Le polemiche sul nuovo Hotel Santa Chiara, a Venezia

È stata presentata da poco una nuova ala del famoso hotel di Venezia: ha una lunga storia, è molto moderna e a tanti non è piaciuta

Mercoledì 5 agosto è stata presentata a Venezia la nuova ala dell’Hotel Santa Chiara, un albergo che si trova in via Santa Croce 548 e si affaccia sul Canal Grande, il principale canale che attraversa Venezia. La nuova ala dell’hotel è un ampliamento di una struttura che esiste da più di 500 anni, è stata presentata dopo cinque anni di lavori ed è stata molto criticata da veneziani, giornalisti e architetti. La nuova ala è un grande cubo bianco di pietra, “un parallelepipedo unico, bianco, spezzato solo dalle finestre“.

Sul Corriere della Sera il giornalista Gian Antonio Stella descrive la nuova ala dell’Hotel Santa Chiara come un “cazzotto cementizio“, uno “spropositato catafalco”. Vittorio Sgarbi ne ha parlato dicendo: «È una vergogna. Dovrebbe essere abbattuto e la soprintendente che ha dato l’ok essere dimissionata all’istante». Il Corriere del Veneto ha chiesto in un sondaggio online: «Ti convince il nuovo edificio moderno costruito vicino al vecchio hotel?». Non che abbia una rilevanza statistica, ma per quel che vale l’88 per cento di 200 votanti ha risposto no.

La nuova ala dell’Hotel Santa Chiara ospiterà 19 stanze e un parcheggio interrato con 16 posti auto (il Santa Chiara è uno dei pochi hotel di Venezia raggiungibili in macchina) ed è stata progettata dagli architetti Antonio Gatto (ex presidente dell’Ordine degli architetti di Venezia), Dario Lugato e Maurizio Varratta. L’Hotel Santa Chiara si trova vicino al Ponte della Costituzione, il ponte realizzato a partire da un progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava che collega Piazzale Roma alla stazione ferroviaria di Venezia. L’hotel si trova quindi all’estremità ovest di Venezia, a circa due chilometri da piazza San Marco e vicino ad altre strutture dall’architettura contemporanea. La nuova ala sarà inaugurata a settembre e nei prossimi mesi sarà scoperta anche la facciata che dà su piazzale Roma, opposta a quella che si affaccia sul Canal Grande.

L’edificio storico in cui si trova l’Hotel Santa Chiara fu costruito nel sedicesimo secolo per ospitare il Monastero delle Monache di Santa Chiara, da cui ha poi preso il nome. Gran parte del monastero fu demolita, a eccezione dell’area che da alcuni decenni ospita l’hotel, oggi di proprietà di Elio Dazzo. Parlando della nuova ala, Dazzo ha detto: «Mi sembra un’opera semplice, pulita, che non disturba. In piazzale Roma, tra la pensilina del tram e la cittadella non mi pare un pesce fuor d’acqua».

Nel 2012 Gian Antonio Stella spiegava che la prima richiesta per un ampliamento dell’Hotel Santa Chiara è stata fatta nel 1957 e si è conclusa più di cinquant’anni più tardi, dopo che fu approvato un permesso che “consentiva una nuova volumetria per 9.885 metri cubi su una superficie di 659 metri quadrati”. Stella scrive che “il mostruoso raddoppio dell’hotel sul Canal Grande è figlio d’un patto scellerato vecchio e stravecchio”. Secondo lui: «La proprietà del Santa Chiara possedeva degli appezzamenti in quello che sarebbe diventato piazzale Roma. Un po’ di terra in cambio della licenza a costruire».

Dazzo ha detto che il progetto iniziale era diverso da quello poi realizzato:

«C’erano le formelle di vetro ma poi ci hanno detto di toglierle. Mi rendo conto che il risultato è un po’ d’impatto, certo, ma va capito. La Soprintendenza che l’aveva approvato poi ha chiesto che fosse tutto di marmo c’è stato un cambiamento in corso d’opera. Noi abbiamo soddisfatto le richieste».

Lugato, uno dei tre architetti che hanno realizzato il progetto, ha detto: «Non voglio entrare nelle polemiche. Noi progettiamo delle cose, ad altri il compito di giudicarle. Già al giorno d’oggi realizzare le cose è un’impresa titanica, dovessi mettermi anche a gestire le polemiche non ne uscirei più». Massimo Cacciari – sindaco di Venezia dal 1993 al 2000 e dal 2005 al 2010 – ha detto, parlando della nuova ala dell’Hotel Santa Chiara, di saperne poco e di essersi occupato solo di una precedente versione del progetto: «Io ne avevo visto uno all’inizio che poi è stato cambiato. Di certo non può essere più brutto di quello di prima».