Si è parlato di default della Grecia

È successo per la prima volta giovedì in un incontro formale tra i paesi membri dell'eurozona: intanto le trattative continuano, per un accordo c'è tempo fino a fine giugno

Secondo diverse agenzie di stampa, per la prima volta dei funzionari europei di alto livello hanno discusso formalmente la possibilità di una bancarotta della Grecia e quindi di una sua uscita dall’euro. La discussione è avvenuta giovedì a Bratislava, in Slovacchia, durante una cena a cui hanno partecipato funzionari dei ministeri delle Finanze di tutti i 19 paesi dell’eurozona. La possibilità che la Grecia uscisse dall’euro era già stata discussa e analizzata, ma è la prima volta che il tema viene affrontato in un incontro formale di tale importanza. Da mesi la Grecia sta trattando con l’Europa per ottenere un prestito da 7,2 miliardi di euro, ma le trattative si sono arenate negli ultimi giorni. Secondo alcune recenti stime, il governo greco ha abbastanza denaro per sopravvivere fino alla fine di giugno.

Dove eravamo rimasti?
Le trattative tra Grecia e gli altri governi dell’eurozona vanno avanti oramai dallo scorso gennaio, quando il nuovo governo guidato da Alexis Tsipras ha detto che avrebbe discusso nuove condizioni per l’erogazione del prestito da 7,2 miliardi previsto per lo scorso febbraio e le cui condizioni erano state contrattate dai governi precedenti. Nel primi giorni di giugno le trattative hanno subìto una rapida accelerazione. La Commissione Europea e il Fondo Monetario Internazionale, due creditori della Grecia, hanno messo insieme una nuova serie di richieste, respinte da Tsipras una settimana fa. Il governo greco ha risposto questa settimana con un altro piano che a sua volta è stato respinto dall’Unione Europea, lo scorso 10 giugno.

Quali sono le condizioni?
I punti dell’accordo su cui si discute sono diversi e non sempre del tutto chiari. Ad esempio, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha accusato il governo greco di distorcere il piano europeo per farlo apparire più severo di quanto non sia. Al di là dei dettagli, i temi di cui si discute sono abbastanza chiari. I creditori, FMI compreso, chiedono alla Grecia di riformare il sistema pensionistico e tagliare il suo costo di circa l’uno per cento del PIL. Il sistema pensionistico greco era uno dei più generosi d’Europa e negli scorsi anni ha subìto ampi tagli. Oggi la pensione media in Grecia è di 700 euro al mese mentre circa il 45 per cento dei pensionati riceve meno di 650 euro al mese.

Il sistema rimane però non sostenibile nel lungo periodo, anche a causa della possibilità di andare in pensione ad età molto basse (per certe categorie anche prima dei sessant’anni). I creditori chiedono alla Grecia di alzare l’età pensionistica e di limitare la possibilità di andare prima in pensione per donne e persone che compiono lavori usuranti (qui il Financial Times spiega tutta la questione). Tsipras ha definito i negoziati sulle pensioni una “linea rossa” che non intende varcare, ma nel suo governo in molti potrebbero accettare una parte delle richieste dei creditori, tra cui quella di alzare l’età pensionabile oppure disincentivare coloro che vogliono andare in pensione prima dei 62 anni.

Altri temi in discussione sono le aliquote dell’IVA: il governo greco chiede la possibilità di mantenere aliquote vantaggiose per alcuni prodotti e più basse sulle isole per incentivare il turismo. I creditori chiedono invece un adeguamento al livello più alto degli altri paese europei. Si parla anche del surplus che dovrà avere il bilancio della Grecia. I creditori hanno proposto un avanzo primario, cioè prima del pagamento degli interessi sul debito, dell’1 per cento per il 2015 e del 2 per cento nel 2016, molto al di sotto del livello richiesto dal precedente piano di aiuti, ma comunque troppo alto secondo il governo greco.

Che succede ora?
La fine di giugno è considerata la scadenza finale delle trattative, il momento in cui il governo greco finirà i soldi e quindi, se non avrà ricevuto ulteriori aiuti, sarà probabilmente costretto a uscire dall’euro e a iniziare a stampare una moneta nazionale per far fronte ai suoi obblighi, come il pagamento di pensioni e stipendi. Per le prossime due settimane è probabile che si assisterà ad un ulteriore via vai di proposte e controproposte. L’annuncio fatto filtrare alle agenzie di stampa che per la prima volta è stata discussa in maniera formale l’uscita dall’euro della Grecia sembra far parte di questo “balletto” ed è un tentativo dei creditori di mettere fretta al governo greco. Una bancarotta della Grecia oggi probabilmente non sarebbe così dannosa per l’Europa come lo sarebbe stata nel 2011, ma potrebbe comunque avere effetti pericolosi sulla tenue ripresa economica iniziata quest’anno.