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  • Martedì 16 giugno 2015

La zona “padiglioni brutti” di Expo

Certo, è questione di gusti: ma alcuni sembrano usciti dalle scenografie di Cinecittà degli anni '70, confinati in fondo al Decumano

Il padiglione dell'Oman (Marta Cantoni/Il Post)
Il padiglione dell'Oman (Marta Cantoni/Il Post)

Tra i cinquantatré padiglioni costruiti dalle nazioni che stanno partecipando a Expo ci sono molte belle strutture dalle architetture innovative ed eleganti, apprezzate dal pubblico, come l’alveare del Regno Unito o il bosco dell’Austria o ancora la Germania, l’Angola e il Giappone. Ma nella parte più estrema dell’esposizione – concentrati in fondo al Decumano – ci sono alcuni padiglioni di cui i visitatori notano un aspetto e un approccio assai più “tradizionale”, una via di mezzo tra un parco divertimenti e certe scenografie ricostruite per i film girati a Cinecittà negli anno ’70.

Si trovano tutti in fondo a Expo, verso l’ingresso est di Roserio (mescolati tra creazioni più moderne, come la Russia o l’Estonia): Marocco, Turkmenistan, Qatar e Oman. In comune hanno tantissime palme e la sensazione che manchi soltanto un cammello di plastica all’ingresso per completare il quadro. In realtà poi alcuni dentro sono fatti molto bene, come il Marocco che ha ricevuto commenti e voti positivi sul sito di ExpoAdvisor (il TripAdvisor di Expo) – creato per commentare i padiglioni – mentre altri rispecchiano anche all’interno una tendenza al kitsch.

È il caso del Turkmenistan ad esempio: all’ingresso si viene accolti da una gigantografia del presidente del paese, Gurbanguly Berdymukhamedov – un dittatore molto autoritario e poco rispettoso dei diritti umani,  di cui si era parlato anche sull’informazione più pop nel 2013 perché aveva organizzato un concerto di Jennifer Lopez per festeggiare il suo compleanno – che saluta amichevolmente i visitatori. Tra i prodotti esposti ci sono confezioni di detersivi per piatti, tappeti appesi alle pareti, taniche di benzina e un plastico di uno svincolo autostradale, senza spiegazioni del loro significato.

Quanto all’allestimento interno, non va molto meglio nel padiglione dell’Indonesia (che da fuori ha una sua leggerezza), che è in pratica una stanza piena di statue e tavoli in cui sono esposti prodotti che i visitatori possono comprare, come tisane (a 30 euro il pacchetto), statuette e altri gadget: si ha un po’ la sensazione di entrare in un piccolo mercato. L’unica cosa interessante del padiglione dell’Indonesia è la possibilità di provare gli Oculus Rift, gli occhiali per la realtà virtuale. In Qatar c’è una tavola imbandita con piatti tipici del paese in plastica – un po’ come quelli con cui i bambini giocano a cucinare – e una stanza con dei teli disposti a forma di palma, su cui vengono proiettate immagini di promozione del paese, mentre i visitatori camminano lungo una rampa a chiocciola lunghissima e completamente al buio.