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  • Domenica 26 luglio 2015

Da dove arriva Chris Froome

Cinque cose sulla carriera del ciclista più forte degli ultimi anni, che oggi ha vinto il suo secondo Tour de France

di Gabriele Gargantini – @GGargantini

(Bryn Lennon/Getty Images)
(Bryn Lennon/Getty Images)

Il ciclista britannico Chris Froome ha vinto il suo secondo Tour de France. Il 25 luglio nell’ultima tappa con arrivo in salita è riuscito a mantenere parte del vantaggio che aveva guadagnato sul colombiano Nairo Quintana. Quando il Tour de France terminerà Froome avrà percorso 3.360 chilometri in circa 85 ore: ci avrà messo un minuto in meno di Quintana, 5 minuti in meno di Valverde e 8 minuti in meno di Nibali, che arriverà quarto. E anche 17 minuti in meno del decimo in classifica, circa tre ore in meno del centesimo classificato e circa 5 ore in meno dell’ultimo classificato, che per il momento è il francese Sebastien  Chavanel.

La vittoria più importante di Froome in questo Tour de France è stata quella ottenuta alla decima tappa, Tarbes-La Pierre Saint-Martin con arrivo in salita sui Pirenei: Froome – che era già maglia gialla – era riuscito ad arrivare al traguardo un minuto prima di Quintana, quasi tre minuti prima di Contador e quattro minuti prima di Nibali. Froome ha vestito la sua prima maglia gialla nella terza tappa, l’ha persa e poi riguadagnata nella settima tappa e da lì in poi l’hai indossata fino a oggi. Ha dominato fino a pochi giorni fa, quando ha cominciato a mostrare alcuni segni di stanchezza: nella tappa di sabato 25 luglio sull’Alpe d’Huez, per esempio, ha perso più di metà del vantaggio che aveva dal colombiano Quintana.

Chris Froome è un corridore molto riservato, poco mediatico, non molto spettacolare. Da alcuni anni si concentra soprattutto sul Tour de France e non lo si vede molto in altre gare: ha corso il suo ultimo Giro d’Italia nel 2010, per esempio. Al Tour nel 2012 è arrivato secondo, dietro al compagno di squadra e capitano Bradley Wiggins (si pensa che Froome fosse più forte ma rispettò le gerarchie); nel 2013 ha vinto, nel 2014 si è dovuto ritirare, ma sarebbe altrimenti stato certamente tra i migliori. Froome ha vinto anche due bronzi olimpici nel 2012, ed è arrivato due volte secondo nella classifica generale della Vuelta di Spagna, nel 2011 e nel 2014. Il miglior piazzamento di Froome al Giro d’Italia è un 39esimo posto, nel 2009. Nel 2010 Froome fu invece squalificato dal Giro alla 19esima tappa: durante la salita del Mortirolo si aggrappò a una moto.

Froome e la moto, al giro
Quando fu squalificato nel 2010, Froome correva già per la Sky, la sua attuale squadra, ma era praticamente sconosciuto ai non esperti di ciclismo. Quel Giro d’Italia per Froome non stava andando molto bene. La 19esima tappa era una difficile tappa di montagna e Froome era nelle ultime posizioni: lo videro aggrapparsi in salita a una moto della polizia, per cercare di fare dei metri senza faticare, e fu squalificato. È un aneddoto spesso citato da chi sospetta e accusa Froome di fare uso di sostanze dopanti. La tesi è, in sintesi: nel 2010 andava così piano da non riuscire a terminare una salita da solo, si è poi dopato ed è riuscito a vincere un Tour de France. Froome ha spiegato che quel giorno aveva problemi a un ginocchio e aveva già scelto di ritirarsi dal Giro, ma che voleva farlo dalla zona rifornimento della tappa, posta in cima alla salita.

Froome prima di diventare Froome
A prescindere dalla squalifica del 2010 resta valida la questione “perché Froome è improvvisamente diventato forte?”. Non c’è una risposta esatta, anche perché è inesatta la domanda. Froome è diventato improvvisamente famoso ma la sua crescita è stata relativamente graduale. È nato in Kenya da genitori britannici e lì è cresciuto, fino a quando si è trasferito in Sudafrica all’età di quindici anni. A 22 anni ha iniziato a correre per una piccola squadra sudafricana, la Konica Minolta, e nel 2008 è passato alla Barloword, una più importante squadra britannica. Nel 2011, a 25 anni, è arrivato alla Sky. Nei primi anni in Europa Froome, ancora giovane, ha quindi dovuto adattarsi a un livello di ciclismo più alto di quello che aveva conosciuto in Sudafrica. Dopo alcuni mesi di ambientamento sono arrivati dei piazzamenti in alcune tappe, a cronometro e con arrivo il salita. C’è un percorso di crescita nella storia sportiva di Froome: è però vero che dal 2010 al 2011 qualcosa è cambiato. Nel 2011 Froome ha vinto la sua prima tappa, alla Vuelta, ed è arrivato secondo in classifica generale.

Froome e la schistosomiasi
Più che un prima e dopo il doping sembra che nel passato di Froome ci sia un prima e dopo una malattia: la schistosomiasi, una malattia tropicale difficilmente diagnosticabile diffusa soprattutto in Africa, che può portare anche alla morte. La schistosomiasi si prende bevendo acqua “sporca”, infetta, ed è la malattia parassitaria più diffusa al mondo dopo la malaria: tra le altre cose, causa un forte senso di spossatezza. Nel caso di Froome la schistosomiasi è rimasta latente per molto tempo: gli è stata diagnosticata nel 2010 e sembra che la definitiva guarigione sia arrivata nel 2013. Parlando della schistosomiasi di Froome, il team manager della Sky David Brailsford ha detto: «Si vedeva che c’era qualcosa che non andava in lui. Sapevamo che era forte, ma non capivamo perché lo vedevamo andare forte solo a sprazzi. Non capivamo perché non riusciva sempre a esprimersi al meglio. Quando si è scoperta la malattia, abbiamo capito tutto».

Froome e il doping
Chris Froome non è mai risultato positivo ad alcun controllo antidoping. Le accuse che lo riguardano sono simili a quelle fatte a qualsiasi ciclista su strada che negli ultimi anni ha vinto qualcosa di importante. Ad aumentare i sospetti su Froome è l’ipotesi – smentita da Froome e dall’UCI (l’Unione Ciclistica Internazionale) – che le cure per la schistosomiasi gli abbiano permesso di assumere sostanze non concesse ad altri. Froome soffre anche di asma, e in alcune occasioni è stato visto usare un inalatore in corsa. Anche in questo caso è stato accusato di avere fatto qualcosa fuori dal regolamento, e anche in questo caso Froome ha dimostrato che l’UCI era a conoscenza della cosa e che l’inalatore gli era stato concesso. Durante il Tour de France di quest’anno Froome è stato anche insultato da alcuni spettatori e in due occasioni ha ricevuto sputi e gli è stata lanciata urina in faccia.

Froome e l’Italia
Froome è anche stato in Italia, e parla un italiano fluente: «Ho vissuto a Chiari, in provincia di Brescia. Poi a Nesso, vicino a Como. E poi ancora in Toscana, a Quarrata. Quasi tre anni. Non avevo mai passato l’inverno in Europa, da voi ho visto per la prima volta la neve. E ho imparato tutto. Senza il tempo passato in Italia non sarei mai arrivato qui», ha detto Froome nel 2012.