I tre problemi di Ignazio Marino

Il criticato sindaco di Roma sta cercando di gestire il problema dei trasporti pubblici, quello dei rifiuti e quello delle divisioni all'interno della sua stessa maggioranza

Nelle ultime settimane i principali quotidiani italiani sono tornati a parlare dei problemi di Roma e del suo sindaco, Ignazio Marino. Il comune di Roma sta attraversando un momento molto difficile e Marino viene spesso viene attaccato anche per episodi nei quali c’entra poco o con motivazioni abbastanza pretestuose, come le improbabili polemiche sulla sua automobile Panda (è capitato anche che Marino abbia involontariamente aiutato i suoi critici con un atteggiamento non proprio conciliante). Tuttavia Roma è davvero una città con gravi problemi e al momento sono tre le principali questioni che Marino sta cercando di gestire: i problemi nei trasporti pubblici, la situazione dei rifiuti e le divisioni all’interno della sua stessa maggioranza.

I trasporti
Lo scorso venerdì, nel corso di una conferenza stampa in cui non ha accettato domande, Marino ha detto che ATAC, l’azienda municipale che si occupa di trasporto pubblico, è arrivata oramai al fallimento. Il piano di risanamento cominciato all’inizio del suo mandato, ha detto il sindaco, è fallito e ora c’è bisogno di aumentare i capitali della società per evitare la bancarotta. Per farlo Marino ha detto che cercherà dei partner privati a cui però sarà venduta solo una quota di minoranza della società. Diversi commentatori hanno fatto notare come sia molto improbabile trovare un privato disposto a investire in ATAC senza alcuna possibilità di influenzarne la gestione – che, a quanto pare, non è molto efficiente.

I problemi di ATAC sono di vecchia data e la società era già quasi al collasso quando Marino divenne sindaco nel giugno del 2013: dall’inizio di luglio i problemi si sono però aggravati a causa di uno “sciopero bianco“, cioè non dichiarato ufficialmente, di una grossa fetta del personale ATAC che lavora in particolare sulle linee della metropolitana. Molti macchinisti e altro personale si stanno dando improvvisamente malati o stanno segnalando come guasti dei convogli in realtà funzionanti. Il risultato è che tra una corsa e l’altra passano a volte anche venti minuti e i treni sono spesso così affollati che è impossibile salire a bordo.

Le ragioni della protesta dei lavoratori ATAC sono l’introduzione da settembre di una forma di controllo orario con dei cartellini elettronici (badge) da timbrare all’inizio e alla fine del turno di lavoro, e l’aumento delle ore lavorative: attualmente le ore sono circa 700 l’anno per i dipendenti ATAC, mentre per i lavoratori del settore a Milano sono 1.100 e a Napoli 950. Per risolvere la situazione, Marino ha annunciato, oltre all’aumento di capitale, anche la sostituzione dell’attuale consiglio d’amministrazione della società.

I rifiuti
Questa settimana il New York Times ha pubblicato un lungo articolo in cui ha raccontato i problemi che deve affrontare Roma – i trasporti pubblici, le infiltrazioni della criminalità nella politica locale, e la gestione dei rifiuti – e ha dedicato diverse foto molto esplicite in particolare al problema dei rifiuti. Quello dei rifiuti è un altro problema che Roma affronta ciclicamente da molti anni. L’AMA, la municipalizzata che se ne occupa, è stata spesso oggetto di inchieste da parte della magistratura, così come i suoi dirigenti e i privati che hanno ottenuto appalti nello stesso settore.

Diversi politici e giornali, in particolare romani, hanno ripreso l’articolo del New York Times per attaccare la gestione Marino. Proprio in queste settimane il sindaco ha promesso piani di rilancio per AMA, ma i risultati – lo ha detto lui stesso – impiegheranno del tempo per essere visibili. In realtà lo stesso New York Times non biasima più di tanto l’amministrazione di Marino e definisce la sua integrità «senza alcuna macchia». Anzi, il quotidiano nota come sia «bizzarro» che la sua onestà non sia vista come «parte della soluzione».

La questione politica
Secondo il giornalista di Repubblica Carlo Bonini intervistato dal New York Times, l’onestà di Marino «è anche il suo principale problema perché il sindaco non è collegato a tutto il sistema di relazioni marce tipicamente romano». In questi anni Marino è stato spesso definito un “marziano”, che è quasi un soprannome oramai, nel senso che è una persona che conosce poco Roma e i suoi peculiari intrecci politici ed economici e che quindi ha difficoltà a gestirli (Marino è un chirurgo di origine ligure che ha a lungo lavorato negli Stati Uniti). Uno dei riflessi di questa situazione è la battaglia politica che si sta consumando all’interno della sua stessa maggioranza.

In due anni Marino ha perso, per dimissioni spontanee o richieste, otto assessori su dodici. L’ultima è stata Silvia Scozzese, PD, assessore al bilancio che ha annunciato ieri le sue dimissioni. Scozzese ha motivato le sue dimissioni parlando di «affievolimento dell’azione riformatrice» e di «lavoro di squadra venuto meno». Presto dovrebbe formalizzare le sue dimissioni anche Guido Improta, assessore alla Mobilità che da un mese aveva annunciato di voler lasciare l’incarico e di cui Marino ha chiesto le dimissioni durante la breve conferenza stampa di venerdì.

Non è un segreto che buona parte del PD romano, tra cui anche diversi degli assessori dimissionari, non veda di buon occhio il sindaco Marino. Lo scorso autunno, prima dello scoppio dello scandalo “Mafia Capitale”, diversi esponenti del PD avevano chiesto a Marino di «obbedire al partito» e di modificare la composizione della giunta seguendo le indicazioni dei dirigenti cittadini del PD. Dopo l’inchiesta “Mafia Capitale”, il PD romano è stato commissariato e diversi dirigenti sono stati costretti ad abbandonare le loro cariche, ma l’ostilità nei confronti di Marino è rimasta. Probabilmente il sindaco non è stato aiutato dal fatto che il presidente del Consiglio Matteo Renzi non lo ha quasi mai apertamente difeso. Anzi: per due volte, l’ultima proprio questa settimana, Renzi ha detto che se Marino «non è in grado di governare» allora dovrebbe dimettersi.