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  • Giovedì 18 giugno 2015

Le foto degli immigrati a Lesbo, in Grecia

Sono soprattutto siriani arrivati sui gommoni dalla vicina Turchia: ci sono facce felici e stremate, e qualche protesta per le condizioni dei campi profughi

Un siriano solleva in aria la figlia dopo essere arrivati via mare dalla Turchia a Mitilene, sull'isola greca di Lesbo, all'alba del 16 giugno 2015. 
(AP Photo/Thanassis Stavrakis)
Un siriano solleva in aria la figlia dopo essere arrivati via mare dalla Turchia a Mitilene, sull'isola greca di Lesbo, all'alba del 16 giugno 2015. (AP Photo/Thanassis Stavrakis)

L’isola greca di Lesbo si trova nel mar Egeo nord-orientale, a circa venti chilometri dalla costa turca. Insieme a Kos, Samo e le altre isole vicine, Lesbo è uno dei principali punti di accesso via mare all’Europa: negli ultimi mesi sono arrivati su barche e gommoni migliaia di migranti provenienti soprattutto da Siria, Iraq e Afghanistan.

La situazione nelle isole dell’Egeo, che si mantengono soprattutto con il turismo, è sempre più difficile: mercoledì la guardia costiera greca ha intercettato 432 persone arrivate senza documenti nel giro di 24 ore, la maggior parte delle quali dirette a Lesbo. Questa mattina all’alba sono sbarcate sulla costa di Mitilene – il capoluogo – decine di siriani arrivati su gommoni strapieni. Ad aprile sono arrivate a Lesbo circa 5.000 persone, a maggio quasi 7.200; al momento i migranti che vivono sull’isola sono circa 2.200-2.500. Il sindaco dell’isola, Spyros Galinos, ha detto che «la situazione è molto difficile ma stiamo facendo il possibile» e ha aggiunto che la maggior parte dei migranti è «molto tranquilla e rispettosa nonostante quello che ha passato».

Per ospitare i migranti sono stati allestiti alcuni campi profughi, dove le condizioni di vita però sono piuttosto precarie. Per esempio il campo di Moria, un paesino di circa mille abitanti, è attrezzato per 400 persone, ma ne vivono più di mille: l’acqua potabile scarseggia, non c’è elettricità, le condizioni igieniche sono precarie e i rapporti tra migranti di nazionalità diverse si fanno sempre più tesi. Lunedì centinaia di siriani e iracheni hanno protestato a Mitilene per chiedere più servizi nei campi e procedure più rapide per venire registrati e ottenere i documenti, così da potersi spostare nell’entroterra, e in particolare ad Atene, il prima possibile. Mercoledì il ministro degli Interni greco Nikos Voutsis e il ministro dell’Immigrazione Tasia Christodoulopoulou si sono incontrati per discutere della situazione: dopo l’incontro hanno detto che una task force di 40 funzionari europei arriverà a breve a Lesbo per velocizzare il rilascio dei documenti ai richiedenti asilo e sopperire alla mancanza di servizi e infrastrutture.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite della scorsa settimana, dall’inizio dell’anno più di 100 mila migranti hanno attraversato il Mediterraneo per arrivare in Europa. Di questi circa 48mila sono arrivati in Grecia, stando a dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM): si tratta di un incremento notevole rispetto allo scorso anno, dato che i migranti arrivanti nel paese in tutto il 2014 sono stati 34 mila. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) – cioè l’agenzia dell’ONU che si occupa dei rifugiati – ha detto che la metà dei migranti arrivati in Grecia è sbarcata a Lesbo.

Giovedì lo UNCHR ha pubblicato il suo rapporto annuale sui profughi relativo al 2014: nel rapporto di parla di circa 59,5 milioni di profughi, un numero che non era mai stato così alto da quando si è iniziato a tenerne conto. Il numero dei profughi è in costante crescita: erano 59,2 milioni nel 2013, e 37,5 milioni dieci anni fa. In tutto il mondo, una persona ogni 122 è un profugo, un richiedente asilo o uno sfollato all’interno del suo stesso paese. Soltanto nel 2014 si sono registrati 13,9 milioni di nuovi profughi a causa dell’intensificarsi o dell’inizio di nuove guerre. Il conflitto che più ha contribuito al problema dei profughi è stato quello siriano: nel 2014 un profugo su cinque in tutto il mondo era siriano, mentre nei 30 anni precedente erano soprattutto afghani. Il paese che ospita il maggior numero di profughi è ora la Turchia, che accoglie molte persone scappate dalla vicina Siria, seguita dal Pakistan, dove vivono molti profughi afghani. Il Libano è il paese con la concentrazione più alta di profughi, pari a circa un quarto degli abitanti.