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  • Lunedì 25 maggio 2015

Negli Stati Uniti la siccità sta mettendo in crisi l’energia idroelettrica

Nel sud-ovest le piogge sono scarse da anni, riducendo la produzione di energia con le centrali idroelettriche e generando molte preoccupazioni

di Todd C. Frankel – Washington Post

Il lago Mead nel luglio 2014. (AP Photo/John Locher)
Il lago Mead nel luglio 2014. (AP Photo/John Locher)

Da alcuni anni le piogge in California sono molto diminuite: questo ha portato a una sempre più grave situazione di siccità e alla recente decisione di Jerry Brown, il governatore dello stato, di ordinare il razionamento dell’acqua e a imporre una diminuzione del 25 per cento nel consumo idrico. Oltre che in California, gli effetti della siccità si stanno facendo sentire anche negli altri stati del sud-ovest degli Stati Uniti: l’Arizona e il Nevada su tutti. E proprio tra Arizona e Nevada c’è, dal 1935, la famosa diga di Hoover, costruita lungo il corso del fiume Colorado: ospita un’importante centrale idroelettrica (al momento della sua costruzione la più grande degli Stati Uniti) e, fermando il corso del fiume Colorado, crea il lago Mead, profondo 180 metri e la cui superficie è di 640 chilometri quadrati. Il fiume, il lago, la diga e la centrale idroelettrica negli ultimi anni stanno subendo le evidenti conseguenze della siccità. La scarsità d’acqua ha messo seriamente in difficoltà l’impianto idroelettrico della diga di Hoover e altri impianti degli Stati Uniti occidentali, rendendo scarsa una fonte d’energia pulita e poco costosa, e che oltretutto si pensava fosse infinita.

La capacità della diga di Hoover – costruita al confine tra il Nevada e l’Arizona – è scesa di circa il 25 per cento dal 2000 a oggi. In California – dove ci sono 287 centrali idroelettriche e dove metà dello stato è in una situazione definita di “siccità straordinaria” – l’utilizzo di energia idroelettrica è diminuito del 60 per cento in soli quattro anni. L’industria dell’energia idroelettrica – ha spiegato Mike Connor, vice segretario del Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti – sta pagando a caro prezzo la carenza d’acqua. Molte delle società che producono e distribuiscono energia elettrica in California hanno aumentato le loro tariffe, scegliendo fonti d’energia molto più care e molto meno pulite dell’acqua: tutto questo aumenta l’inquinamento e aumenta le emissioni di gas serra; proprio quel gas che, secondo alcuni, è tra i principali responsabile della siccità californiana. Nel frattempo, cresce anche il rischio blackout estivi: le centrali idroelettriche sono così costrette a supportare le reti elettriche cittadine in caso di improvvise impennate nei consumi.

La causa del problema sta nella carenza di precipitazioni, che porta i fiumi e i laghi ad avere acque meno profonde e, di conseguenza, genera una minore pressione dell’acqua, quella pressione grazie alla quale l’acqua guadagna velocità. L’acqua, in questi anni di siccità, è sempre meno e soprattutto è sempre meno veloce: le turbine delle centrali idroelettriche girano di conseguenza più piano, generando meno energia. Alcuni impianti più piccoli hanno già chiuso, come per esempio quello costruito sul fiume Truckee, che attraversa per quasi 200 chilometri parte della California e del Nevada del nord. Altre centrali riescono a restare aperte, ma con molte difficoltà. Le 53 centrali idroelettriche gestite dal Bureau of Reclamation (un’agenzia federale che dal 1902 supervisiona lo sfruttamento delle risorse idriche nella parte occidentale degli Stati Uniti) producono oggi un decimo di energia in meno rispetto ad alcuni anni fa, e questo nonostante la domanda sia in aumento. Anche gli stati di Washington e dell’Oregon – che si trovano nel nord-ovest degli Stati Uniti – stanno affrontando delle siccità ma finora le loro centrali stanno resistendo bene. In quelle regioni – attraversate dal fiume Columbia, uno dei più grandi del Nord America – i livelli dell’acqua rimangono normali, anche grazie ai ghiacciai e alle abbondanti precipitazioni nella Columbia Britannica, una provincia canadese da cui parte il fiume Columbia.

Peggiore è la situazione del lago Mead, il più grande lago artificiale degli Stati Uniti, che si trova in Nevada ed è alimentato dal fiume Colorado, i cui livelli dell’acqua sono in diminuzione da oltre 10 anni. Secondo alcuni studi quella con cui si trovano a convivere il lago Mead e il fiume Colorado è la quarta peggior siccità degli ultimi mille anni. Il lago Mead, che in passato è stato la principale riserva d’acqua degli Stati Uniti, è ora al quarto posto in quella classifica. Nel 2008 una ricerca dello Scripps Institution of Oceanography – un importante centro di ricerca californiano – si è chiesto: “Quando si prosciugherà il lago Mead?”. Nel 2008 la risposta fu che c’era il 50 per cento di possibilità che già entro il 2021 il lago si sarebbe trovato senza più acqua.

La siccità californiana c’è da quattro anni, ma i cali nella produzione idroelettrica sono già stati rapidi e importanti. Le centrali idroelettriche contribuiranno quest’anno al 7 per cento della produzione elettrica della California; nel 2011 quel valore era al 23 per cento. Questo vuoto è stato riempito grazie al gas naturale e ad altre fonti di energia rinnovabile, come per esempio il vento e il sole. I funzionari californiani pensano che nonostante i problemi per il settore idroelettrico si potranno evitare interruzioni di energia nelle ore di punta provando anche, nel lungo termine, a rispettare i piani sul rispetto ambientale. Ma, nonostante tutto, l’assenza dell’energia idroelettrica si farà sentire.

Alla diga di Hoover il principale problema è ora evitare di raggiungere il livello definito di “dead pool” (acque morte): quel livello in cui l’acqua non è abbastanza per far funzionare in modo efficace le turbine della diga. Gli ingegneri hanno creduto per anni che il lago Mead sarebbe “morto” nel momento in cui le acque fossero scese sotto i 320 metri sul livello del mare. Secondo loro a quel livello le turbine avrebbero iniziato a rallentare e diventare sempre meno efficaci. Il livello dell’acqua del lago Mead – che nel 1983 era a più di 370 metri sul livello del mare – è sceso nel 2014 a 329 metri. E mentre il livello diminuiva, le preoccupazioni aumentavano. Anche perché, secondo alcune proiezioni, quel livello scenderà quest’estate a 327 metri.

Ma quello dei 320 metri non è oggi più un problema. Da circa dieci anni, quando si sono visti i primi segni di siccità, si è pensato di installare turbine più piccole, capaci di funzionare anche con meno acqua. Due nuove turbine sono già operative, e altre tre saranno presto aggiunte. Grazie a queste nuove turbine la diga potrà continuare a funzionare fino a un livello di circa 290 metri. Un livello che però, spiega Mark Cook, manager della diga, sarebbe il segno di un’inimmaginabile catastrofe ambientale. Una catastrofe di tale portata che, in quel caso, la perdita di energia idroelettrica sarebbe l’ultimo dei problemi. Cook, pensando al futuro della diga di Hoover, è ottimista, e dice di aspettarsi che il livello dell’acqua del lago Mead torni a salire: “servono solo un paio d’anni con delle buone piogge”.

@Washington Post 2015