“Vuoi della droga o cinque dollari?”

Chi si droga risponde a questa domanda in modo meno scontato di quanto sembri, spiega un neuroscienziato, e questo mostra che l'approccio repressivo non funziona

di Christopher Ingraham - The Washington Post

“Sono cresciuto in un’area degradata di Miami, in un quartiere povero. Arrivo da una comunità in cui la maggior parte della gente si droga. Tenevo una pistola nella mia auto, ho commesso qualche piccolo crimine, vendevo e consumavo diverse sostanze stupefacenti. Ma sono qui oggi davanti a voi anche – e sottolineo anche – come docente della Columbia University che ha studiato le dipendenze dalle droghe”.

Questo è il modo in cui Carl Hart, un neuroscienziato e professore di psicologia e psichiatria, ha iniziato un suo intervento a una serie di conferenze TED per raccontare la sua ricerca sulle dipendenze. Dopo una gioventù difficoltosa, Hart spiega di avere girato per diversi anni intorno alla questione della “guerra alle droghe”, un’espressione con cui negli Stati Uniti si intendono i duri sforzi repressivi – politici, polizieschi e militari – per scoraggiare l’uso delle droghe e impedirne la compravendita: “Credevo fermamente che la criminalità e la povertà nel mio quartiere fossero un risultato diretto dell’uso di crack”. Ed era anche convinto – sulla base di cosa dicevano i politici tra gli anni Ottanta e Novanta – che si potesse diventare dipendenti dal crack e da altre sostanze appena dopo averli provati.

Ma i suoi studi lo hanno portato a conclusioni diverse. Ha invitato nel suo laboratorio persone che usano cocaina e metanfetamine e gli ha dato una serie di scelte per qualche giorno: potevano ricevere dosi delle loro droghe preferite oppure potevano ricevere cinque dollari, una cifra inferiore rispetto al valore della droga che avrebbero potuto assumere. A differenza dello stereotipo sul demone vigliacco della dipendenza che ti farà fare qualsiasi cosa pur di avere una dose, Hart ha scoperto che metà dei dipendenti da cocaina e metanfetamine optavano per il denaro al posto della droga. E quando il pagamento passava a 20 dollari, quasi l’80 per cento dei volontari sceglieva i soldi. La lezione? “L’offerta di alternative allettanti riduce drammaticamente il ricorso alla droga”, dice Hart.

E questo porta a un’altra cosa che ha notato Hart, e che vale la pena riportare testualmente:

L’80-90 per cento delle persone che si drogano non hanno una dipendenza: non hanno un problema legato alla droga. In molti casi sono membri rispettabili della nostra società: sono impiegati, pagano le loro tasse, si prendono cura delle loro famiglie e in alcuni casi diventano anche presidenti degli Stati Uniti d’America.

Hart ha naturalmente ragione. Tra le persone che hanno usato almeno una volta marijuana in vita loro, solo il 9 per cento ha sviluppato una dipendenza. Il tasso è dell’11 per cento per i cocainomani e del 17 per cento per chi usa stupefacenti come le metanfetamine. Anche la maggior parte delle persone che si fanno di eroina – il 77 per cento di loro – non sviluppa mai una dipendenza dalla sostanza.

E parlando dei suoi figli, Hart – che è afroamericano – dice di essere meno preoccupato dalle droghe e di più dalle istituzioni e le forze di polizia che si occupano del contrasto alla droga. Dice che gli effetti delle droghe per quanto riguarda i singoli sono prevedibili e facili da capire: fumi un po’ di erba, avrai effetti X in un tempo Y. L’interazione con la polizia è tutta un’altra storia: “Non so come tutelare i miei figli dalla polizia perché, soprattutto quando si tratta di noi neri, le interazioni con gli agenti non sono prevedibili”.

Hart scrive anche che molte delle uccisioni da parte della polizia negli ultimi tempi sono avvenute nell’ambito di operazioni per la lotta contro la droga: “In tutti quei casi, le autorità sospettavano che gli individui coinvolti fossero drogati o vendessero sostanze illecite”. Le dichiarazioni sopra le righe sui pericoli dell’utilizzo delle droghe hanno “creato un clima dove le uccisioni non giustificate da parte della polizia si verificano con più probabilità”. E hanno anche creato negli Stati Uniti le condizioni che permettono agli agenti dell’antidroga di interrogare e di perquisire un privato cittadino su un autobus, e di confiscargli i suoi soldi se non trovano soddisfacenti le sue risposte. O dove il fisco statunitense può svuotarti il conto in banca perché non ritiene plausibile il modo in cui hai depositato il tuo denaro.

Sono spesso le famiglie e le comunità di afroamericani a subire maggiormente queste misure così dure. Nel suo intervento Hart fornisce un dato preoccupante: un nero su tre può aspettarsi di trascorrere un po’ di tempo della propria vita in carcere. Questa condizione lo ha riguardato direttamente: “Sono il padre di tre bambini, uno è finito in carcere per le leggi contro la droga”.

©2015 The Washington Post