“Inceptionism”, il bizzarro esperimento di Google sulle foto

Google ha giocato con i diversi strati di neuroni artificiali del suo software per il riconoscimento delle immagini, con risultati notevoli

(Google, esperimento "Inceptionism")
(Google, esperimento "Inceptionism")

Google ha pubblicato sul suo blog di ricerca un po’ di informazioni su un esperimento effettuato sul suo software per il riconoscimento delle immagini, allegando anche alcune immagini esemplificative piuttosto bizzarre.

L’intelligenza artificiale usata dal software di Google per riconoscere e distinguere la natura delle immagini – utilizzato già dal suo motore di ricerca e dalla nuova versione del servizio Google Foto – funziona grazie a degli “strati” di neuroni artificiali strutturati gerarchicamente. Alcuni di questi strati, i più superficiali, sono in grado di riconoscere solo elementi molto semplici di un’immagine, come ad esempio le forme geometriche nascoste nella forma di certi oggetti. Altri strati, invece, si occupano di individuare forme più sofisticate e riescono a riconoscere quali specifici oggetti sono rappresentati nell’immagine che viene loro sottoposta.

Google ha giocato con questi “strati” e chiesto al proprio software di “enfatizzare” tutto ciò che riconosce: di conseguenza gli strati più superficiali hanno per esempio ridotto le immagini in semplici fasci di linee colorate. Quelli di Google hanno scherzosamente definito questa tecnica “Inceptionism”, dal titolo del famoso film di fantascienza del 2010 Inception in cui si parlava di vari “strati” della coscienza e della dimensione spaziale. A Quartz, invece, hanno paragonato l’esperimento a cosa succederebbe se un’intelligenza artificiale assumesse degli acidi.

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Le cose più interessanti sono spuntate fuori quando Google ha chiesto di arricchire ed enfatizzare le immagine agli strati più complessi dei neuroni del suo software. I neuroni hanno “trovato” dentro all’immagine di un cielo, per esempio, degli strani ibridi di animali (come il maiale-chiocciola); o ancora, una pagoda dentro a una foto a sfondo montano.

google cielo

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Nell’ultimo aggiornamento di Google Foto le foto possono essere raccolte automaticamente in cartelle come “macchine”, “spiaggia”, “tramonto” o altro, se il software riesce a individuare particolari elementi nelle foto. Secondo Google, esperimenti come quello di “Inceptionism” possono aiutare a capire meglio in che modo ragiona il software che gestisce questo tipo di operazioni, e migliorarne così l’efficienza.