• Mondo
  • Mercoledì 8 luglio 2015

La Grecia ha pochi giorni

Il governo Tsipras ha 48 ore per fare una nuova proposta: poi o si trova un accordo, o domenica si discute l'uscita della Grecia dall'euro

Il primo ministro greco Alexis Tsipras con altri leader europei prima della riunione a Bruxelles (PHILIPPE WOJAZER/AFP/Getty Images)
Il primo ministro greco Alexis Tsipras con altri leader europei prima della riunione a Bruxelles (PHILIPPE WOJAZER/AFP/Getty Images)

Nella notte tra martedì 7 e mercoledì 8 luglio i leader dei paesi che adottano l’euro riuniti a Bruxelles, in Belgio, hanno deciso di dare alla Grecia 48 ore per presentare le sue nuove proposte dopo l’esito del referendum di domenica scorsa, che ha respinto le proposte dei creditori internazionali per un nuovo piano di salvataggio della sua economia in profonda crisi da anni. La decisione è stata assunta dopo che per un giorno intero il governo greco non è stato in grado di presentare una propria proposta, mentre diversi leader europei mostravano irritazione per l’ulteriore tempo perso durante i nuovi negoziati.

Salvo ulteriori ritardi, oggi il governo di Alexis Tsipras dovrebbe presentare una serie di proposte per ottenere un nuovo prestito internazionale, il terzo da quando la Grecia è in crisi, sfruttando i fondi del Meccanismo europeo di stabilità (MES): 60 miliardi di euro da spalmare su tre o quattro anni. In cambio del finanziamento, il governo greco dovrà impegnarsi ad attuare nuovi tagli alla spesa, riforme strutturali e nuove misure di austerità, per rimettere in sesto il suo sistema economico. Se i leader dell’eurozona accetteranno la nuova proposta, la Grecia potrà continuare a rimanere nell’area dell’euro; se non si troverà un accordo entro la settimana, i leader di tutti i paesi dell’Unione Europea (quindi anche quelli che non adottano l’euro) si riuniranno domenica 12 luglio per decretare probabilmente l’uscita del paese dall’euro e le misure da adottare per le conseguenze economiche di questa decisione in tutta l’Unione.

Che la Grecia non avesse ancora pronto un piano credibile lo si era capito a metà giornata di ieri, quando il nuovo ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos, era arrivato alla riunione con gli altri ministri economici dell’eurozona (che insieme formano l’Eurogruppo) senza formalizzare nessuna proposta. Tsakalotos ha letto ai suoi colleghi una serie di appunti, scritti a matita su un blocco note di un albergo, con punti piuttosto generici, ripromettendosi di fornire qualcosa di più concreto nei giorni successivi. La mancanza di un piano ha irritato molti membri dell’Eurogruppo, che avevano raggiunto Bruxelles con l’idea di ottenere una prima serie di informazioni sui piani della Grecia dopo il referendum di domenica; lo stesso Tsipras prima del referendum aveva garantito che sarebbero bastate 48 ore dopo il voto per arrivare a un nuovo accordo.

Nel corso della successiva riunione dei leader dell’eurozona, Tsipras ha ricevuto diverse domande su quali fossero le sue intenzioni, ma il primo ministro non ha dato molti dettagli annunciando comunque di volere richiedere un nuovo piano di aiuti tramite il MES oggi. La possibilità di ottenerlo dipende interamente dal livello di tagli e dall’entità delle riforme che il governo greco sarà disposto ad applicare, e questo è un passaggio cruciale per Tsipras: durante la sua campagna elettorale aveva promesso la fine dell’austerità e di rivedere gli accordi con i creditori internazionali della Grecia, cioè Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. Tsipras fin qui ha respinto le proposte dei creditori e, con il referendum, la maggioranza dei greci ha confermato di volere proseguire su questa strada; ora sarà necessario raggiungere qualche compromesso per garantire al paese la permanenza nell’euro ed evitare la bancarotta.

Secondo diversi analisti, se le proposte di Tsipras saranno credibili, si potrà procedere allo stanziamento di un nuovo prestito entro la metà di agosto. Tsipras ha però fatto intendere che la Grecia avrà bisogno di denaro ancora prima: il suo sistema bancario ha praticamente finito la liquidità ed è fermo da dieci giorni; presto mancheranno le risorse per pagare le pensioni e gli stipendi dei dipendenti del settore pubblico. La Grecia deve inoltre pagare una rata da 3,5 miliardi di euro alla BCE entro il prossimo 20 luglio e ha già mancato il pagamento di 1,6 miliardi di euro di debiti al FMI. A Bruxelles si sta studiando una situazione di emergenza da usare in caso di accordo, sbloccando fondi per circa 3,3 miliardi di euro da concedere alla Grecia in attesa del nuovo e più consistente prestito tramite il MES.

Nelle loro dichiarazioni in seguito alla riunione di martedì, quasi tutti i leader dell’eurozona hanno detto di auspicare una soluzione che permetta alla Grecia di rimanere nell’euro e di evitare il default, ma circola comunque molto scetticismo. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto che “ci sono pochi giorni per decidere qualcosa, e questo dimostra quanto sia seria la situazione”. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha usato toni più drammatici dicendo che “la nostra incapacità di trovare un accordo potrebbe portare la Grecia al fallimento e il suo sistema bancario all’insolvenza: è il momento più critico nella nostra storia”. Tutti sono comunque concordi che entro domenica 12 luglio si dovrà decidere un accordo definitivo e che non ci sarà più tempo per ulteriori rinvii, mentre l’uscita di un paese dall’euro – un’eventualità più volte evocata o minacciata negli ultimi anni, ma rimasta lontana – è diventata per la prima volta una strada vicina e concreta.