Che cos’è la MERS

Quali sono i suoi sintomi, come si trasmette e quanto è pericolosa, ora che se ne riparla dopo i 16 morti in Corea del Sud

Alcune persone con le mascherine per ridurre il rischio di contagio da MERS in una delle aree commerciali di Seul, Corea del Sud (AP Photo/Ahn Young-joon)
Alcune persone con le mascherine per ridurre il rischio di contagio da MERS in una delle aree commerciali di Seul, Corea del Sud (AP Photo/Ahn Young-joon)

MERS è un acronimo, sintesi dell’inglese “Middle East Respiratory Syndrome”: in italiano, sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus. Questa malattia nelle ultime settimane ha causato la morte di 16 persone in Corea del Sud: solo negli ultimi quattro giorni sono morte cinque persone e si stima che le persone contagiate siano almeno 150, mentre ce ne sono altre centinaia in isolamento per precauzione e per evitare che il virus si possa diffondere ulteriormente. Alcuni ospedali di Seul dove sono stati riscontrati casi di MERS o ci sono pazienti potenzialmente con il virus sono stati chiusi al pubblico, sempre per evitare nuovi contagi. Alcune strutture sanitarie e il governo sudcoreano sono stati criticati per avere provveduto tardivamente, cosa che avrebbe favorito il diffondersi della malattia nei primi giorni.

Da dove arriva la MERS
Il primo caso di MERS fu identificato nel 2012 da un virologo egiziano, Ali Mohamed Zaki, a Jeddah in Arabia Saudita: analizzando un campione di saliva di un malato di polmonite, il ricercatore notò la presenza di un coronavirus fino ad allora sconosciuto e pubblicò l’esito delle sue analisi sul sistema di condivisione di informazioni su virus ed epidemie ProMED-mail (Program for Monitoring Emerging Diseaes). Un secondo caso fu identificato sempre nel 2012 su un paziente in Qatar che aveva diversi sintomi simili a quelli di una comune influenza. Ricerche successive, basate sul confronto delle informazioni raccolta da Zaki, permisero di identificare diversi altri casi tra Qatar e Arabia Saudita: alcuni pazienti morirono e questo fece accelerare studi e ricerche sul nuovo virus.

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Secondo i virologi, il virus della MERS sarebbe emerso tra l’estate del 2007 e l’autunno del 2012 attraverso mutazioni e trasmissioni tra vari animali, e potrebbe avere avuto origine tra i pipistrelli; ulteriori ricerche hanno concluso che per almeno 20 anni il virus sia stato abbastanza frequente tra i cammelli e proprio dai cammelli si sia diffuso agli esseri umani, anche se non è ancora chiaro come.

SARS e MERS
Dopo la scoperta, il virus della MERS è stato definito nelle prime ricerche come un virus “SARS-simile” o “virus della SARS Arabica”, quindi con caratteristiche paragonabili a quello che causa la Sindrome Acuta Respiratoria Grave (SARS), una forma di polmonite rilevata per la prima volta nel 2002 nel Guangdong in Cina. In effetti la MERS è causata da un coronavirus (un virus la cui forma ricorda quella di una corona) che appartiene al sottogenere dei Betacoronavirus, di cui fa parte anche la SARS, ma per praticità e per non generare confusioni nel 2013 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha preferito chiamarlo MERS-CoV per non causare confusioni con altri tipi di virus.

Cosa fa il virus della MERS
I ricercatori ipotizzano che il virus abbia un periodo di incubazione di una dozzina di giorni: significa che ci vogliono 12 giorni dal contagio prima che diventino evidenti i primi sintomi. Il coronavirus causa inizialmente problemi simili a quelli dell’influenza, con febbre, brividi, dolori muscolari e in alcuni casi dissenteria. Quando l’infezione progredisce si hanno problemi a carico del sistema respiratorio, che nei casi più gravi può portare alla necessità di ricorrere alla ventilazione meccanica per tenere in vita i pazienti. Il virus della MERS può anche causare un’insufficienza renale acuta, cosa che compromette ulteriormente il quadro clinico del paziente.

Anche se gli studi procedono da tre anni, ci sono ancora molte cose poco chiare sul funzionamento del virus della MERS, in parte perché il numero di persone che lo ha contratto e che sono state analizzate è piuttosto basso e non permette di avere dati statistici rilevanti e affidabili. Secondo uno studio del 2013, la malattia ha un tasso di mortalità del 65 per cento, quindi molto più alto di quello della SARS, stimato intorno all’8 per cento. La statistica sui casi degli ultimi anni dice invece che la malattia causa la morte in circa il 36 per cento dei pazienti. La ricerca ha anche ipotizzato che siano necessari circa 8 giorni perché il virus possa diffondersi da una persona infetta a un’altra, ma le modalità di contagio non sono ancora note e non si può quindi dire con certezza per via aerea o per contatto diretto.

Terapie
Non esiste una cura contro la MERS e non c’è nemmeno un vaccino. Le persone che si ammalano sono sottoposte a trattamenti per tenere sotto controllo i sintomi e, nel limite del possibile, arginare la diffusione del virus nell’organismo. Le terapie comprendono di solito la somministrazione di interferoni, proteine che amplificano la risposta del sistema immunitario contro agenti esterni e dannosi come i virus. Sono in corso diversi programmi di ricerca per arrivare alla produzione di un vaccino efficace contro la malattia, ma anche a causa dei casi finora limitati ci sono stati risultati poco soddisfacenti.

Prevenzione
Come accade spesso con la maggior parte delle malattie virali, la prevenzione è la soluzione migliore per stare alla larga dalla MERS. Bisogna evitare contatti diretti con le persone infette, lavarsi di frequente le mani e per almeno 20 secondi, evitare di toccarsi il viso con le mani non lavate, tossire e starnutire nel braccio e non nelle mani (si riduce enormemente la possibilità di trasmettere il virus per contatto, se si è infetti). Si tratta di raccomandazioni piuttosto generiche e che si applicano a buona parte dei sistemi per prevenire le malattie virali: lo sono ancora di più rispetto ad altre malattie perché non si sa ancora di preciso come viene trasmessa la MERS.

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La MERS in Italia
In Italia nel 2013 c’è stato un primo caso di MERS a Firenze di un 45enne straniero, ma residente nel nostro paese, che era rimasto in Giordania per più di un mese con la famiglia, stando a contatto con uno dei suoi figli che sembra soffrisse di una forma influenzale di qualche tipo. Il paziente fu ricoverato con febbre alta, tosse e insufficienza respiratoria. In seguito furono riscontrati altri due casi di MERS in persone che avevano avuto contatti diretti con il primo paziente: una sua figlia di due anni e un collega di lavoro. I tre pazienti superarono la malattia senza particolari complicazioni e, per precauzione, furono tenute sotto sorveglianza circa 60 persone tra personale medico e inservienti delle strutture sanitarie dove erano stati effettuati i ricoveri.

La MERS nel mondo
Si stima che, da quando è stata scoperta, la MERS abbia portato a circa 1.200 contagi, e che le persone morte a causa delle complicazioni causate dal virus siano state 500. Il numero più alto di morti si è verificato in Arabia Saudita con 450 decessi, ci sono poi le 16 morti in Corea del Sud finora. L’Organizzazione Mondiale della Sanità tiene sotto controllo la diffusione del virus da tempo, incentivando il coordinamento tra i paesi interessati per evitare che si diffonda su larga scala.