Gli scioperi nelle fabbriche di auto in Turchia

Da giorni ci sono manifestazioni e interruzioni della produzione in stabilimenti importanti, nel paese col mercato dell'auto che cresce più in fretta al mondo

di Andrea Fiorello – @andreafiorello

Operai protestano ai cancelli della fabbrica Oyak-Renault di Bursa, Turchia (AFP PHOTO / OZAN KOSE)
Operai protestano ai cancelli della fabbrica Oyak-Renault di Bursa, Turchia (AFP PHOTO / OZAN KOSE)

Giovedì 14 maggio la produzione della fabbrica automobilistica Oyak-Renault di Bursa, una città nel nordovest della Turchia, è stata interrotta a causa delle proteste di circa 2.500 operai, che all’inizio del turno di mezzanotte si sono rifiutati di lavorare e hanno cominciato a manifestare dentro e fuori lo stabilimento contro gli stipendi bassi e le condizioni lavorative, giudicate troppo pesanti e ingiuste. Il giorno dopo si sono associati alla protesta gli operai di un’altra fabbrica automobilistica della stessa città, quella Fiat Tofaş: le manifestazioni sono proseguite per tutto il weekend, tanto che la mattina di lunedì 18 maggio Tofaş ha fatto sapere con un comunicato stampa di avere dovuto interrompere la produzione finché i conflitti non saranno risolti.

Secondo i dati dell’associazione dei costruttori automobilistici turchi (OSD), le fabbriche Oyak-Renault e Fiat Tofaş insieme realizzano il 40 per cento della produzione automobilistica turca, che rappresenta il 10 per cento delle esportazioni totali del paese e nel 2014 è stata di 1,22 milioni di unità: quasi il doppio delle 698mila dell’Italia.

La Oyak-Renault di Bursa è la più grande fabbrica Renault fuori dall’Europa occidentale ed è gestita da una joint venture – una società che nasce dall’accordo di collaborazione tra due o più imprese – controllata al 51 per cento dalla casa automobilistica francese Renault e al restante 49 per cento dall’Oyak, il fondo pensioni delle forze armate turche. A Bursa, Renault costruisce i suoi modelli Clio (nelle carrozzerie berlina, station wagon e van), Fluence (a benzina ed elettrica), Megane e Symbol per i mercati della Turchia e di oltre 100 nazioni nel mondo; lo stabilimento costruisce anche circa 450.000 cambi e motori l’anno. La Oyak-Renault – fondata nel 1969 – impiega circa 5.700 persone, di cui 4.400 operai che lavorano su 3 turni di 8 ore ciascuno, ha una capacità produttiva di circa 360.000 unità l’anno e nel 2014 ha prodotto 318.246 automobili (dati OSD).

La Tofaş, invece, costruisce auto su licenza Fiat dal 1971 ed è per il 37,86 per cento di proprietà del costruttore italiano Fiat (oggi FCA Italy) e per il 37,59 per cento del gruppo industriale turco Koç Holding, mentre il restante 24,28 per cento delle azioni è quotato sul mercato della Borsa di Istanbul. Il suo stabilimento di Bursa impiega circa 6.500 persone, di cui 5.000 operai, e realizza la berlina Fiat Linea (una “tre volumi” derivata dalla Fiat Grande Punto), gli MPV medi Fiat Doblò e Opel Combo, che condividono la base meccanica, e gli MPV piccoli Fiat Fiorino, Citroën Nemo e Peugeot Bipper, anche questi basati su una meccanica comune. Secondo i dati della OSD, la fabbrica Tofaş ha una capacità produttiva di 400.000 unità l’anno e nel 2014 ha prodotto in totale 222.807 auto, di cui due terzi per l’esportazione. Oltre a Renault e Fiat, le principali case automobilistiche ad avere stabilimenti in Turchia sono l’americana Ford, le giapponesi Toyota e Honda e la coreana Hyundai-Kia.

