Gli alberghi vanno forte

Malgrado la crisi economica, malgrado internet, è un gran momento per le grandi catene, spiega l'Economist

L'ingresso del Paris Marriott Hotel Champs-Elysees. (FRED DUFOUR/AFP/Getty Images)
L'ingresso del Paris Marriott Hotel Champs-Elysees. (FRED DUFOUR/AFP/Getty Images)

La crisi economica – che tra le altre cose ha rallentato i consumi e ha contribuito al successo di siti come Airbnb – potrebbe far pensare che per gli alberghi gli ultimi anni siano stati particolarmente difficili e faticosi, con una bassa domanda e una concorrenza sempre più agguerrita. Un articolo dell’Economist, tuttavia, ha spiegato che le cose non stanno proprio così: dopo un momento negativo intorno al 2009 gli affari degli alberghi sono progressivamente migliorati, soprattutto per la capacità delle grandi catene di adattarsi al mercato, muovendosi verso il franchising e la moltiplicazione dell’offerta.

Il RevPAR è uno dei più affidabili indici dell’andamento degli affari degli alberghi: indica i ricavi divisi per il numero di stanze disponibili in un certo periodo di tempo. Come spiega l’Economist, dopo che nel 2009 il RevPAR ha toccato i livelli più bassi degli ultimi anni, ha ricominciato a salire, crescendo per cinque anni consecutivi e superando i suoi picchi raggiunti nel 2001 e nel 2007. Allo stesso tempo, dice l’Economist, le grandi catene di alberghi hanno ricevuto consistenti finanziamenti da società di investimenti cinesi e mediorientali, che stanno cercando di capitalizzare il loro buon andamento del mercato.

Che le cose agli hotel possano andare così bene può sembrare strano. Airbnb, la società che permette a chiunque di affittare in modo molto semplice una camera di casa sua o tutta la casa, al momento offre circa 1,5 milioni di camere nel mondo: circa il doppio di quante ne offra una delle più grandi società di alberghi del mondo – InterContinental – e spesso a prezzi molto concorrenziali. Allo stesso tempo negli ultimi anni sono diventate sempre più forti e dominanti sul mercato le società di prenotazioni di vacanze online, come Booking.com ed Expedia, che chiedono agli albergatori percentuali piuttosto alte, fino al 20 per cento, su ogni prenotazione effettuata tramite i loro siti e che erodono in modo consistente i ricavi degli alberghi.

I motivi per cui nonostante i cambiamenti del mercato gli affari degli alberghi sono riusciti a crescere sono principalmente due: la capacità delle grandi catene di arricchire la loro offerta e, allo stesso tempo, minimizzare i rischi di impresa. Per fare un esempio: la società britannica InterContinental gestisce 4.942 alberghi nel mondo, ma ne possiede direttamente solamente otto. Nel corso degli anni InterContinental ha gradualmente venduto tutti i suoi alberghi, che ora operano in franchising: la proprietà quindi è di qualche albergatore locale, che però deve pagare una sorta di affitto alla società che gli offre il marchio e agevolazioni per la gestione dell’albergo. In questo modo, spiega l’Economist, le grandi società possono concentrarsi sugli aspetti finanziari dell’impresa, non devono farsi carico di grandi investimenti per la costruzione e la manutenzione degli alberghi e possono pagare dividendi più alti ai loro azionisti: cosa che attrae gli investitori. Durante gli anni della crisi i problemi più grossi li hanno avuti i proprietari degli alberghi, che faticavano ad affittare le loro camere ma dovevano comunque pagare l’affitto alle società di franchising. Allo stesso tempo i grandi alberghi sono riusciti a migliorare la loro offerta e, di conseguenza, sono riusciti ad aumentare la loro clientela. Come spiega l’Economist:

In primo luogo le cinque più importanti società di alberghi del mondo possiedono, tra di loro, 60 diverse catene pensate per famiglie, uomini di affari e salutisti. Secondariamente, le grandi catene stanno raggiungendo sempre più viaggiatori in giro per il mondo. Le grandi catene internazionali sono rapidamente riuscite a raggiungere il controllo di più della metà di tutte le camere d’albergo sui mercati di Cina e India, che sono tra quelli che stanno crescendo più velocemente al mondo. Aver abbandonato la proprietà degli alberghi ha anche contribuito al loro successo: le società possono esportare i loro modelli di gestione mentre i loro partner locali si accollano il rischio di costruire i nuovi alberghi.

I buoni affari, tuttavia, potrebbero non durare ancora a lungo. Uno dei fattori che ha aiutato la ripresa degli affari è che durante gli anni di crisi economica molti alberghi hanno chiuso, facendo diminuire l’offerta: quando le cose sono migliorate, e la domanda ha cominciato nuovamente a crescere, gli alberghi rimasti si sono trovati in una posizione di forza sul mercato. L’aumentare dell’offerta potrebbe portare nuovi investimenti e incentivare la costruzione di nuovi alberghi: quando questi saranno pronti, però, la domanda potrebbe essere calata nuovamente.

Anche la crescita dei concorrenti non tradizionali, come Airbnb e Expedia, è un fattore che potrebbe causare problemi al mercato degli alberghi in futuro, e anche se in molti suggeriscono che i tipi ci clienti sono diversi e che gli uomini di affari, per esempio, continueranno a preferire gli alberghi, diverse catene si stanno attrezzando per diventare ancora più flessibili e adattabili ai mercati. La catena francese Accor, per esempio, ha attivato un nuovo semplice sistema di prenotazioni online, mentre Hyatt ha investito in un concorrente di Airbnb, Onefinestay. Marriott, infine, ha annunciato una partnership con TripAdvisor per raccogliere dati sui clienti e migliorare le sue attività di marketing.