Il “mago dei trapianti” ha imbrogliato?

Un'indagine commissionata dalla più importante università medica svedese dice che Paolo Macchiarini ha creato e falsificato dati riguardo le condizioni mediche dei pazienti dopo le operazioni

Paolo Macchiarini (AP Photo/Lorenzo Galassi)
Paolo Macchiarini (AP Photo/Lorenzo Galassi)

Un’indagine avviata dal Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia), una delle università mediche più importanti d’Europa, ha concluso che il medico Paolo Macchiarini specializzato in trapianti di trachea mentì o falsificò alcune informazioni pubblicate sulle riviste scientifiche in merito alle sue attività. Macchiarini è di origini svizzere, ma ha lavorato a lungo in Italia e si era poi trasferito in Svezia dove ha lavorato ad alcune tecniche sperimentali per trapianti senza rigetto, cioè senza la possibilità che l’organismo non riconosca come proprio il nuovo organo. Il New York Times si era occupato della sue ricerche nel 2012, con un articolo messo in evidenza in prima pagina mentre altri giornali lo avevano definito “il mago dei trapianti di trachea”.

Secondo Bengt Gerdin, l’autore della ricerca commissionata dal Karolinska Institutet nell’autunno dello scorso anno, in diverse pubblicazioni scientifiche Macchiarini ha “omesso alcuni dati e ne ha anche creati o falsificati altri riguardo le condizioni mediche dei pazienti dopo le operazioni”, sui quali aveva sostenuto di avere eseguito procedure mediche senza precedenti. Gerdin ha spiegato al New York Times che Macchiarini sulla rivista scientifica The Lancet, tra le più importanti al mondo, aveva parlato delle “condizioni di un paziente dopo cinque mesi, ma senza che in realtà fossero state effettivamente indagate le condizioni dello stesso: quindi non potevano averne idea”.

L’indagine di Gerdin si è concentrata sulla storia clinica di tre pazienti, operati in una struttura sanitaria affiliata con il Karolinska Institutet: erano stati operati con le tecniche sviluppate da Macchiarini per sostituire le loro trachee danneggiate con impianti sintetici, trattati con cellule staminali degli stessi pazienti in modo da evitare il rigetto (semplificando, le staminali sono cellule che possono assumere più funzioni, a seconda del trattamento e dei tessuti su cui sono innestate). Due pazienti, un eritreo e uno statunitense, morirono dopo l’intervento, mentre un terzo paziente proveniente dalla Turchia fu tenuto in ospedale in terapia intensiva per tre anni dopo l’intervento.

Le verifiche furono avviate in seguito alla segnalazione di quattro medici che avevano collaborato al trattamento dei pazienti, e che avevano espresso dubbi sul fatto che fossero in condizioni così buone come riferito da Macchiarini. Per ora l’indagine è stata pubblicata solamente in svedese, ma la prossima settimana dovrebbe essere diffusa una copia del documento anche in inglese. Macchiarini per ora ha detto di volere attendere la traduzione per commentare. Avrà inoltre due settimane di tempo per rispondere alle accuse. Non è ancora chiaro se The Lancet ritirerà lo studio e in che modo segnalerà la cosa nelle sue prossime pubblicazioni.

Macchiarini, che ora lavora in Russia, aveva avuto problemi legati alla sua attività medica già in precedenza, come aveva spiegato Simone Valesini sul sito di Wired a novembre dello scorso anno:

Pochi mesi dopo i primi trapianti infatti arrivò l’arresto in Italia, con accuse che andavano dalla concussione al peculato, al falso ideologico, per una serie di truffe ai danni dei suoi pazienti. Dopo essersi trasferito in Russia, con un processo tutt’ora in corso nel nostro paese. […] proprio quest’anno ha preso il via in Italia il processo in cui è imputato per aver truffato diversi pazienti nel periodo in cui lavorava all’ospedale Careggi di Firenze, accuse per cui era stato anche arrestato nel 2012. Secondo l’accusa, il chirurgo avrebbe cercato di dissuadere i malati dal farsi curare nella struttura fiorentina adducendo come scusa la lunghezza (inesistente secondo i magistrati) delle liste d’attesa, e indirizzandoli invece in ospedali stranieri dove il medico operava i pazienti presentano poi un conto a cinque zeri.