Il caso di Abdel Majid Touil, in ordine

Le accuse dei tunisini e le cose che tornano poco nella storia del ragazzo arrestato in provincia di Milano con l'accusa di complicità nell'attacco al Museo del Bardo a Tunisi

(ANSA/PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO)
(ANSA/PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO)

Mercoledì 20 maggio è stato arrestato in provincia di Milano Abdel Majid Touil, un cittadino marocchino di 22 anni entrato illegalmente in Italia lo scorso febbraio. Touil è ricercato dalle autorità tunisine per una sospetta complicità con i terroristi che lo scorso marzo hanno attaccato il museo del Bardo a Tunisi, uccidendo 24 persone tra cui quattro italiani. Una prima ricostruzione diffusa dai giornali aveva sostenuto che Touil avesse partecipato direttamente all’attacco a Tunisi: poi sono emersi nuovi elementi che sembrano dimostrare la presenza di Touil in Italia il giorno dell’attentato. Negli ultimi due giorni sono state fatte diverse ricostruzioni sulla vicenda, spesso in modo piuttosto confusionario: abbiamo messo in ordine le cose che si sanno per certo.

L’arrivo in Italia
Il 17 febbraio Touil è arrivato a Porto Empedocle, in Sicilia, a bordo di un barcone lungo 15 metri insieme ad altre 639 persone: la barca era partita dalla Libia. Touil è stato identificato e ha ricevuto un foglio di via, cioè un documento che gli impone di lasciare il paese: senza rispettare l’ordine, Touil ha raggiunto Gaggiano, un comune in provincia di Milano dove sua madre vive regolarmente da nove anni insieme ai suoi fratelli. Touil era sospettato dalle autorità tunisine di avere in qualche modo partecipato all’attentato del Museo del Bardo il 18 marzo scorso.

L’attentato al museo del Bardo
Il 18 marzo un gruppo di tre uomini armati in uniformi militari ha attaccato il museo del Bardo di Tunisi e ha preso decine di persone in ostaggio. Nel successivo scontro a fuoco con le forze di sicurezza tunisine 22 persone sono rimaste uccise, tra cui quattro italiani, e altre 50 ferite. Due attentatori, entrambi tunisini, sono stati uccisi nell’attacco, mentre un terzo è riuscito a fuggire. L’ISIS (o Stato Islamico) ha rivendicato l’attacco in una serie di forum jihadisti, ma il governo tunisino ritiene che la responsabilità sia di un gruppo locale legato ad al Qaida, la brigata Aqba Ibn Nafi.

Le indagini
Secondo il giornalista di Repubblica Carlo Bonini, le indagini su Touil sono cominciate quando le autorità tunisine hanno comunicato ai servizi segreti italiani una lista di persone sospettate di essere coinvolte nell’attacco al museo del Bardo, e che credevano potessero trovarsi in Italia. L’unico membro della lista su cui gli italiani hanno trovato una pista è proprio Abdel Majid Touil: la pista è emersa il 15 aprile, un paio di settimane dopo la segnalazione delle autorità tunisine, quando la madre di Touil ha denunciato lo smarrimento del passaporto del figlio.

L’arresto
Touil è stato fermato il 19 maggio in quanto clandestino senza documenti: la comunicazione delle autorità tunisine ai servizi segreti italiani, infatti, è un documento informale che non rappresenta una base solida per compiere un arresto. Solo a questo punto le autorità tunisine hanno inserito nel database dell’Interpol una richiesta ufficiale di arresto per Touil nella quale il ragazzo è accusato di essere direttamente coinvolto nell’attacco al museo del Bardo. La richiesta di arresto è arrivata alle 23 del 19 maggio.

Le false generalità
Dopo il fermo, la polizia ha preso le impronte digitali di Touil scoprendo che il ragazzo era già presente nei database della polizia italiana. Le sue impronte infatti erano già state rilevate al suo arrivo in Sicilia ed erano state registrate sotto il nome di “Abdimajid Tawil”. Per questo motivo diversi giornali hanno scritto che il ragazzo aveva fornito “false generalità”. In realtà è possibile che il suo nome sia semplicemente stato trascritto male.

La conferenza stampa
Il 20 maggio, la mattina dopo l’arresto, la polizia ha tenuto una conferenza stampa in cui ha annunciato il fermo di Touil: la polizia ha aggiunto che Touil era arrivato in Italia lo scorso febbraio a bordo di un’imbarcazione carica di immigrati clandestini. La notizia è stata immediatamente commentata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano e poi dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Altri politici hanno detto – un po’ frettolosamente – che un “terrorista” è arrivato in Italia a bordo di un’imbarcazione di migranti.

Il registro
Già nel pomeriggio del 20 maggio alcuni dettagli della prima ricostruzione fatta dai giornali hanno cominciato a essere messi in discussione. Ad esempio, sembra molto difficile che Touil possa aver partecipato direttamente all’attacco. Secondo gli insegnanti dell’Istituto Franceschi di Trezzano sul Naviglio, dove Touil studiava italiano, in quei giorni il ragazzo si trovava a scuola, un dettaglio confermato anche dal registro di classe. Repubblica ha scritto che i magistrati hanno confermato che Touil si trovava in Italia nei giorni dell’attacco. Secondo le autorità tunisine Touil ha avuto comunque un ruolo nell’attentato, anche se forse solo indiretto.

Le cose che non tornano
Ci sono alcuni problemi relativi alla possibilità ipotizzata dalle autorità tunisine che Touil sia stato complice degli attentatori al museo del Bardo. Per esempio per ora non ci sono prove che Touil sia tornato in Tunisia o in Libia – dove si sono addestrati gli autori dell’attacco – dopo essere arrivato in Italia il 17 febbraio. Touil, hanno notato alcuni, non ha nemmeno assunto dei comportamenti da persone ricercata: ha sempre usato il suo vero nome, ha vissuto con la famiglia e sua madre ha persino fatto denuncia di smarrimento del passaporto, permettendo così alla polizia italiana di individuarlo.