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  • Mercoledì 20 maggio 2015

Un uomo è stato arrestato vicino a Milano per l’attentato al museo a Tunisi

È un cittadino marocchino, a febbraio era arrivato in Sicilia su un barcone: era ricercato dalle autorità tunisine

L'interno del Museo del Bardo a Tunisi, in Tunisia, il 31 marzo 2015. (AP Photo/Hassene Dridi)
L'interno del Museo del Bardo a Tunisi, in Tunisia, il 31 marzo 2015. (AP Photo/Hassene Dridi)

La Polizia di Stato ha detto che martedì sera Digos e Ros dei Carabinieri hanno arrestato un uomo sospettato di essere coinvolto nell’attentato al Museo del Bardo, a Tunisi, compiuto da due estremisti islamisti lo scorso 18 marzo in cui sono morte 24 persone. L’arresto, ha detto la Polizia di Stato, è avvenuto a Gaggiano, un piccolo comune a sud-ovest di Milano. L’uomo arrestato è un cittadino marocchino, ha 22 anni e si chiama Abdel Majid Touil.

Tunisia: Bardo; marocchino arrestato da Digos e RosTouil, scrivono diversi siti, era ricercato dalle autorità tunisine per l’attentato e nel febbraio del 2015 era arrivato a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento (Sicilia), su un barcone di immigrati. Il questore di Agrigento aveva emesso un provvedimento di espulsione nei suoi confronti: questa, ha confermato il dirigente della Digos Bruno Megale, è l’unica prova al momento in possesso delle autorità italiane sugli spostamenti di Touil. L’attentato al museo del Bardo è stato compiuto in marzo: l’uomo, scrive la Stampa, è accusato di omicidio volontario premeditato, cospirazione internazionale, sequestro di persona a mano armata, terrorismo, partecipazione ad addestramento militare all’interno del territorio tunisino per commettere attentati terroristici. Non è chiaro se le accuse si riferiscano a una partecipazione diretta di Touil nell’attentato al Bardo – che comunque da quanto se ne sa finora è stato compiuto materialmente da due uomini, entrambi uccisi nell’attacco – o se si parla in maniera più ampia del suo ruolo nella progettazione dell’attentato. Non è chiaro nemmeno se l’uomo abbia lasciato l’Italia dopo il 17 febbraio per tornare in Tunisia oppure se sia rimasto in Italia fino a oggi, come sostiene la sua famiglia (diversi giornali dicono che l’uomo sarebbe necessariamente uscito dall’Italia per partecipare agli attacchi, e poi sarebbe rientrato: ma non ci sono conferme ufficiali di questo particolare e anche le autorità tunisine non hanno diffuso informazioni a riguardo). Gli accertamenti per stabilire i suoi movimenti, comunque, sono ancora in corso.

Abdel Majid Touil è stato arrestato a Gaggiano, dove vivono la madre e due fratelli: tutti e tre soggiornano regolarmente in Italia. Verso mezzogiorno di martedì 19 maggio Abdel Majid Touil è stato fermato per strada per un controllo dagli agenti della polizia locale di Gaggiano, i quali, una volta accertato che si trattava della persona segnalata dall’intelligence tunisina, lo hanno messo a disposizione di Digos e Ros che lo hanno arrestato. Dopodiché è stato sottoposto alle procedure di identificazione previste in casi come questi, mentre il mandato di cattura internazionale tunisino è arrivato intorno alle ore 23. La Digos ha anche sequestrato del materiale che si trovava nella casa dei famigliari di Touil: la Polizia ha detto però che la famiglia non è coinvolta nelle indagini. Ora Touil si trova nel carcere di San Vittore, a Milano.

Il portavoce del ministero dell’Interno tunisino ha dichiarato all’agenzia di stampa ufficiale della Tunisia che «le autorità tunisine e quelle italiane si stanno coordinando per l’estradizione di Abdel Majid Touil». Venerdì 22 maggio si terrà la prima udienza davanti ai giudici della quinta sezione penale della corte d’appello di Milano. In quell’udienza verrà effettuata l’identificazione di Abdel Majid Touil e gli verrà chiesto se intende dare il consenso alla sua consegna alle autorità tunisine. Se ci sarà opposizione all’estradizione, come è probabile, il procedimento sarà aggiornato ad altra data. Dovranno comunque esprimersi sia la Corte d’Appello, e poi l’ultima parola spetterà al ministero di Giustizia. Non è detto che l’uomo sia consegnato alla Tunisia, dove è in vigore la pena di morte per i reati di cui è accusato: a meno che la Tunisia non garantisca che non verrà applicata la pena di morte nemmeno in caso di colpevolezza, l’Italia non può estradare la persona accusata.

L’attentato al Museo del Bardo era stato rivendicato da diversi gruppi, tra cui l’ISIS (o Stato Islamico): diversi analisti ritengono credibile quest’ipotesi ma le autorità tunisine avevano collegato l’attacco da uomini appartenenti alla brigata Okba Ibn Nafaa, una formazione che opera da tempo in Tunisia e che è affiliata con al Qaida. Il governo tunisino aveva confermato nei giorni successivi all’attacco che entrambi gli attentatori uccisi – Yassine Abidi e Hatem Jachnaoui – erano “salafiti estremisti” e si erano addestrati in Libia alla fine del dicembre 2014. Il governo tunisino aveva arrestato 23 persone, con varie accuse di essere coinvolte nell’attentato: la polizia stava ricercando ancora due cittadini marocchini e un algerino.