Il padiglione svizzero, metafora del mondo

Che non sarà il più bello di Expo, ma è forse quello più centrato sul tema con il suo esperimento sociale

Le quattro torri del padiglione della Svizzera, con la scritta "Ce n'è per tutti?" (Marta Cantoni/Il Post)
Le quattro torri del padiglione della Svizzera, con la scritta "Ce n'è per tutti?" (Marta Cantoni/Il Post)

Il padiglione della Svizzera, situato subito dopo l’intersezione tra il Decumano (la via principale di Expo) e il Cardo (dove ci sono l’Albero della Vita e Palazzo Italia), non è probabilmente tra le strutture più belle a livello estetico – come il bosco dell’Austria, o il tappeto elastico del Brasile – ma è uno dei più visitati dal pubblico perché ha alla base un’idea semplice ma d’impatto.

Il progetto, che si chiama «Confooderatio Helvetica», è stato sviluppato dalla società di architetti Netwerch, ed è stato scelto nel 2012 da una giuria di esperti tra 103 proposte mandate a un concorso internazionale. Un gruppo di giovani architetti della città di Brugg ha presentato un messaggio sulla responsabilità personale, sull’equa ripartizione dei beni alimentari e sulla sostenibilità. La parte principale dell’esposizione della Svizzera – che è anche il primo paese ad aver aderito a Expo – è formata da quattro torri, raggiungibili tramite un ascensore centrale, riempite con quattro tipi di prodotti che i visitatori possono prendere gratuitamente. La domanda che si pone al pubblico è: “In che modo è possibile garantire un’alimentazione sufficiente, sicura e sana per la popolazione mondiale?”.

Le quattro torri, alte 15 metri ciascuna, sono divise su tre piani: in tutto all’interno ci sono 2 milioni di piccole dosi di sale da 5 grammi l’uno, 2,5 milioni di bustine di Nescafé, 350mila bicchieri riutilizzabili per bere l’acqua del padiglione che proviene proviene dalla falda freatica locale e 420mila sacchettini di plastica con due o tre rondelle di mele per sacchettino. Questi prodotti sono divisi sui tre piani e sono a disposizione del pubblico, che può prenderne quanti ne vuole: le scorte però non saranno rimpiazzate una volta terminate, quindi a seconda di quante persone prenderanno i prodotti, il padiglione potrebbe restare vuoto prima della fine di Expo.

Una volta che tutti e quattro i prodotti al terzo piano saranno terminati – martedì 20 maggio la torre dell’acqua e quella delle mele erano già completamente vuote, mentre restavano sale e caffè – l’ascensore si fermerà al secondo piano e poi al primo. Dipenderà dalla coscienza dei visitatori iniziali la possibilità per gli ultimi di vedere le torri piene o vuote verso la fine di Expo: il padiglione è in pratica una grande metafora del mondo, dove le risorse naturali hanno un limite. Inoltre, una volta terminata l’Esposizione, le torri saranno riportate in Svizzera e riutilizzate come serre urbane.

Oltre alle quattro torri il padiglione della Svizzera ha all’ingresso un’installazione dedicata alla nuova trasversale ferroviaria alpina NTFA, una postazione della Nestlé dove i visitatori possono imparare a fare le tavolette di cioccolato, lavorandolo, sciogliendolo e distendendolo in apposite formine, e due percorsi interni dedicati alla città di Basilea e al San Gottardo, dove c’è una riproduzione della catena montuosa con i  suoi fiumi principali. C’è anche il ristorante svizzero, con i Pizzoccheri della Val Poschiavo, lo sminuzzato di vitello zurighese con rösti e la polenta rossa ticinese con luganega.

Per visitare il padiglione si prende un biglietto gratuito alla biglietteria all’ingresso, che ha segnata l’ora in cui si può entrare per evitare lunghe code: attenzione che spesso alle 17 i biglietti sono già esauriti (gli ingressi chiudono alle 21).