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  • Lunedì 17 agosto 2015

Fai “le ruote”

Dibattiti linguistici in redazione, a partire da quei cosi su cui girano le automobili

Meccanici nei box al Gran Premio di Spagna del 2015 (Gandolfini/AFP/Getty Images)
Meccanici nei box al Gran Premio di Spagna del 2015 (Gandolfini/AFP/Getty Images)

Al Post cerchiamo di stare attenti dal primo giorno al modo in cui scriviamo: “cerchiamo di stare attenti” non vuol dire che siamo fanatici integralisti di presunti rigori stilistici o linguistici, né che apparteniamo alla categoria umana dei “grammar nazi“, né che abbiamo nostri rigidi codici; vuol dire quello che dice, cioè che ci stiamo attenti. Riflettiamo e discutiamo su linguaggi, termini, modi per essere chiari senza essere sciatti, modi per scrivere bene senza essere artificiosi o posticci.

Poi non ci riusciamo sempre come vorremmo, e anche questo vuol dire “cerchiamo di stare attenti”. Metteteci poi che ognuno ha suoi stili, sue sensibilità, sue abitudini, malgrado una sintonia generale. Insomma, sono anni che in redazione si sviluppano vivaci e fertili discussioni in occasione dell’uso di termini e formule che convincono qualcuno e qualcun altro no, o su cui ci sono pareri diversi.
Il direttore, va detto, non ha mai contribuito a sopire questi dibattiti, con il suo suggerimento un po’ anarchico di diffidare delle regole rigide e universali e – in caso di possibilità diverse e diversamente valide – accettare che vadano bene tutte. Ma sul fatto che la grammatica sia una materia descrittiva e non prescrittiva, e che la lingua si adatti alle necessità ogni momento, siamo tutti d’accordo. Le parole si scelgono e si formulano per la loro efficacia nel trasmettere ciò che si vuole trasmettere.

Ciò malgrado, dopo cinque anni, la settimana scorsa è nato di nuovo un confronto a proposito dell’articolo da mettere davanti a “pneumatico”: il pneumatico o lo pneumatico?
Il direttore ha messo lì una regola preventiva per cui qualunque scelta è buona se ha un suo senso e una sua logica di qualche genere: sostenendo che se con tutte le parole che cominciano con pi e consonante che formino un gruppo “duro” (psicologo, pterodattilo, pneumologo) si usa l’articolo “lo”, abbia un senso anche dire “lo pneumatico” (“nessi consonantici complessi” li chiama la Treccani). Un’altra scuola interna alla redazione sosteneva che però “si dice di più” il pneumatico, e questo dà senso a preferire “il”. Alla fine, il direttore ha dovuto ammettere che evidentemente nel cospicuo gap generazionale che lo separa dal resto della redazione “dev’essere successo un capovolgimento” rispetto alla regola propria del suo secolo (ma c’è un più ampio dibattito su questo tema): e oggi è più facile sentir dire “il pneumatico”. La redazione ha dovuto per contro ammettere che fosse corretta la valutazione del direttore.

È corretto dire e scrivere “lo pneumatico” e “gli pneumatici” (e, con l’articolo indeterminativo, “uno pneumatico” e “degli pneumatici”) ma va avvertito che siamo in presenza di una situazione in cui la regola grammaticale si vede contesi primato e autorità dall’uso vivo. L’uso, infatti, nel caso di pneumatico -ci propende nettamente per la coppia di articoli determinativi il/i e indeterminativi un/dei. La preferenza per tali coppie è in espansione nel corso degli ultimi decenni.

E insomma, liberi tutti.

p.s. il direttore chiede – “già che ci siamo” – di aggiungere a questo verbale una spiegazione volante sul perché Egli proponga l’uso dell’articolo “lo” di fronte a parole che iniziano con un’acca pronunciata: “lo hard disk”, “lo huffington post” (ma non “l’hotel”, in cui non si pronuncia l’acca), questione su cui spesso alcuni lettori si adontano. “Il suono della acca è una consonante”, dice. “Ma” – figuriamoci – “liberi tutti!”.