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  • Venerdì 15 maggio 2015

In Burundi è fallito il colpo di stato

Il presidente Pierre Nkurunziza è tornato nel paese, i generali golpisti sono stati arrestati e le elezioni si terranno come previsto

Due uomini corrono per ripararsi dai colpi di arma da fuoco sparati in una strada che porta al centro di Bujumbura, capitale del Burundi, il 14 maggio 2015.
(Jennifer Huxta/AFP/Getty Images)
Due uomini corrono per ripararsi dai colpi di arma da fuoco sparati in una strada che porta al centro di Bujumbura, capitale del Burundi, il 14 maggio 2015. (Jennifer Huxta/AFP/Getty Images)

In Burundi il colpo di stato annunciato il 13 maggio dal generale Godefroid Niyombareh sembra essere fallito. Il presidente Pierre Nkurunziza è tornato nel paese dopo avere trascorso alcuni giorni in Tanzania – paese che confina con il Burundi – e ha ripreso il controllo della situazione. I generali che avevano appoggiato il colpo di stato contro Nkurunziza sono stati arrestati, incluso Niyombareh. Le proteste e gli scontri erano cominciati dopo la decisione del presidente Nkurunziza di modificare la Costituzione in modo da permettergli una candidatura per un terzo mandato: la paura di nuove violenze aveva anche spinto circa 105mila persone a lasciare il paese, aggravando la già difficile situazione di uno dei paesi più poveri del mondo.

Giovedì 14 maggio a Bujumbura ci sono stati scontri tra esercito lealista e militari che appoggiavano il colpo di stato: ora, scrive BBC, i lealisti dicono di avere ripreso il controllo dell’aeroporto cittadino e delle sedi della televisione statale e di altre stazioni radio.

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Nkurunziza è presidente dal 2005, eletto dal Parlamento, ed è stato poi rieletto con voto popolare nel 2010: per questo dice di poter presentare una nuova candidatura quest’anno, nonostante sia la Costituzione del paese che gli accordi di pace successivi alla guerra civile impongano un limite di due mandati consecutivi, mentre i suoi oppositori lo accusano di voler forzare la legge per mantenere il potere. Nkurunziza ha confermato che le elezioni fissate per il 26 giugno si terranno come inizialmente deciso: il 5 maggio la Corte Costituzionale del paese ha dato ragione alla sua interpretazione della legge, autorizzando di fatto la sua nuova candidatura.