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  • Lunedì 27 luglio 2015

La Grecia non ne è ancora venuta fuori

Oggi inizia la quinta settimana consecutiva di restrizioni sui capitali e chiusura della Borsa, si tratta ancora coi creditori e Syriza discute la fine della sua maggioranza in Parlamento

(Milos Bicanski/Getty Images)
(Milos Bicanski/Getty Images)

Oggi inizia la quinta settimana consecutiva in Grecia di restrizioni e controlli sui movimenti dei capitali e chiusura del mercato azionario. Lo sblocco di questa situazione, secondo diversi analisti, è vincolato all’accordo che il governo guidato da Alexis Tsipras riuscirà a concludere con i creditori internazionali su un terzo piano di salvataggio e una nuova lista di riforme.

Le banche greche erano state chiuse lo scorso 29 giugno a causa di una grave crisi di liquidità e erano state riaperte lunedì 20 luglio, con delle restrizioni. I prelievi di contanti sono stati limitati a 420 euro a settimana – invece che a 60 euro al giorno, come nei giorni precedenti – per evitare lunghe file quotidiane a sportelli e bancomat. Sono state previste eccezioni per chi deve pagare cure mediche o versare rette scolastiche all’estero, ma non non possono ancora essere incassati gli assegni né può essere trasferito denaro all’estero.

Il mercato azionario, chiuso anche quello dallo scorso 29 giugno, rimane chiuso e per ora non ci sono notizie certe sulla data della sua prossima riapertura. Secondo un portavoce della Borsa di Atene citato dal quotidiano greco Ekathimerini, la BCE ha respinto una proposta delle autorità greche per riaprire i mercati senza restrizioni e in queste ore sarebbe in discussione un decreto del ministro delle Finanze (concordato con la Banca centrale greca e con la commissione che nel paese di occupa di vigilare sulle operazioni finanziarie) per introdurre delle “garanzie temporanee”. Queste garanzie sarebbero restrizioni sull’uso del denaro dai conti bancari per effettuare scambi sul mercato finanziario.

Tra oggi e domani i funzionari dei creditori internazionali – cioè della Banca centrale europea, del Fondo monetario internazionale, della Commissione europea e del cosiddetto “fondo salva-stati” (ESM) – avvieranno ad Atene nuovi colloqui con il governo di Tsipras per concedere alla Grecia un terzo piano di aiuti, che dovrebbe raggiungere gli 86 miliardi di euro. Nelle ultime due settimane il parlamento greco ha votato due pacchetti di riforme previsti dall’accordo concluso dal primo ministro Alexis Tsipras a Bruxelles per proseguire le trattative. I negoziati dovrebbero durare al massimo fino al 20 agosto, quando Atene dovrà rimborsare 3,2 miliardi di euro alla Banca centrale europea. Una questione molto importante nei nuovi negoziati sarà quella relativa al taglio del debito greco (un haircut, in termini tecnici) o comunque a un alleggerimento in termini di scadenze e di tassi di interesse.

Sempre per oggi è prevista una riunione della segreteria politica di Syriza, il partito di Alexis Tsipras, per discutere della strategia del partito e della sua effettiva perdita di una maggioranza parlamentare dopo la defezione di alcuni membri appartenenti alla corrente “Piattaforma a sinistra”, guidata dall’ex ministro Lafazanis. Questa corrente terrà anche un evento contro l’austerità per rilanciare i risultati del referendum dello scorso 5 luglio, intitolato “Il No non è stato sconfitto». Il nuovo accordo con i creditori – una volta raggiunto – dovrà essere votato dal parlamento greco (oltre che dai parlamenti di altri sette paesi della zona euro) e Tsipras ancora una volta sarà costretto a contare sui voti dell’opposizione. Di fatto la Grecia si sta avviando verso la formazione di una grande coalizione politica, con la defezione dell’ala più a sinistra di Syriza e il sostegno parlamentare dei partiti da sempre favorevoli a un nuovo salvataggio: Nuova Democrazia, Potami e PASOK.