Il bizzarro e fallimentare film sulla FIFA

È costato 25 milioni di euro, ne ha incassati appena 150 mila: il Guardian l'ha definito "un escremento", per dire il tono delle recensioni

Dal trailer YouTube del film
Dal trailer YouTube del film

Frédéric Auburtin è un regista francese: nella sua carriera ha diretto soprattutto film e episodi di serie tv francesi; fino al 2012 il suo più importante incarico era stato quello di aiuto regista per il film del 1998 La maschera di ferro, con Leonardo DiCaprio e Gérard Depardieu. Proprio Depardieu nel 2012 telefonò a Auburtin: gli disse di aver appena parlato con il presidente della FIFA Sepp Blatter, interessato a fare un film sulla storia della FIFA, di cui Auburtin sarebbe stato il regista e Depardieu uno dei protagonisti. Quel film è stato fatto e nel maggio del 2014 – poco prima dell’inizio dei Mondiali di calcio in Brasile – è stato presentato nella selezione ufficiale Festival del cinema di Cannes, col titolo United Passion. Nel luglio del 2014 il film è stato anche trasmesso su Rai 1, col titolo La grande passione.

La grande passione celebra gli oltre cento anni di storia della FIFA – acronimo di Fédération Internationale de Football Association – dalla sua fondazione a Parigi nel 1905 fino agli anni recenti. Il film si concentra soprattutto su tre personaggi: Jules Rimet, João Havelange e Joseph Blatter. Rimet, francese, fu presidente della FIFA per oltre trent’anni, dal 1921 al 1954, e fu lui a organizzare nel 1930 i primi Mondiale di calcio ed è da lui che prende il nome la coppa Rimet, il trofeo che dal 1930 al 1970 fu assegnato alla nazionale vincitrice dei Mondiali di calcio. Havelange, brasiliano, fu presidente FIFA dal 1974 al 1998, anno in cui il suo posto fu preso dallo svizzero Sepp Blatter, che a maggio è stato eletto presidente per la quinta volta e pochi giorni dopo ha annunciato l’intenzione di dimettersi in seguito alle indagini sulla corruzione nella FIFA.

Nel film Rimet è interpretato da Depardieu, Havelange da Sam Neil (il dottor Alan Grant di Jurassic Park) e Blatter da Tim Roth, particolarmente conosciuto per i suoi ruoli in Pulp Fiction e Le Iene, entrambi diretti da Quentin Tarantino. La Grande Passione dura un’ora e cinquanta minuti, è stato prodotto in Francia ma girato in inglese: è costato circa 25 milioni di euro, 20 dei quali sono stati direttamente forniti dalla FIFA. Il film era passato relativamente inosservato in Italia e in Europa ma se ne è tornati a parlare perché dopo le recenti indagini sulla FIFA è uscito in alcune sale cinematografiche statunitensi: nelle dieci sale in cui è uscito il film ha avuto un incasso complessivo di poco superiore ai 600 dollari. Una cifra che non ha alzato di molto i ricavi complessivi finora avuti in tutto il mondo, che secondo il sito Box Office Flops superano di poco i 150mila euro.

Oltre ai pessimi risultati, La grande passione ha anche ottenuto delle pessime recensioni: gli utenti di IMBD gli hanno dato una votazione media di 2,1 (su 10) facendolo arrivare al 27esimo posto della classifica dei film più brutti di sempre. Il “Metascore” del film – una valutazione data in base alle recensioni dei critici professionisti – è di 1 su 100 e nemmeno su Rotten Tomatoes le cose vanno meglio.

Uno dei motivi per cui il film ha avuto così poco successo – nonostante il budget di medio livello, per una produzione europea – l’ha spiegato il comico e conduttore statunitense John Oliver: «Come si fa a fare un film di sport in cui gli eroi sono i dirigenti?». Molte recensioni sono d’accordo su questo fatto: in La grande passione il calcio giocato è marginale, quasi assente. Più che quello che manca, il problema del film è però quello che c’è. Al centro della storia c’è quella che il Guardian – che usa la parola “escremento” per riferirsi al film – definisce una auto-agiografia, una “propaganda stalinista“. Il New York Times – che ha definito il film “inguardabile” – cita un momento del film in cui Roth, che interpreta Blatter, dice, appena dopo la sua prima elezione: «Saremo esemplari in ogni aspetto», «Puniremo severamente anche la più sottile infrazione dell’etica».