Il quadro all’asta fatto con lo sterco di elefante

La storia di "The Holy Virgin Mary", il dipinto dall'artista britannico Chris Ofili che fece molto discutere negli anni Novanta e che ora è in vendita

The Holy Virgin Mary (DOUG KANTER/AFP/Getty Images)
The Holy Virgin Mary (DOUG KANTER/AFP/Getty Images)

Il prossimo 30 giugno Christie’s, una delle più famose case d’asta al mondo, aprirà un’asta nella sua sede di Londra sul tema “arte del dopoguerra”. Tra le opere in vendita ci sarà anche un quadro particolare, che mette insieme sacro e profano e che negli anni Novanta fece discutere moltissimo: è The Holy Virgin Mary (La Santa Vergine Maria) e fu dipinto da Chris Ofili nel 1996.

The Holy Virgin Mary è un quadro alto circa 2 metri e mezzo e largo poco meno di due metri, realizzato con tecniche miste che spaziano dalla tradizionale pittura a olio, all’utilizzo di brillantini, resine, sterco di elefante e collage di immagini pornografiche. Su uno sfondo dorato spicca una donna nera con un abito blu, che secondo l’iconografia cristiana è uno degli attributi della Vergine Maria. La Madonna è circondata da una serie di figure che a prima vista ricordano farfalle colorate, ma che in realtà sono ritagli e collage di immagini pornografiche, e in particolare di dettagli di genitali femminili, utilizzati per richiamare ironicamente l’utilizzo dei putti nell’arte cristiana tradizionale. Un grumo di vernice e sterco di elefante forma e rappresenta il seno nudo della Madonna. Il quadro viene esposto attraverso una strategia peculiare: non è appeso alla parete, ma semplicemente appoggiato e sorretto da due cumuli di sterco di elefante decorati con una serie di puntine colorate. Le puntine sono disposte per formare la parole “Virgin” sul cumulo di destra e “Mary” sul cumulo di sinistra.

Artist Chris Ofili's controversial work The Holy V

Chi è Ofili
Nato a Manchester da padre nigeriano Ofili è uno dei pochi artisti di origine africana ad avere ottenuto una certa fama tra i Brit Artists, il gruppo di giovani artisti britannici interessati soprattutto alle arti visive che si costituì negli anni Novanta. Ofili studiò arte al Chelsea College of Arts, e fu proprio durante gli anni dell’università che sviluppò il suo stile. Nel 1992 infatti vinse una borsa di studio che gli permise di viaggiare per lo Zimbabwe: lì scoprì le pitture rupestri e imparò ad utilizzare lo sterco di elefante, che divenne una costante delle sue opere. Fu notato poi da Charles Saatch, magnate della pubblicità e collezionista d’arte, e divenne famoso a partire dal 1996 grazie all’interesse suscitato da The Holy Virgin Mary. Nel 1998 vinse il Turner Prize (il premio di arte contemporanea istituito dalla Tate Britain di Londra e rivolto agli artisti inglesi che hanno meno di 50 anni) e nel 2003 fu selezionato per rappresentare l’Inghilterra alla Biennale di Venezia, dove peraltro Ofili è presente anche quest’anno con l’opera The Green Mirror.

La controversia
The Holy Virgin Mary iniziò a far discutere quando, nel 1997, Charles Saatchi decise di inserirla nel catalogo di Sensation, la mostra itinerante che organizzò con alcuni pezzi della sua collezione di arte contemporanea. Sensation iniziò alla Royal Academy of Art di Londra nel settembre del 1997. Si spostò poi a Berlino e nel 1999 al Brooklyn Museum di New York, dove molti leader politici e religiosi si sentirono offesi. L’allora sindaco di New York, Rudolph Giuliani, definì il dipinto «malato» e «blasfemo»; lo considerò indegno e irrispettoso nei confronti dei credenti: tentò di trattenere i 7 milioni di fondi pubblici dell’istituzione per far chiudere la mostra.

Prese parte alle polemiche anche Hillary Clinton, che pur non condividendo la posizione di base dell’artista difese il diritto del museo a esporre il quadro. Arnold L. Lehman, direttore del museo, riuscì a resistere ai tentativi di sabotaggio di Giuliani e lo portò in tribunale per violazione del Primo Emendamento. «Il Primo Emendamento non sostiene i progetti orribili e disgustosi» commentò Giuliani, ma il museo vinse la causa. Durante l’esposizione a New York del 1999 l’opera fu danneggiata ben due volte: Dennis Heiner, un cattolico fervente di 72 anni, buttò della vernice bianca sulla tela di Ofili e fu condannato a pagare una multa di 250 dollari; Scott LoBaido, artista statunitense di Staten Island, venne invece arrestato per aver buttato dello sterco di cavallo nei corridoi del museo vicini a The Holy Virgin Mary. L’anno seguente, nel 2000, Sensation si sarebbe dovuta spostare alla National Gallery of Australia di Canberra, ma venne cancellata a causa delle polemiche negli Stati Uniti.

The Holy Virgin Mary oggi
Attualmente The Holy Virgin Mary appartiene a David Walsh, imprenditore australiano, che la acquistò nel 2000. L’opera fu esposta nel 2010 alla Tate Britain di Londra, in occasione di una retrospettiva sul lavoro di Chris Ofili, mentre dal 2011 si trova al Museum of Old and New Art di Hobart, in Tasmania, che appartiene allo stesso David Walsh. Il valore stimato di The Holy Virgin Mary si aggira intorno ai 2,3 milioni di dollari: è dovuto non solo alla storia particolare dell’opera, ma anche alla fama acquisita da Chris Ofili artisticamente e nel mondo delle aste. «Il ricavato della vendita del quadro mi servirà per ampliare il mio museo, e costruirci un’ala dedicata alle opere di James Turrell, che sono luminose, coinvolgenti e soprattutto provocatorie».