Il primo pesce a sangue caldo

Si chiama opah e riesce a mantenersi caldo grazie al movimento dei muscoli e a branchie molto particolari

Un esemplare di opah (NOAA.gov)
Un esemplare di opah (NOAA.gov)

Un gruppo di ricercatori della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia governativa statunitense che si occupa di meteorologia e dello studio degli oceani, ha scoperto il primo pesce che riesce a mantenere caldo per intero il suo corpo, come avviene per buona parte dei mammiferi e degli uccelli. L’opah o pesce re (Lampris guttatus) è in realtà una specie conosciuta da tempo, ma finora pochi studi si erano occupati delle sue caratteristiche biologiche. Questo pesce vive in acque piuttosto profonde e fredde e si scalda utilizzando i suoi grandi muscoli pettorali, conservando poi il calore prodotto grazie a uno spesso strato di grasso e al modo molto particolare in cui sono fatte le sue branchie.

Di solito i pesci hanno una temperatura corporea uguale a quella dell’acqua che hanno intorno. Questo significa che se si trovano in acque molto fredde sono intorpiditi e hanno quindi meno energie per muoversi e per fare grandi sforzi, come quelli necessari per andare a caccia delle loro prede. Alcuni pesci come i tonni e alcune specie di squalo riescono a superare il problema aumentando temporaneamente la loro temperatura corporea attraverso il movimento dei muscoli, ma l’effetto dura poco e giusto il tempo della caccia.

L’opah vive principalmente nelle acque degli oceani a una temperatura al di sotto dei 10 °C e a una profondità che a seconda delle esigenze varia tra i 50 e i 200 metri e fino a qualche anno fa non aveva attirato molte attenzioni da parte dei ricercatori. Nel 2012 Nicholas Wegner, un ricercatore specializzato nello studio delle branchie, si è messo a studiare le branchie di alcuni esemplari di opah e ha scoperto che intorno hanno una struttura di vasi sanguigni piuttosto elaborata, simile a quella che si trova in alcuni mammiferi marini a partire da certe specie di balene. Questo complesso di capillari sanguigni viene di solito chiamato “rete mirabile”, proprio perché si presenta come un reticolo piuttosto elaborato in cui vene e arterie sono appaiate: i vasi sanguigni che trasportano il sangue caldo cedono calore a quelli in cui si trova il sangue freddo proveniente dalle estremità. Lo scambio di calore permette di mantenere la temperatura uniforme e di conseguenza di starsene al caldo.

La cosa sorprendente per i ricercatori è stato scoprire che questa rete mirabile si trova intorno alle branchie dell’opah, cosa mai osservata prima in altri pesci. Il reticolo è protetto da uno strato di grasso spesso circa un centimetro, che isola quindi dalla temperatura dell’acqua esterna. I pesci usano le branchie per respirare, ricavando l’ossigeno dall’acqua: grazie al grasso l’opah riesce a ridurre l’impatto dell’acqua fredda sulla sua intricata rete di vasi sanguigni e a disperdere meno calore durante la respirazione.

Dopo la scoperta in laboratorio, i ricercatori sono tornati in mare per verificare quanto sia effettivamente efficace il sistema di riscaldamento che usano gli opah. Studiando alcuni esemplari in acqua, si è notato che un opah quando è in piena attività – quindi per esempio durante la caccia – riesce a mantenere una temperatura tra i 13 e i 14 °C in acque dove ci sono 4 °C. Questo permette di avere una resa migliore e una maggiore resistenza. In precedenza altri ricercatori avevano scoperto che l’anatomia degli opah permette loro di mantenere cervello e occhi ancora più al caldo rispetto al resto del corpo, cosa che porta a ulteriori vantaggi durante la caccia, per l’identificazione delle prede, per esempio.