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  • Venerdì 12 giugno 2015

Il governo australiano ha pagato gli scafisti?

L'Indonesia ha accusato il governo del primo ministro Tony Abbott di aver pagato alcuni trafficanti di migranti perché tornassero indietro

Il primo ministro australiano Tony Abbott a una cerimonia religiosa, febbraio 2015 (AP Photo/Andrew Taylor)
Il primo ministro australiano Tony Abbott a una cerimonia religiosa, febbraio 2015 (AP Photo/Andrew Taylor)

Il governo dell’Indonesia ha accusato l’Australia di aver pagato alcuni scafisti che stavano portando illegalmente dei migranti verso le coste australiane, affinché girassero le imbarcazioni e si dirigessero altrove. Il primo ministro conservatore dell’Australia, Tony Abbott, non ha smentito che il suo governo abbia pagato gli scafisti. Rispondendo a una precisa domanda, Abbott ha detto: «Non voglio entrare nei dettagli». Abbott ha anche spiegato che il suo governo «farà tutto il necessario affinché questo odioso traffico venga fermato», aggiungendo che è riuscito a fermare il flusso di migranti verso l’Australia e che continuerà a «fare tutto il possibile perché le cose non cambino». Quando, insistendo, il giornalista gli ha chiesto se fare “tutto il possibile” includesse in teoria anche pagare gli scafisti, Abbott ha risposto di non voler fare ipotesi; ha anche concluso che le unità di protezione delle frontiere «sono pronte a ricorrere a metodi creativi» per lottare contro l’immigrazione clandestina. Qualche giorno prima la ministra degli Esteri Julie Bishop e il ministro dell’Immigrazione Peter Dutton avevano invece negato in modo più chiaro il fatto del pagamento.

L’Indonesia sta indagando su un respingimento avvenuto alla fine di maggio: la vicenda riguarda un’imbarcazione in particolare, che trasportava 65 persone provenienti da Bangladesh, Sri Lanka e Myanmar e che era diretta in Nuova Zelanda. La barca è stata intercettata dalla marina australiana e rispedita all’isola indonesiana di Roti: secondo alcune testimonianze di persone a bordo l’imbarcazione originaria sarebbe stata distrutta, i migranti tenuti per diversi giorni sulla nave della marina militare e infine imbarcati su navi più piccole e con meno scorte, in modo da impedire il proseguimento del viaggio. I membri dell’equipaggio dell’imbarcazione originaria sarebbero stati pagati 5 mila dollari ciascuno per riportare indietro i migranti all’isola indonesiana di Roti. Il capo della polizia dell’isola ha detto che i sei membri dell’equipaggio –arrestati per traffico di migranti – hanno riferito di essere stati pagati dai funzionari australiani.

Da più di un anno l’Australia ha introdotto politiche particolarmente severe e costose nei confronti dell’immigrazione, di cui si è discusso in tutto il mondo e che, anche in Italia, vengono presentate da alcuni come un modello. Il governo australiano ha schierato un grosso numero di militari per sorvegliare le sue acque, in modo da poter intercettare le imbarcazioni che si avvicinano alle sue coste. Chi arriva può andare incontro a due diverse situazioni. La sua imbarcazione potrebbe essere trainata nuovamente verso i porti di partenza, oppure gli occupanti potrebbero essere inviati nei centri di identificazione stabiliti in Papua Nuova Guinea e nell’isola di Nauru, dove le loro eventuali domande di asilo vengono esaminate e dove si riceve un permesso di residenza nel caso venga riconosciuto il diritto di asilo.

I respingimenti possono avvenire in due modi. In un caso le navi della marina militare o della guardia costiera intercettano l’imbarcazione, un gruppo di abbordaggio sale a bordo e collega con un cavo la barca dei migranti con la nave australiana. A quel punto i migranti vengono rimorchiati fino alle acque territoriali da dove sono partiti, principalmente quelle indonesiane, e quindi abbandonati. Il secondo metodo di respingimento invece avviene in un secondo momento. I migranti vengono prelevati dalle imbarcazioni, inviati nei centri di detenzione temporanea e riportati dopo qualche giorno nei paesi di partenza. In alcuni casi, i migranti sono stati sistemati su imbarcazioni di salvataggio, quindi trainati fino alle acque costiere dell’Indonesia e lì abbandonati. Il governo australiano ha dichiarato che nessun migrante ha perso la vita in seguito a questo tipo di operazioni. Alcuni di questi respingimenti sono avvenuti senza il consenso dell’Indonesia: in altre parole le unità militari australiane hanno violato le acque territoriali indonesiane e quindi hanno abbandonato le imbarcazioni lasciando che raggiungessero da sole le coste del paese. Il governo indonesiano ha protestato per questa pratica e il nuovo presidente, Joko Widodo, eletto alla fine del 2014, ha detto che non tollererà più le violazioni illegali della marina australiana nelle sue acque territoriali.