Perché la legge sulle unioni civili è bloccata

Se ne sta riparlando dopo lo sciopero della fame del sottosegretario Scalfarotto: c'entra l'ostruzionismo di NCD e il dibattito interno al PD

di Luca Misculin – @LMisculin

(Piero Cruciatti / LaPresse)
(Piero Cruciatti / LaPresse)

Da qualche giorno il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto ha iniziato uno sciopero della fame per sollecitare «una certezza sulla data della cessazione di questa grave violazione dei diritti umani che si consuma nel nostro Paese», cioè l’assenza di una legge sul matrimonio gay o le unioni civili in Italia. In Italia si discute da almeno trent’anni di una legge che preveda una forma di riconoscimento per le unioni omosessuali, finora senza successo.

L’ultimo tentativo in ordine di tempo è ancora in corso: il governo Renzi ha ripreso in mano la questione dopo anni di sostanziale inattività avanzando una nuova proposta di legge sulle unioni civili, che è stata descritta come una sintesi di nove proposte di legge già esistenti. La relatrice del disegno di legge è la senatrice Monica Cirinnà del Partito Democratico. Il guaio è che la proposta da mesi incontra un fortissimo ostruzionismo incoraggiato da manifestazioni pubbliche come il Family Day organizzato per il 20 giugno a Roma, ed è oggetto di dibattito all’interno dello stesso Partito Democratico. Il disegno di legge è praticamente bloccato in commissione Giustizia del Senato, ed è già stato parzialmente modificato: secondo i giornali, è difficile che la legge possa essere discussa dal Senato entro l’estate.

Il testo base è stato approvato il 26 marzo 2015 dalla commissione Giustizia del Senato, dalla quale però in questi mesi non è riuscito a uscire (il piano del governo, secondo Repubblica, era di fare approvare l’intera legge entro la primavera). Il rallentamento subìto dal disegno di legge ha sostanzialmente due cause:

– una forte opposizione del Nuovo Centrodestra – il partito di minoranza della coalizione di governo – e di uno dei suoi dirigenti più importanti, e cioè il senatore Carlo Giovanardi;
– un lento dibattito interno al Partito Democratico che interessa principalmente la sua componente cattolica.

Il risultato è che negli scorsi mesi sono stati presentati in commissione circa 4.200 emendamenti al disegno di legge, 2.778 solo dal Nuovo Centrodestra (e 282 dal solo Giovanardi), rallentando di fatto moltissimo i lavori. Il presidente della commissione Francesco Nitto Palma ha detto all’Espresso di avere riconosciuto come non ammissibili «più di mille» emendamenti, che però secondo la Stampa restano più di duemila.

Nell’ultima seduta della commissione, inoltre, Cirinnà ha accettato di includere nel testo base un importante emendamento voluto dalla componente cattolica del PD, che prevede le unioni civili come un istituto giuridico “originale”, e quindi senza rimandi automatici al matrimonio. I parlamentari del PD autori dell’emendamento hanno spiegato in una nota che considerano la modifica solamente «un primo passo», a cui «dovranno fare seguito [altri] cambiamenti nel testo».

Cosa c’è nel testo
Il testo del disegno di legge Cirinnà è composto da 19 articoli riuniti in due titoli: il primo si occupa di unioni civili, il secondo disciplina la convivenza. All’articolo 1 si stabilisce che due persone dello stesso sesso possono costituire un’unione civile mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni. I matrimoni contratti all’estero, e i matrimoni nei quali un coniuge abbia cambiato sesso, potranno essere riconosciuti come unioni civili.

Dal disegno di legge rimangono escluse le adozioni – una coppia omosessuale non può adottare un bambino “terzo” senza legame con uno dei due partner, come possono fare le coppie eterosessuali – ma si prevede l’estensione per le unioni civili tra persone dello stesso sesso della cosiddetta Stepchild Adoption, cioè l’adozione del bambino che è già riconosciuto come figlio di uno solo dei due (figlio “naturale”, vorrebbero i cattolici del PD). Per quanto riguarda il regime giuridico nelle unioni civili tra persone dello stesso sesso, e cioè i rispettivi diritti e doveri, residenza, abusi familiari, interdizione, scioglimento dell’unione, il testo base prevedeva che per le unioni civili fossero validi gli articoli del codice civile relativi al matrimonio: stessi diritti e stessi doveri. Nel disegno di legge sono riconosciuti alla coppia i diritti di assistenza sanitaria, carceraria, unione o separazione dei beni, subentro nel contratto d’affitto, reversibilità della pensione e i doveri previsti per le coppie sposate. Non è chiaro quante di queste possibilità saranno conservate nel testo che uscirà dalla commissione.

I guai e qualche previsione
Il problema dell’approvazione del disegno di legge Cirinnà non riguarda i “numeri” a disposizione del governo, dato che il testo base è stato approvato anche dai membri della commissione di SEL e del Movimento 5 Stelle, che sono all’opposizione: si tratta invece di un problema politico, che interessa una parte consistente del Partito Democratico – secondo Repubblica, già a marzo 35 senatori del PD avevano richiesto “pesanti cambiamenti alla legge” – e del principale alleato del PD al governo, cioè NCD. Ma mentre l’opposizione di Giovanardi e del Nuovo Centro Destra era in qualche modo prevedibile (anche se altri dirigenti del partito come Nunzia De Girolamo si sono detti più disponibili a discutere), è probabile che Renzi stesso sperasse che i cattolici del Partito Democratico si sarebbero opposti con meno fermezza. Il governo ha inoltre scelto di non esprimersi sugli emendamenti presentati, lasciando in questo modo libertà di voto su ciascuno di essi. Ancora l’1 luglio, un articolo del Corriere della Sera riportava una citazione di un “ministro del PD” (di cui non veniva citata l’identità) secondo cui comunque il disegno di legge attualmente in esame «è iper-accettabile anche per molti cattolici».

Per il momento i parlamentari cattolici del PD si sono detti molto contenti per essere riusciti a modificare l’articolo 1 del disegno di legge, inserendo nel testo la frase «l’unione civile tra persone dello stesso sesso quale istituto giuridico originario». Giorgio Tonini, 56enne senatore del PD e storico esponente dell’ala cattolica del partito, l’1 luglio ha detto al Corriere della Sera che «il PD sta facendo un gran lavoro per ripulire il testo dai riferimenti che rendono non ben evidenti le differenze tra matrimonio e unioni civili. Siamo stati attenti anche sulle parole: si parla di partner e non di coniuge». Maurizio Sacconi, importante senatore di Nuovo Centro Destra, ha però detto ad Avvenire che «l’emendamento non risolve nulla. Per la giurisprudenza europea conta la rilevanza pubblica della unione attraverso la registrazione, in quanto costituisce il presupposto dell’omologazione con il matrimonio. Il resto è solo formalismo giuridico». Considerando che però gli emendamenti non sono ancora fisicamente stati votati in commissione Giustizia, secondo la Stampa «quasi sicuramente non si riuscirà prima della pausa estiva a licenziare il testo per l’aula e a dedicare sedute alla discussione».