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  • Martedì 19 maggio 2015

Le soldatesse israeliane non potranno guidare i carri armati

Dopo una serie di test sono state giudicate capaci di ricoprire il 92 per cento degli incarichi dei loro commilitoni uomini

(AP Photo/Sebastian Scheiner)
(AP Photo/Sebastian Scheiner)

L’esercito israeliano (noto con l’acronimo IDF, che sta per Israel Defense Forces) ha stabilito che le soldatesse non potranno prestare servizio sui carri armati. Negli ultimi mesi l’IDF ha svolto test ed esperimenti sul campo per verificare se le donne soldato fossero “adatte” per alcuni ruoli ricoperti finora solo da uomini, perché a partire da luglio il periodo di servizio obbligatorio per gli uomini nell’esercito sarà ridotto di quattro mesi, passando da 36 a 32, con una conseguente carenza stimata di circa 10 mila persone. In conclusione dei test è stato deciso che le donne potranno ricoprire circa il 92 per cento di tutti i ruoli previsti dall’esercito, ma non potranno essere incluse nell’equipaggio dei carri armati perché la maggior parte di loro non ha i requisiti fisici necessari.

Le donne nell’esercito israeliano
In Israele il servizio militare femminile è obbligatorio, ma fino al 2000 le donne erano impiegate solo in ruoli marginali e non partecipavano ai combattimenti sul campo. Nel 2000 è stato invece fondato il Karacal, il primo battaglione di fanteria a composizione mista, maschile e femminile. Al momento in Israele la leva è obbligatoria per tutti (uomini e donne) ma per periodi diversi: fino al marzo del 2014 erano esonerati i membri della comunità ebraica ultraortodossa d’Israele, poi il Parlamento aveva approvato una legge quasi all’unanimità che stabiliva una quota annuale di ultraortodossi con diritto di esonero per merito scolastico. La legge, che sarà implementata completamente nel 2017, metteva fine a una tradizione risalente alla fondazione dello stato d’Israele.

Nel 2013 il parlamento israeliano aveva discusso anche un’altra riforma dell’esercito che prevedeva di innalzare la leva obbligatoria per le donne e di abbassare quella degli uomini, per ridurre la differenza, ma è stata approvata solo la seconda parte: le donne continueranno a prestare servizio per 24 mesi e gli uomini passeranno da 36 a 32 mesi. L’IDF si troverà quindi presto ad affrontare una carenza di circa 10 mila soldati e per questo ha cominciato a condurre dei test per coinvolgere maggiormente le soldatesse.

Perchè non i carri armati?
I medici dell’esercito israeliano hanno esaminato con dei test i carichi di lavoro per chi opera nei carri armati e hanno stabilito che integrare le soldatesse negli equipaggi sarebbe per loro dannoso. I test hanno dato risultati non soddisfacenti specialmente per quanto riguarda due ruoli che richiedono un notevole sforzo fisico: quello del pilota – che deve premere sul pedale – e quello del “loader”, che deve caricare le munizioni. Un ex ufficiale dell’esercito, Yoram Epstein, ha detto che « il tentativo di preparare le donne oltre i loro limiti fisici per il combattimento sul fronte, solo in nome dell’eguaglianza, potrebbe compromettere un ampio numero di soldatesse solo per trovare quella in grado di sostenere il carico di lavoro».

Le soldatesse potrebbero comunque fare parte dell’equipaggio di un carro armato, ricoprendo ruoli per cui non è necessaria molta forza fisica. Ma la decisione di non procedere, per ora, è stata presa anche in seguito a un altro elemento esaminato durante i test: l’alto livello di “intimità” fra i membri dell’equipaggio all’interno di un carro armato, che durante un’operazione può non uscire anche per più di 24 ore consecutive. La stessa argomentazione è stata data dall’esercito israeliano per l’esclusione delle soldatesse dagli equipaggi dei sottomarini.

Come funziona in Italia
L’esercito italiano nel 1992 iniziò i primi test per capire come l’opinione pubblica avrebbe reagito alla presenza delle donne militari nelle forze armate, organizzando varie prove di addestramento. La legge 380, che permise ufficialmente l’inserimento delle donne nelle forze armate e diede il via al servizio militare femminile volontario, fu approvata solo nel 1999. Si decise di assegnare gli incarichi in maniera equa, destinando le donne sia all’area operativa che a quella logistica. Dopo più di dieci anni le donne nell’esercito sono più di 7.000 e rappresentano così circa il 7 per cento del personale in forza. Le donne militari italiane possono partecipare ai concorsi per diventare ufficiali e sottufficiali in servizio permanente, e militari di truppa in servizio volontario nella Marina Militare, nell’Esercito Italiano o nell’Aeronautica Militare.

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