• Mondo
  • Giovedì 6 agosto 2015

Il nuovo Canale di Suez

Bernardo Valli sul significato – non solo commerciale – dell'ampliamento del canale inaugurato dal presidente egiziano al-Sisi

Una nuova sezione del Canale di Suez. (AP Photo/Hassan Ammar, File)
Una nuova sezione del Canale di Suez. (AP Photo/Hassan Ammar, File)

Bernardo Valli, esperto e stimato inviato di Repubblica, commenta oggi la riapertura del canale di Suez dopo dei lavori di allargamento che ne hanno migliorato la capacità di accogliere più navi e ridurre i tempi di passaggio. I lavori erano iniziati un anno fa. Il Canale di Suez è una via di comunicazione artificiale che collega il Mar Rosso con il Mar Mediterraneo, permettendo la navigazione delle navi dall’Europa all’Asia (e viceversa) senza la necessità di circumnavigare buona parte dell’Africa fino al capo di Buona Speranza. L’attuale Canale di Suez richiese dieci anni di lavoro per essere costruito, tra il 1859 e il 1869.

Il Canale di Suez ha un doppio valore: mitico e tecnico. Il maresciallo Abdel Fattah al-Sisi, nuovo raìs d’Egitto, con la grande cerimonia d’oggi rispolvera l’uno e l’altro. Non si celebra solo il compimento di un’opera che può dare lavoro a decine di migliaia di uomini e donne, forse a milioni: c’è anche il tentativo di ridare al paese squassato dalle crisi un po’ dello smalto perduto e della credibilità sperperata dal regime militare con le repressioni.

Sul piano tecnico non si tratta del raddoppio del Canale inaugurato centoquarantasei anni fa, ma di un imponente miglioramento. Ci avevano già pensato sia Hosni Mubarak, il vecchio raìs spodestato dalla “primavera araba” poi fallita, sia il presidente Mohammed Morsi, eletto al suffragio universale diretto e adesso in galera. Ma nessuno dei due era mai passato alla realizzazione. Appena arrivato al potere grazie alla forza dell’esercito e all’impopolarità dei Fratelli musulmani subito decimati, il maresciallo Al Sisi ha rispolverato il progetto e soprattutto l’ha concretizzato con tenacia ed efficienza.

Ultimati a fine luglio, i lavori consentiranno di raddoppiare la circolazione delle navi su 72 dei 193 chilometri della sua lunghezza (tra il Mediterraneo e il Mar Rosso), grazie all’allargamento di 37 chilometri del canale originale e lo scavo di una nuova via di 35 chilometri. Questi lavori dovrebbero ridurre da diciotto a undici ore il tempo di passaggio in un senso e da otto a tre ore nell’altro senso. Anche la frequenza del traffico è destinata a migliorare. Entro il 2023 passeranno in un giorno novantatré navi invece delle quarantanove attuali. Lungo il percorso saranno realizzati tunnel stradali e ferroviari, centri commerciali e nuovi porti. Stando alle dichiarazioni ufficiali le opere sono costate quasi 14 miliardi di euro, le metà dei quali, 7 miliardi, sarebbero stati raccolti in dieci giorni grazie all’acquisto di buoni di partecipazione da parte della popolazione egiziana.

Sempre secondo le proiezioni ufficiali gli introiti del canale dovrebbero passare dagli attuali 4,8 miliardi di euro a 12 entro il 2023. La prospettiva di consistenti guadagni ha senz’altro spinto molti cairoti o alessandrini ad acquistare i buoni offerti dallo Stato, ma lo spazio mitico che occupa il Canale di Suez nella storia dell’Egitto moderno ha probabilmente contribuito allo slancio popolare.

(continua a leggere sul sito di Repubblica)