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  • Sabato 11 luglio 2015

Le difficili trattative con la Grecia

L'eurogruppo è scettico sulle proposte della Grecia, molti ministri hanno detto che sarà dura arrivare a un accordo: domenica è prevista un'altra riunione

Il ministro delle Finanze olandese e presidente dell'eurogruppo Jeroen Dijsselbloem (al centro) a Bruxelles. (AP Photo/Virginia Mayo)
Il ministro delle Finanze olandese e presidente dell'eurogruppo Jeroen Dijsselbloem (al centro) a Bruxelles. (AP Photo/Virginia Mayo)

Sabato e domenica i leader europei si incontreranno con i negoziatori greci per discutere un nuovo piano di aiuti approvato dal Parlamento greco nella notte tra venerdì e sabato. La prima riunione è cominciata oggi alle 15 a Bruxelles, dove si sono riuniti i ministri delle Finanze dell’eurozona, il cosiddetto “eurogruppo”. È abbastanza improbabile che un nuovo accordo venga raggiunto già oggi pomeriggio. Il ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan ha detto che non si aspetta un accordo oggi, ma che potranno essere fatti dei progressi nelle trattative. Il presidente dell’eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, ha detto che sarà un incontro difficile e che ci sono ancora numerose differenze tra Grecia e altri paesi europei. Il più critico è stato il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble che ha definito la proposta greca non credibile e ha detto che i trattati europei vietano di “rinegoziare il debito”, una delle richieste più importanti fatte da Tsipras.

Se oggi le trattative dovessero produrre risultati positivi è possibile che il piano venga approvato domani, nel corso dell’altra riunione dei leader europei prevista per questo finesettimana. Domenica infatti i capi di stato e di governo dei paesi euro si riuniranno sempre a Bruxelles alle 16 per proseguire i colloqui cominciati oggi. Questa settimana i leader dell’eurozona avevano detto che domenica sarebbe stata l’ultima scadenza per la presentazione di un nuovo piano di riforme. Domenica scorsa un referendum aveva respinto una precedente proposta dei creditori.

Il nuovo piano è stato approvato dal parlamento greco con una maggioranza di 250 voti su 300 seggi anche se diversi deputati di Syriza, il partito del primo ministro Alexis Tsipras, hanno votato contro o si sono astenuti. Secondo molti osservatori, il nuovo piano ricalca in larga parte quello bocciato dai greci nel referendum di domenica e per certi versi è ancora più duro. Tsipras però ha insistito sulla necessità che, insieme all’approvazione del nuovo piano, i creditori accettino anche una rinegoziazione dei debiti già contratti dal governo greco. Quasi tutti i creditori concordano sulla necessità di allungare le scadenze del debito greco e cancellarne una parte, ma ci sono divisioni su tempi e modalità.

La Grecia si trova al momento in una difficilissima crisi economica. Le banche sono chiuse oramai da quasi due settimane, i trasferimenti di capitali all’estero sono vietati e c’è un limite di 60 euro al giorno al denaro che si può prelevare dal proprio conto in banca. Il governo greco ha bisogno di trovare un accordo con i suoi creditori, i paesi dell’eurozona, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale, per ricevere aiuti con cui riaprire le banche e continuare a pagare pensioni e stipendi ai dipendenti pubblici. Sarebbe il terzo piano di aiuti che la Grecia riceve dall’inizio della crisi. I negoziati per il nuovo piano vanno avanti oramai da sei mesi.

Se entro domenica non dovesse essere raggiunto un accordo preliminare sul piano di aiuti, i funzionari della Commissione Europea hanno detto che è già allo studio un piano per portare la Grecia fuori dall’euro nella maniera più ordinata possibile. Anche il sistema finanziario greco rischia il collasso. Attualmente le banche riescono a funzionare – anche se a regime ridotto – soltanto grazie agli aiuti di emergenza della BCE, i cosiddetti ELA. Il 20 luglio la Grecia dovrà restituire una rata di un prestito da 3,5 miliardi proprio alla BCE e se non dovesse riuscirci la banca centrale sarebbe costretta a fermare l’ELA. In quel caso l’unica soluzione per evitare il crollo delle banche sarebbe un’uscita dall’euro.