C’è una foto delle sorelle Brontë?

Probabilmente no, secondo gli esperti: ma l'ipotesi è buona per riscoprire le tormentate vite dello straordinario trio di scrittrici

di Giulia Siviero – @glsiviero

Seamus Molloy, collezionista di Halifax, nella contea del West Yorkshire, Regno Unito, ha acquistato per 15 sterline su eBay una fotografia in cui ritiene che siano ritratte le tre sorelle Brontë, scrittrici della prima metà dell’Ottocento. Se così fosse, si tratterebbe dell’unica foto conosciuta in cui compaiono Charlotte, autrice di Jane Eyre, Anne, la minore, autrice di Agnes Grey, e Emily autrice di Cime Tempestose. Delle sorelle Brontë esistono pochissimi ritratti, il più famoso dei quali fu dipinto dal fratello Branwell.

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L’immagine è stata venduta come «antica foto su lastra di vetro» e nell’ipotesi di Molloy, mostra da sinistra verso destra Charlotte, Anne e Emily Brontë. Molloy crede che si tratti della copia di una foto scattata agli albori della fotografia e che l’originale potrebbe risalire al 1840. La foto in questione è stata scattata con la tecnica dell’ambrotipia, procedimento che consentiva di fissare le immagini su lastre di vetro è che è stato sperimentato per la prima volta intorno al 1849.

A sostegno della sua teoria Molloy non offre tantissimo. Ha detto che attraverso uno speciale software è riuscito a identificare la parola ‘Bells’ sul retro dell’immagine: Bell era il cognome che le sorelle avevano scelto per timore dei pregiudizi nei confronti delle scrittrici donne (e delle donne in generale in epoca vittoriana): Currer Bell, Ellis Bell, e Acton Bell, rispettando le iniziali del nome e cognome di ciascuna di loro. E due esperti di costumi storici hanno datato gli abiti indossati nelle foto intorno al 1850, vicino quindi al 1848, anno in cui Emily morì, e ultimo anno in cui avrebbe potuta essere scattata la fotografia.

Catherine Rayner, della Brontë Society, ha detto che verranno fatte delle indagini più tecniche e approfondite sulla fotografia, mentre Ann Dinsdale, del Brontë Museum di Haworth ritiene «improbabile che le sorelle Brontë siano state fotografate perché la famiglia conduceva una vita molto isolata (Haworth era un piccolo paese di brughiera) e perché «la fotografia era ancora ai suoi albori». Le sorelle Brontë erano a quel tempo ancora sconosciute e sarebbe stata una cosa molto costosa e del tutto inusuale per le figlie di un pastore anglicano farsi fare una foto.

Ann Dinsdale ha spiegato la sua posizione in un articolo sul Guardian suggerendo a Molloy di farsi ridare i soldi che ha pagato per la foto. Emily, dopo anni di deperimento, morì di tubercolosi nel 1848, Anne un anno dopo. Le tre donne della fotografia, scrive Dinsdale, sembrano invece avere un aspetto sano, tutte. Sembra inoltre che «si siano lasciate la loro infanzia alle spalle», mentre se la foto fosse stata scattata nel 1840, come ipotizzato, Charlotte, la maggiore e la prima da sinistra, avrebbe dovuto avere 24 anni, Anne, la minore al centro, 20 e Emily, a destra, 22. Insomma, i conti non tornerebbero: la donna sulla sinistra, «quella con un libro di preghiere in mano sembra una donna di mezza età», dice Dinsdale.

Dinsdale scrive poi che «sebbene le rappresentazioni che abbiamo delle tre scrittrici siano dolorosamente scarse, le sorelle Brontë non sembrano lontanamente assomigliare a queste tre donne» della foto. E spiega che in una recente conferenza la biografa di Charlotte Brontë, rivendicando la pari importanza della sorella minore, Anne, ha parlato del ritratto che ne diede Charlotte citando i suoi capelli ben arricciati (che non compaiono nella foto). Infine: le tre donne della foto non assomigliano per niente al ritratto che di Charlotte, Anne e Emily fece il fratello Branwell (al centro del ritratto c’è una sagoma di colore più chiaro, dove probabilmente c’era il suo autoritratto: Branwell, alcolizzato, oppiomane, cominciò a soffrire di tubercolosi aggravata da delirium tremens e morì nel settembre del 1848, quando aveva 31 anni).

