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  • Venerdì 31 luglio 2015

Il rottame che forse appartiene al volo MH370

Mancano ancora conferme ufficiali ma secondo diversi esperti il pezzo di ala ritrovato a La Réunion si è staccato all'aereo scomparso un anno fa

(YANNICK PITOU/AFP/Getty Images)
(YANNICK PITOU/AFP/Getty Images)

Secondo diverse fonti e organi di stampa ci sono sempre maggiori possibilità e indizi che il rottame ritrovato due giorni fa su una spiaggia dell’isola di La Réunion, nell’Oceano Indiano a est del Madagascar, appartenga al volo MH370. Una fonte di NBC ha confermato che il pezzo appartiene a un Boeing 777, lo stesso modello dell’aereo scomparso l’8 marzo del 2014 mentre era in volo dal Kuala Lumpur a Pechino con a bordo 239 persone: e non ci sono altri Boeing dispersi nel mondo in questo momento. Una conferma sarebbe arrivata anche dal governo della Malesia all’agenzia di stampa AFP. Non c’è però ancora alcuna notizia ufficiale: bisognerà aspettare l’esito delle analisi e delle verifiche che si terranno in Francia nel corso della prossima settimana.

Che cosa è stato trovato
La mattina di mercoledì 29 luglio, su una spiaggia dell’isola di La Réunion, il dipendente di una società incaricata della pulizia della costa ha ritrovato parte di un’ala di un aereo: si tratterebbe in particolare di un flaperon, cioè di un elemento montato sulle ali degli aerei utilizzato dai piloti in fase di decollo e atterraggio. Il rottame è lungo circa due metri.

MH370Mentre le autorità hanno confermato che non è ancora possibile fare ipotesi sulla provenienza del rottame, diversi giornali internazionali hanno citato e consultato fonti che affermano come il flaperon appartenga con molta probabilità a un Boing 777, modello dell’aereo scomparso. C’è innanzitutto, dicono gli esperti, una chiara somiglianza. Secondo il Guardian, inoltre, un meccanico della compagnia aerea Air Austral, con sede a La Réunion, ha studiato il flaperon con dei funzionari militari francesi concludendo di essere certo al 99 per cento che si tratti del resto di un Boeing 777. Citando fonti vicine alle indagini, anche AFP sostiene che il rottame dell’ala ritrovato sia “dello stesso tipo” di quelli di un Boeing 777. La stampa locale ha infine affermato che il codice identificativo presente sul rottame sarebbe “657-BB”, e questo sarebbe a sua volta coerente con i numeri riportati su un manuale di manutenzione di quel modello di aereo.

Dopo mercoledì, giorno del ritrovamento del rottame dell’ala, diverse squadre sono state inviate a La Réunion anche dal governo malese e sono al lavoro per perlustrare la zona: oltre al flaperon sono stati ritrovati anche i resti di una valigia sui quali non è stato fatto alcun commento ufficiale ma che secondo diverse fonti saranno anch’essi analizzati dagli esperti.

Il luogo del ritrovamento
Nell’area di La Réunion ci sono stati altri incidenti aerei, ma nessuno che coinvolgesse un Boeing 777. L’isola francese La Réunion si trova a largo della costa orientale del Madagascar, nell’oceano Indiano: lontano dall’area dove si sono concentrate per mesi le ricerche dei resti dell’MH370. Secondo diversi esperti questo elemento è però coerente con il fatto che le correnti (molto potenti in quel tratto di mare) possono aver trasportato nel corso di più di un anno i detriti molto lontano dall’area individuata all’origine. Il flaperon è inoltre un pezzo piuttosto leggero, anche in grado di galleggiare. Il Daily Mail Australia ha costruito una mappa con l’aiuto di diversi oceanografi che tenendo conto della forza della corrente in quella zona mostra che effettivamente alcuni detriti potrebbero essere arrivati a La Réunion tra i diciotto e i ventiquattro mesi dopo l’incidente.

