebbe dovuto essere valorizzato per attrarre investimenti e promuovere lo sviluppo dei porti turistici.

Esplora il significato del termine: Il progetto avviato una decina di anni fa, aveva preso il nome di «Italia Navigando», una società controllata proprio da Invitalia, e prevedeva un massiccio intervento pubblico per realizzare una rete di 50 porti turistici e la bellezza di 50 mila posti barca. Lo Stato si faceva, insomma, carico di sviluppare un maxipolo nautico da nord a sud dell’Italia. Con un particolare occhio di riguardo proprio per le aree del meridione.Il progetto avviato una decina di anni fa, aveva preso il nome di «Italia Navigando», una società controllata proprio da Invitalia, e prevedeva un massiccio intervento pubblico per realizzare una rete di 50 porti turistici e la bellezza di 50 mila posti barca. Lo Stato si faceva, insomma, carico di sviluppare un maxipolo nautico da nord a sud dell’Italia. Con un particolare occhio di riguardo proprio per le aree del meridione.

Continua a leggere sul sito del Corriere della Sera