Com’è la vita del Papa

Repubblica ha tradotto l'intervista del Papa a un giornale argentino: si parla delle sue giornate, della pizza, di internet e di cosa lo spaventa

(ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
(ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

La Repubblica ha pubblicato la traduzione dell’intervista che Papa Francesco ha dato al giornale argentino Voz del Pueblo, un quotidiano locale di Tres Arroyos, una città della provincia di Buenos Aires. In quella lunga intervista Papa Francesco ha spiegato di non usare internet, di non guardare la televisione dal 1990 e di leggere, per non più di 10 minuti al giorno, un solo quotidiano italiano: proprio Repubblica. Nell’intervista Papa Francesco racconta cosa gli manca della sua vita prima del papato: dice, per esempio, che vorrebbe poter uscire a mangiare una pizza.

Bergoglio affronta anche temi più seri: dice di essere spaventato dal dolore fisico, davanti al quale si definisce “codardo”, e spiega di essersi commosso seguendo la storia dei rohingya, una delle minoranze più perseguitate al mondo. L’intervista affronta molti temi, personali e globali. Dalla traduzione italiana pubblicata da Repubblica è però assente il commento di Papa Francesco sulla scarsa professionalità di alcuni giornali italiani: «I mezzi di comunicazione prendono una parola qui e una di là e la tolgono dal contesto», aveva detto Papa Francesco a Voz del Pueblo, riferendosi a come era stata riportata (anche da Repubblica, ma non solo) una sua frase pronunciata a Ostia nel marzo di quest’anno.

Santità, che cose le manca della sua vita prima di diventare Papa?
«Uscire per strada. Questo mi manca molto, la tranquillità di camminare per strada. O di andare in pizzeria a mangiare una bella pizza».

Qui gira per la città?
«Nooo…. Vado nelle parrocchie… Ma non posso uscire. Immaginate che io esca qui, per strada, cosa si scatenerebbe. Un giorno sono uscito in auto solo con l’autista e mi sono dimenticato di chiudere il finestrino; era aperto e io non me n’ero accorto. Si è scatenato un putiferio…».

Di quali cose ha paura?
«In generale non ho paure, anzi tendo a essere temerario, a lanciarmi senza misurare le conseguenze. Quanto agli attentati, io sono nelle mani di Dio: nelle mie preghiere parlo al Signore e gli dico: “Se deve succedere, che accada. Ti chiedo solo una grazia: non farmi sentire dolore”, perché davanti al dolore fisico sono codardo. Il dolore morale lo sopporto, quello fisico no».

Segue tutto ciò che si pubblica?
«No, no. Leggo solo un giornale. La Repubblica, che si rivolge ai lettori medi. Lo sfoglio la mattina, per non più di dieci minuti. Quanto alla televisione, non la vedo dal 1990, dopo una promessa che ho fatto alla Vergine del Carmine, la sera del 15 luglio.

Perché ripete sempre «Pregate per me»?
«Perché ho bisogno. Ho bisogno della preghiera del popolo. È una necessità interiore, la necessità che la preghiera del popolo mi sostenga».

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