Le proteste degli operai turchi per un migliore trattamento contrattuale si sono diffuse rapidamente anche in fabbriche fornitrici di componenti per l’industria automobilistica della zona di Bursa e hanno portato il costruttore Ford Otosan – un’azienda di proprietà Ford e della Koç Holding, che negli stabilimenti di Kocaeli e Yeniköy costruisce i veicoli commerciali Ford Transit e Tourneo – a cancellare i turni straordinari di lavoro previsti dal 19 maggio a causa del mancato arrivo di componenti da parte dei fornitori.

Gli stessi sindacati turchi non definiscono queste manifestazioni degli “scioperi”, perché non sono stati organizzati né coordinati da loro. Anzi, le organizzazioni rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto agli operai di sospendere le proteste definendole “illegali” e almeno in parte sono state tra le cause delle manifestazioni: il mese scorso, il sindacato Turk Metal ha ottenuto un aumento dello stipendio del 60 per cento per gli operai dello stabilimento di componenti per auto Bosch Fren di Bursa, ma non è riuscito a estendere questo accordo ad altre fabbriche. Questo ha provocato le reazioni dei lavoratori Tofaş, che hanno accusato i rappresentanti Turk Metal di essere stati eletti con l’appoggio del management dell’azienda e quindi di non fare gli interessi degli operai.

A seguito delle manifestazioni, in questi giorni il ministro dell’industria turco Fikri Isik ha chiesto che la produzione riprendesse immediatamente, sostenendo che le richieste degli operai possono essere discusse anche mentre si lavora. Al Salone dell’Auto di Istanbul cominciato il 21 maggio, invece, il responsabile Renault per Europa e Asia Jean Christophe Kugler ha dichiarato ai giornalisti che la casa francese, a causa delle proteste, potrebbe riconsiderare i propri investimenti in Turchia programmati per il futuro. Il 22 maggio Fiat e Ford hanno dichiarato di avere ripreso regolarmente la produzione nei propri stabilimenti, mentre le proteste degli operai proseguono alla fabbrica Renault.

Con un netto cambio di tono rispetto alle dichiarazioni del 21 maggio, il 23 maggio la Oyak-Renault ha emesso un comunicato stampa in cui assicurava che se le manifestazioni fossero finite e la produzione ripristinata, gli operai non avrebbero subito sanzioni disciplinari e avrebbero ricevuto un pagamento extra di circa 350 euro.

Lunedì 25 maggio Ford Otosan ha comunicato di aver dovuto sospendere per precauzione la produzione nella sua fabbrica di İnönü – una cittadina a sudest di Bursa dove la casa americana produce il Ford Cargo, un modello di camion – poiché alcuni operai che hanno scioperato nei giorni scorsi si sono rifiutati di lasciare lo stabilimento.

Il nuovo modello Fiat che sostituirà la Bravo
Il Salone di Istanbul è stato anche l’occasione per Fiat di presentare un nuovo modello di berlina compatta a tre volumi, che a novembre sarà messa in vendita sul mercato turco e a seguire in quelli di altre 40 nazioni di Europa, Medio Oriente e Africa. L’auto è stata presentata come “Aegea”, ma la versione definitiva – che sarà costruita nella fabbrica Tofaş di Bursa – non avrà questo nome: un portavoce Fiat ha dichiarato che il nome provvisorio è legato al progetto del modello e vuole omaggiare la Turchia e “rappresentare un simbolico ponte tra Est e Ovest”. L’Aegea condivide la base meccanica con le Fiat 500L e 500X vendute in Italia e sostituisce il modello Linea venduto in Turchia e altri mercati, mentre una sua variante a due volumi che sarà lanciata l’anno prossimo rimpiazzerà la Fiat Bravo sui mercati europei.

La gamma compatta sarà completata da una station wagon di cui non si conoscono ancora i tempi di commercializzazione: Tofaş ha dichiarato che fino al 2023 prevede di costruire un totale di 700.000 auto tra tutte e tre le varianti di carrozzeria.

