La richiesta di arresto di Antonio Azzollini è stata respinta dal Senato

Con 189 voti contrari l'aula non ha autorizzato la richiesta della procura di Trani sul senatore di NCD accusato di associazione a delinquere

Il Senato ha votato oggi a scrutinio segreto contro la richiesta per autorizzare l’arresto di Antonio Azzollini, senatore del Nuovo Centro Destra: hanno votato contro l’arresto 189 senatori, a favore 96 e in 17 si sono astenuti. All’inizio di luglio la giunta per le immunità del Senato aveva invece votato a maggioranza per autorizzare l’arresto (la giunta doveva solo verificare che non esistesse un “intento persecutorio” da parte dei giudici, non decidere sulla sua innocenza o colpevolezza).

Quando era stato notificato il mandato di arresto ad Azzollini, circa un mese fa, il Partito Democratico attraverso il suo presidente Matteo Orfini aveva espresso un’indicazione a votare a favore dell’arresto, come il PD ha fatto altre volte di recente in altri casi («Mi pare evidente. Per una richiesta del genere si devono valutare le carte, ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell’arresto»). Diversi giornali scrivono invece oggi che il presidente dei senatori del PD, Luigi Zanda, aveva inviato a tutti i senatori del suo partito che dovevano votare una lettera invitandoli a seguire il dibattito in aula e formarsi una propria opinione per votare poi ognuno e ognuna secondo coscienza.

Il Nuovo Centro Destra è un alleato di governo del Partito Democratico e al Senato il governo ha una maggioranza piuttosto limitata. Questa mattina la seduta è cominciata alle 9.30. Il presidente della giunta per le Immunità, Dario Stefano di SEL, ha presentato la propria proposta approvata in giunta; poi ha parlato anche il relatore di minoranza, Nico D’Asolca (NCD-UdC) e Azzollini si è difeso. Almeno 20 senatori avevano chiesto il voto segreto e così si è svolta la votazione.

Azzollini è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e altri reati relativi alle case di cura Divina Provvidenza, una Onlus che si occupa della cura e dell’assistenza delle persone con problemi psichiatrici. Per la stessa vicenda sono arrestate altre persone, comprese due suore. Lo scorso dicembre sempre la procura di Trani aveva fatto richiesta di utilizzare delle intercettazioni telefoniche che coinvolgevano Azzollini in un’inchiesta sul porto di Molfetta: in quell’occasione il Senato negò l’autorizzazione anche con i voti del Partito Democratico.

L’inchiesta
Le indagini della procura di Trani e della Guardia di finanza di Bari sono iniziate tre anni fa, nel 2012. L’ente al centro dell’indagine è la “Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza – Onlus – Opera don Uva”, un ente ecclesiastico fondato da don Pasquale Uva nel 1922 per occuparsi della cura e dell’assistenza delle persone con problemi psichiatrici, grazie anche a una convenzione con il Servizio Sanitario di Puglia e Basilicata. La Congregazione gestiva diverse case di cura e strutture a Bisceglie, Foggia e Potenza, e dal dicembre del 2013 si trovava in amministrazione straordinaria: aveva debiti per 500 milioni di euro, oltre 350 dei quali nei confronti dello Stato. Due mesi prima le autorità ecclesiastiche avevano commissariato la congregazione che gestiva gli ospedali e avevano nominato alla loro guida monsignor Luigi Martella, vescovo di Molfetta.

La conclusione dell’inchiesta ha portato alla scoperta di una serie di conti correnti e di un immobile a Guidonia che, secondo l’accusa, sarebbero stati fittiziamente intestati ad altri enti ecclesiastici paralleli gestiti dalle suore della Congregazione, nel tentativo di sottrarsi ai creditori e quindi anche allo Stato. Tra il 2011 e il 2013 sarebbero poi state fatte delle assunzioni «secondo logiche clientelari». È stato anche scoperto un conto corrente con la causale “Postulatore beatificazione Don Uva”, alimentato con donazioni dei fedeli e con il pagamento delle copie delle cartelle cliniche di pazienti delle Case di cura, ma che secondo l’accusa serviva a scopi diversi: per la pratica di beatificazione di don Pasquale Uva esisteva già un postulatore ufficiale nominato dal Vaticano con un proprio conto presso lo IOR (che, hanno fatto sapere i magistrati, ha collaborato attivamente con la giustizia italiana).

Le indagini si sono concluse mercoledì 10 giugno, con dieci ordinanze di custodia cautelare e il sequestro dell’immobile a Guidonia. Nove di queste misure sono state eseguite, la decima era quella nei confronti di Azzollini che, secondo quanto scrive il Messaggero citando le carte dell’inchiesta, era diventato dal 2009 «capo indiscusso e indiscutibile dell’associazione a delinquere». Azzollini, secondo l’accusa, avrebbe fatto assumere all’interno della Congregazione tre «luogotenenti» che avrebbero a loro volta «amministrato l’Ente secondo i dettami del politico, controllato quotidianamente gli affari, pilotato assunzioni e rapporti negoziali, con tanto di trasmissione in anteprima al politico dei principali provvedimenti attinenti la gestione (bilancio, piano di concordato, progetti di esubero del personale, ecc.)». Secondo l’accusa Azzollini avrebbe inoltre «assicurato alla Congregazione la proroga legislativa della sospensione degli obblighi fiscali e contributivi per ritardare l’emersione dello stato di dissesto e conseguentemente per neutralizzare la richiesta di fallimento dell’Ente». Azzollini è accusato di associazione a delinquere, concorso in bancarotta fraudolenta e corruzione per induzione.

Tra le persone arrestate – alcune sono ai domiciliari, altre in carcere – ci sono due suore, un ex direttore generale, amministratori, vari consulenti e dipendenti dell’Ente. Gli indagati sono in totale 25.