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«I ritratti sono uno dei modi in cui ci avviciniamo agli autori che amiamo» conclude Dinsdale e certamente c’è una grande curiosità intorno all’aspetto delle tre sorelle, ma non è la prima volta che circola una fotografia molto discussa e controversa sul loro conto. Immagini, sia ritratti che fotografie, vengono regolarmente spedite al Brontë Museum: «Facciamo quello che possiamo, ma se l’immagine non ha alcuna provenienza chiara e non è documentata da nessuna parte, è davvero complicato».

La storia delle sorelle Brontë è sicuramente straordinaria e giustifica in parte il grande interesse che può nascere dalla fragile ipotesi di una loro fotografia: tre donne nate e cresciute in condizioni piuttosto difficili che pubblicarono lo stesso anno tre romanzi, due dei quali ebbero subito un grande successo ed entrarono nella storia della letteratura. Brontë non era il vero cognome del padre, Patrick Brunty, un pastore anglicano di origine nord-irlandese: ma lui, ammiratore dell’ammiraglio Nelson, cambiò Brunty in Brontë (con la dieresi, per indicare che la “e” andava pronunciata) quando Nelson venne insignito del titolo di duca di Bronte (in Sicilia) da Ferdinando di Borbone per aver contribuito a reprimere la rivoluzione napoletana del 1799. Patrick Bronte e Mary Branwell si sposarono nel 1812 ed ebbero sei figli: Mary (1813), Elizabeth (1815), Charlotte (1816), Patrick (1817, ribattezzato solo Branwell, il cognome della madre, dopo la morte di lei), Emily (1818) e Anne (1820). Mary Branwell morì ad Haworth nel 1821. Le due figlie maggiori morirono di tubercolosi all’età di undici e nove anni, dopo alcuni mesi trascorsi nel pensionato religioso di Cowan Bridge, una scuola per figlie di ecclesiastici che anni dopo verrà descritta come la “Lowood School” nel romanzo di Charlotte, Jane Eyre.

Le figlie sopravvissute, e per un primo periodo anche Branwell (almeno fino al 1834 quando venne mandato a Londra per iscriversi alla Royal Academy), vennero educate a casa dal padre (che della famiglia fu l’ultimo a morire, nel 1861 a 84 anni, dopo aver assistito alla morte di tutti i suoi figli). Nel 1835 Charlotte entrò come insegnante nella scuola privata di Roe Head, a meno di venti miglia da casa, alla quale Emily venne iscritta come alunna, ma solo per tre mesi a causa della nostalgia che provava per casa e dei primi problemi di salute. L’altra sorella, Anne, prese il suo posto. Nel 1838 Emily provò ancora una volta a vivere lontano da Haworth e divenne insegnante in una scuola a Halifax, ma dopo sei mesi rinunciò. Quello stesso anno, il 1838, le tre sorelle si trovarono di nuovo riunite a Haworth. Negli anni successivi, e fino al 1845, lavorarono come istitutrici in diverse case, poi Charlotte e Emily partirono per Bruxelles per perfezionare il loro francese e cercare di aprire una propria scuola, mentre Branwell, ormai alcolizzato, cominciò a fare uso di oppio, svolgendo senza successo diversi lavori. Fino a quel momento, Charlotte, Anne e Emily avevano scritto due cicli di narrativa fantastica (Angrian stories e Gondal), un diario e qualche poesia.

