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  • Giovedì 11 giugno 2015

Il Milan vale davvero un miliardo di euro?

Se l'è chiesto Marco Iaria sulla Gazzetta dello Sport, provando a fare chiarezza sulle cifre circolate negli ultimi giorni sui giornali

(Piero Cruciatti / LaPresse)
(Piero Cruciatti / LaPresse)

Il giornalista sportivo Marco Iaria ha fatto un po’ di conti sulla cessione del Milan all’imprenditore thailandese Bee Taechaubol. Iaria ha scritto della questione sul suo blog pubblicato dal sito della Gazzetta dello Sport, cercando di capire se i numeri di cui si parla sono proporzionati o meno al valore della squadra.

La scorsa settimana Fininvest ha diffuso un comunicato in cui spiegava che tratterà in esclusiva per due mesi la cessione del 48 per cento delle quote della squadra a Taechaubol. Nel comunicato non si parla esplicitamente di quanto pagherà Taechaubol per l’acquisto delle quote, ma tutti i giornali hanno scritto che si tratta di una cifra intorno ai 480 milioni di euro. Se i numeri fossero confermati, significherebbe che il Milan è stato valutato nel suo insieme circa un miliardo di euro. Una cifra sproporzionata al suo reale valore, secondo Iaria: tenendo conto del fatto che il Milan ha un indebitamento netto di 247 milioni di euro – parametro che viene conteggiato nel “prezzo” che si assegna a una squadra – e che le entrate della squadra in tutto il 2014 sono state di 224 milioni, al Milan è stata assegnata una valutazione complessiva di circa sei volte il proprio fatturato (1,247 miliardi contro 224 milioni). Va inoltre tenuto conto del fatto che per la seconda stagione consecutiva il Milan non giocherà nessuna coppa europea, una notevole fonte di guadagno.

Secondo alcuni, la sopravvalutazione del Milan è spiegabile con la volontà di Taechaubol di fare un investimento sul “marchio”: il Milan è infatti al decimo posto al mondo nella classifica dei marchi di calcio più “potenti” compilata dall’istituto di ricerca Brand Finance. Secondo Iaria, invece, l’eccessivo costo del 48 per cento delle quote indica che esiste un accordo fra Berlusconi e Taechaubol affinché quest’ultimo acquisti il reale controllo della squadra: secondo questa spiegazione Berlusconi ha semplicemente “gonfiato” la valutazione per motivi non chiari, mentre Taechaubol otterrà il controllo della squadra nonostante nominalmente avrà solo una quota di minoranza.

Andrea Agnelli, presidente Juventus, conferenza stampa 08/06/2015: “La Fininvest ha comunicato che in questo momento ha aperto un dialogo formale e quindi i numeri non ci sono ancora. Così come li ho letti sui giornali sono numeri sicuramente impressionanti. Quando poi vado a guardare e a fare qualche riflessione sui multipli e guardo al risultato netto, al margine operativo lordo, alla posizione netta finanziaria del Milan poi faccio fatica a trovare una quadra a quel numero. C’è, senz’altro! Ci sono dei valori intangibili: il valore del marchio. Però qui faccio più una domanda io a lei da commentatore della comunità finanziaria: come possono questi numeri portare ad un risultato di quel tipo?”

Di­cia­mo­lo su­bi­to: i dubbi di Agnel­li sono gli stes­si che ab­bia­mo noi. Se è vero che la cor­da­ta rap­pre­sen­ta­ta da Bee Tae­chau­bol ac­qui­sirà il 48% del Milan per 480 mi­lio­ni, con Fi­nin­ve­st a man­te­ne­re il con­trol­lo del club come da co­mu­ni­ca­to della hol­ding di Ber­lu­sco­ni, la va­lu­ta­zio­ne com­ples­si­va della so­cietà ros­so­ne­ra che sa­reb­be stata fatta non trova alcun ri­scon­tro nei me­to­di tra­di­zio­nal­men­te uti­liz­za­ti per va­lu­ta­re le azien­de. E’ chia­ro che qui stia­mo par­lan­do di una squa­dra di cal­cio: non un’azien­da qual­sia­si ma un con­cen­tra­to di in­te­res­si e pas­sio­ni che tra­scen­de i prin­ci­pi dell’eco­no­mia clas­si­ca. Ma anche ri­ma­nen­do in am­bi­to cal­ci­sti­co le per­ples­sità re­sta­no ec­co­me. Be­nin­te­so, il co­mu­ni­ca­to di Fi­nin­ve­st non ri­ve­la l’entità del cor­ri­spet­ti­vo ma tutti gli or­ga­ni di in­for­ma­zio­ne sono stati con­cor­di su quei 480 mi­lio­ni. Il 100% fa­reb­be 1 mi­liar­do. Va­lu­ta­zio­ne cor­ret­ta? Esa­ge­ra­ta? Ve­dia­mo un po’.

Una pre­mes­sa è d’ob­bli­go. Sul mer­ca­to un conto è il va­lo­re, un altro il prez­zo. Il va­lo­re è og­get­ti­vo, il prez­zo può di­pen­de­re da una serie di fat­to­ri: gli in­te­res­si spe­ci­fi­ci di chi com­pra, la con­cor­ren­za di altri ac­qui­ren­ti, le po­ten­zia­lità dell’af­fa­re, ec­ce­te­ra. A far la corte al Milan non è stato, co­mun­que, uno sceic­co de­si­de­ro­so di le­git­ti­mar­si nel con­ses­so in­ter­na­zio­na­le, ma pre­su­mi­bil­men­te un grup­po di in­ve­sti­to­ri che, at­tra­ver­so lo stru­men­to del pri­va­te equi­ty, met­to­no di so­li­to il grano con la pro­spet­ti­va di un ri­tor­no si­cu­ro dell’in­ve­sti­men­to. In casi del ge­ne­re prez­zo e va­lo­re si av­vi­ci­na­no.

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