Le ipotesi
Dopo qualche ora il ritrovamento del rottame, diversi giornali avevano scritto che da quel pezzo sarebbe stato piuttosto improbabile risalire a ciò che è realmente accaduto a bordo dell’aereo. Ma sono comunque cominciate a circolare diverse notizie e diverse ipotesi.

John Cox, direttore generale di una società di consulenza di sicurezza aerea, ha detto per esempio a NBC News che il frammento non sembra essere stato violentemente strappato e questo potrebbe suggerire che l’aereo ha tentato probabilmente un atterraggio di fortuna in acqua. Un altro eseprto, Greg Feith, ha ribadito che quel singolo pezzo non potrà rispondere a tutte le domande, ma ad alcune sì: «in particolare a quelle dei teorici della cospirazione che sostengono che l’aereo sia atterrato da qualche parte: il rottame conferma che il volo è caduto invece in acqua». Un gruppo di osservatori indipendenti citato da CNN ha affermato che il danno alla componente (maggiore nella parte posteriore che su quella anteriore) dovrebbe dare alle autorità una buona indicazione sul fatto che il pezzo si sia staccato mentre l’aereo era ancora in aria. Uno specialista di componenti aeronautico sempre intervistato dalla CNN è però in disaccordo.

Dopo l’incidente sono circolate molte teorie. Alcune – quelle finora meno credibili – attribuiscono la scomparsa dell’aereo a un qualche tipo di intervento umano: qualcuno avrebbe appositamente spento i sistemi di identificazione dell’aereo, dirottandolo e pilotandolo fino all’esaurimento del carburante. Gli investigatori hanno quasi completamento escluso l’ipotesi che a dirottare l’aereo possano essere stati dei terroristi. Nessuna rivendicazione credibile del dirottamento è stata diffusa. Le storie personali dei passeggeri, inoltre, sono state analizzate con molta attenzione e secondo gli investigatori nessuna delle persone a bordo aveva il profilo di un dirottatore.

Gli investigatori credono invece possibile l’ipotesi di un tentativo di suicidio da parte del pilota o del suo copilota. Secondo il pilota ed esperto di sicurezza aerea Simon Hardy è una delle ipotesi più probabili. Hardy ha notato come il volo MH370, prima di scomparire dai radar, abbia compiuto una strana virata che ha portato l’aereo a mostrare il fianco destro all’isola malese di Penang, come se qualcuno volesse dare un’occhiata verso l’isola dai finestrini. Il capitano dell’aereo, Zaharie Shah, era originario proprio dell’isola. Ma ci sono diversi indizi che hanno diviso gli esperti sull’ipotesi del suicidio. Nei casi che si conoscono, quando un pilota decide di suicidarsi semplicemente punta il muso dell’aereo verso terra poco dopo il decollo. Non è chiaro perché, se Shah voleva suicidarsi, abbia volato fino a esaurire il carburante.

Altri esperti ritengono che si debba privilegiare l’ipotesi che l’aereo abbia avuto un problema tecnico. Nel caso di un incendio a bordo, il pilota potrebbe aver cercato di isolare il problema spegnendo tutti i sistemi di bordo, tra cui quelli che permettono di tracciare la rotta dell’aereo. Per spiegare le sette ore di volo sull’Oceano Indiano, secondo gli esperti australiani che stanno indagato sul disastro, l’ipotesi più probabile è l’ipossia: in altre parole, le persone a bordo dell’aereo erano già morte per soffocamento molto prima che l’aereo terminasse il carburante. L’aereo avrebbe semplicemente continuato a viaggiare con il pilota automatico.

Si dovranno comunque attendere analisi e valutazioni ufficiali per sapere qualcosa di più chiaro. Il rottame dovrebbe arrivare oggi, venerdì 31 luglio, a Tolosa in Francia dove si trova una delle sedi dell’autorità francese che si occupa di indagini sugli incidenti dell’aviazione civile: il flaperon è stato infatti ritrovato su territorio francese.