Nel 1845 Charlotte decise di provare a rendere pubbliche le opere letterarie sue e delle sorelle. Dopo molte insistenze (alcuni biografi dicono anche a insaputa di Anne) le convinse a mettere insieme un volume di poesie, firmato con gli pesudonimi di Currer, Ellis e Acton Bell. I Poems uscirono nell’aprile del 1846 ma vendettero due sole copie. Le tre sorelle decisero allora di tentare la loro fortuna con i romanzi: Charlotte propose il suo The Professor a vari editori, insieme a Cime Tempestose di Emily e a Agnes Grey di Anne. L’editore Thomas Newby trattenne senza alcuna promessa di pubblicazione gli ultimi due ma rifiutò il libro di Charlotte che reagì scrivendo, in pochi mesi, Jane Eyre (The Professor uscì postumo nel 1857).

Nell’ottobre del 1847 Jane Eyre venne accettato e pubblicato dalla casa editrice Smith, Elder & Co, ebbe un buon successo e con i proventi Charlotte propose a Thomas Newby di contribuire alle spese per la pubblicazione dei romanzi delle sorelle. Nel dicembre del 1847 uscirono contemporaneamente Cime Tempestose e Agnes Grey. Sei mesi dopo Anne pubblicò il suo secondo romanzo, La signora di Wildfell Hall, e nel settembre del 1848 morì Branwell. Emily decise allora di smettere di curare la tubercolosi da cui era affetta, rifiutò ogni farmaco e morì il 19 dicembre a Haworth. Nell’aprile del 1849 morì di tubercolosi anche Anne, e Charlotte rimase sola con il padre: nel 1849 pubblicò Shirley e nel 1852 Villette, entrambi romanzi, nel 1854 si sposò con il pastore assistente di suo padre e nel 1855 morì per delle complicazioni legate alla gravidanza.

I primi tre romanzi delle sorelle Brontë vengono spesso paragonati l’uno all’altro. Agnes Grey viene generalmente giudicato più scarso e anche all’epoca non ebbe un grande successo. Ben diversa fu invece la reazione per Jane Eyre: la storia, cucitura di una serie di episodi autobiografici lontani l’uno dall’altro nel tempo, racconta la vita di una piccola governante «con l’abito nero e l’anima di fuoco» che non ha timore di ammettere la sua passione per un uomo sposato (la donna vittoriana, completamente asessuata, trovò in Jane Eyre una specie di contraltare femminista: Jane Eyre lavora, si guadagna da vivere, rifiuta i pretendenti, si sposa senza il consenso del padre, osa desiderare e appassionarsi proprio come un uomo).

Malgrado la stroncatura di un critico della Quarterly Review, all’epoca influente rivista politico-letteraria, una seconda edizione uscì nel gennaio del 1848, con dedica a Thackeray, autore di La fiera delle vanità per il quale Charlotte nutriva una grande ammirazione. La figlia di Thackeray raccontò nelle sue memorie quel giorno del 1848 in cui tutti scoprirono che Currer Bell era una donna: quando cioè Charlotte partecipò a un ricevimento organizzato in suo onore. L’autrice si sedette in un angolo, non si spostò mai e non parlò con nessuno se non per rispondere a una diretta domanda che le venne rivolta: «Le piace Londra, Miss Brontë?». «Sì e no», fu la sua semplice risposta.

Cime tempestose, racconto di un amore violento che si trasforma in odio e vendetta, attirò molta attenzione subito dopo la pubblicazione, ma la maggior parte dei giudizi fu allora sfavorevole. Soltanto nella seconda metà del Novecento venne riconosciuta la sua superiorità rispetto ai romanzi delle sorelle. Un confronto tra il libro di Charlotte e quello di Emily Brontë lo fece Virginia Woolf:

«Cime tempestose è un libro più difficile da capire di Jane Eyre, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo, Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione «io amo», «io odio», «io soffro». La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma invece non c’è «io» in Cime tempestose. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C’è l’amore, ma non è l’amore tra uomini e donne. Emily si ispirava a una concezione più generale. L’impulso che la spingeva a creare non erano le sue proprie sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. (…) Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti; con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva più bisogno di un corpo; parlando della brughiera far parlare il vento e ruggire il tuono».