La risposta di Cuperlo a Staino

L'ex presidente del PD risponde sull'Unità sulle accuse di critiche eccessive a Renzi e sul centrosinistra che vorrebbe costruire

Sull’Unità di oggi c’è una lettera con cui Gianni Cuperlo – già presidente del PD e sfidante sconfitto da Matteo Renzi all’ultimo congresso del partito – risponde a Sergio Staino, storico disegnatore e vignettista del giornale, che domenica gli aveva rivolto a sua volta una lettera. Staino aveva scritto che Renzi è «un frutto amaro del nostro partito, un frutto che ci pone ogni giorno problemi difficili e non sempre positivi», ma che le critiche della minoranza PD – che “nessuno sopporta più” – sono eccessive e dannose.

Caro Sergio, non sono di gomma. Linguaggio e asprezza del giudizio lasciano il segno. Per parte mia fatico nell’accordarmi a toni che non siano di rispetto e conservo l’affetto per un’amicizia da non bruciare malgrado tutto. Se l’occasione serve a chiarire degli snodi è giusto farlo, ciascuno per come sa e come vuole. Sul passato. È vero, ho detto per tempo che la realtà di adesso è anche figlia degli errori di prima. L’ho affermato – un paio di volte c’eri pure tu – e l’ho fatto con qualche costo sul piano umano che per me conta. Ma era serio non rimuovere perché non pianti nulla nel futuro se non sei altro dal passato.

Con la stessa sincerità trovo sbagliato datare la nascita del mondo a stamane e sbianchettare la storia. Hai citato Gramsci. Ecco, lui il legame che motiva il flusso delle generazioni lo ha spiegato in modo mirabile. Sull’oggi. Non ho da difendere nulla perché non è indietro che voglio tornare. Fino dal giorno dopo la vittoria di Renzi non ci siamo tirati fuori. Ricordo la scelta fatta allora, stare nel nuovo con un punto di vista e la coerenza di una sinistra anch’essa da ripensare. Non bastava contentarsi del già visto e neanche salvarsi la coscienza con una casacca di corrente o qualche incarico. Da lì anche la scelta di vincolare il temine Sinistra a un campo aperto e tutto da arare. Lo abbiamo fatto quando quella parola – sinistra – a molti pareva polverosa e in diversi amici e compagni prendevano altre strade.

Oggi mi pare che anche quella liquidazione appaia meno scontata. Si torna a cercare, forse anche sospinti dal dramma dell’Europa. Ma al netto di questo sono io a dirti che una svolta serve e che in questi mesi non siamo riusciti a fare ciò che sarebbe stato necessario. Penso però che i nostri limiti non siano quelli indicati da te. Credo non sia stato un errore dire la nostra quando si battezzavano come riforme scelte che in altri tempi e fatte dai nostri avversari avremmo definito strappi irricevibili. O affermare che la legge elettorale non si vota ponendo la fiducia. Il limite invece è non essere riusciti a raccontare e far vivere un’altra idea di democrazia, economia, diritti. Quella che dovrebbe orientare la bussola di una sinistra in Europa e oltre i suoi confini. Il limite è stato lasciare l’impressione di una sinistra del Pd intristita e aggrovigliata in rivalse o rimpianti. Ma questo, forse lo sai, non è il sentimento mio e di tanti. Ed è la ragione per cui, oltre al dispiacere, l’uscita di persone care mi preoccupa. È perché quegli abbandoni non mi paiono, come sembra a te, riflessi di egoismi antichi. La via dell’uscita di quelle biografie per me è un segno che riguarda il Pd tutto.

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