La situazione economica e politica in Turchia
Le proteste dei giorni scorsi mostrano le contraddizioni del progresso dell’economia turca, che negli ultimi anni ha avuto una crescita molto rapida, cui però non si è accompagnato un miglioramento nelle condizioni lavorative. Circa il 40 per cento dei lavoratori turchi, infatti, lavora 50 o più ore a settimana, il dato più alto tra le oltre trenta nazioni che fanno parte dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). In un’intervista all’agenzia di stampa internazionale Reuters, il direttore di Turkey Analyst Halil M. Karaveli – analista esperto di politica ed economia turca – ha detto che un miglioramento nelle condizioni lavorative è necessario per portare la società turca verso un modello più europeo e ha aggiunto: «La Turchia è seconda solo alla Cina per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro: nella situazione attuale è necessario che le aziende facciano concessioni ai lavoratori».

Nel 2014 la crescita economica ha subito un rallentamento, che tra le tante conseguenze ha portato a un calo dei consumi (le vendite auto sono diminuite del 10 per cento) e a un livello di disoccupazione ai massimi degli ultimi cinque anni. In questa situazione non facile, il 7 giugno in Turchia ci saranno le elezioni parlamentari: ampiamente favorito per la vittoria è l’AKP, il “Partito per la Giustizia e lo Sviluppo” di orientamento islamico e conservatore cui appartengono il primo ministro Ahmet Davutoğlu e il presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdoğan. Nonostante l’AKP nell’ultimo decennio si sia presentato come il partito dei lavoratori, gli scioperi recenti ne hanno un po’ indebolito l’immagine e rischiano di compromettere il suo obiettivo elettorale dichiarato: una riforma costituzionale per passare dall’attuale sistema parlamentare a quello presidenziale. L’AKP sostiene che questo cambiamento garantirà maggiore stabilità politica e decisioni più rapide, ma per portare avanti agevolmente la riforma, alle elezioni del 7 giugno il partito del presidente Erdoğan dovrà ottenere 367 dei 550 seggi.

Il mercato dell’auto turco
Le auto nuove vendute in Turchia nel 2013 sono state 853.378, mentre nel 2014 sono diminuite del 10 per cento a 768.681 unità. Nonostante una popolazione di circa 75,6 milioni di abitanti, il mercato interno automobilistico turco resta piuttosto ridotto: basti pensare che l’anno scorso, uno dei peggiori del decennio, in Italia sono state vendute 1,36 milioni di auto.

Nonostante le modeste dimensioni assolute, nel mese di aprile 2015 il mercato dell’auto turco è stato quello a crescere più in fretta al mondo, facendo segnare un incremento del 71,8 per cento (91.602 unità) rispetto all’anno precedente. La crescita del primo quadrimestre 2015, invece, è stata del 56 per cento, con 262.935 unità.

I 10 marchi automobilistici più venduti in Turchia nel periodo Gennaio-Aprile 2015
1. Volkswagen – 41.404 unità, +47,7 per cento sul 2014
2. Ford – 32.683, +121,7 per cento
3. Fiat – 30.418, +61,1 per cento
4. Renault – 30.153, +29,9 per cento
5. Hyundai – 14.837, +36,8 per cento
6. Toyota – 14.256, +109,7 per cento
7. Opel – 11.908, +45,3 per cento
8. Dacia – 11.668, +57,8 per cento
9. Peugeot – 9.675, +92,5 per cento
10. Citroën – 9.368, +100,3 per cento

Le 10 auto più vendute in Turchia nel periodo Gennaio-Aprile 2015
1. Fiat Linea – 11.450 unità, +85,5 per cento rispetto al 2014
2. Toyota Corolla – 9.981, +152,3 per cento
3. Ford Courier – 9.762 (non venduto nello stesso periodo 2014)
4. Fiat Doblò – 9.548, +134 per cento
5. Renault Fluence – 9.134, +21,2 per cento
6. Renault Clio – 8.855, +64 per cento
7. Volkswagen Passat – 8.550, +62,4 per cento
8. Ford Transit – 8.253, +74,3 per cento
9. Hyundai i20 – 7.317, +64,5 per cento
10. Volkswagen Polo – 7.220, +22 per cento