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  • Giovedì 14 maggio 2015

La storia del bambino di Cantù che fa il saluto romano

Il sindaco di Cantù vuole querelare il quotidiano Repubblica per un articolo che accusa di essere stato inventato

Il sindaco della città di Cantù, in provincia di Como, vuole querelare il quotidiano Repubblica per un articolo pubblicato martedì 12 maggio che il sindaco accusa di essere stato inventato: le contestazioni del sindaco sono state raccolte da un altro quotidiano, Libero (che per differenti schieramenti politici ha frequenti attriti con Repubblica), in un articolo firmato da Francesco Borgonovo, dopo che ne aveva scritto la stampa locale.

L’articolo di Repubblica era presentato in prima pagina e occupava all’interno l’intera pagina 22 col titolo “Il bimbo di quattro anni che fa il saluto fascista «I genitori lo correggano o lo cacceremo dall’asilo»”. La storia era appunto quella di un bambino che in un asilo di Cantù sarebbe solito salutare con il saluto romano: alla richiesta di spiegazioni da parte degli insegnanti, i genitori appositamente convocati avrebbero spiegato che quella è l’educazione che hanno deciso di dare al bambino, raccontandosi vicini a idee politiche fasciste. L’autore dell’articolo – Paolo Berizzi, giornalista che scrive sul quotidiano con grande frequenza – associava la storia, concludendo, allo svolgimento a Cantù da due anni di “un raduno di ispirazione neonazista organizzato da Forza nuova”.

Ma il sindaco di Cantù ha detto a Libero – in un articolo pubblicato giovedì – di avere contattato tutti i dirigenti scolastici del suo comune in seguito alla lettura della storia e di non aver trovato nessun riscontro o informazione rispetto alla storia, che su Repubblica non era raccontata con nessuna citazione di fonte o dettaglio puntuale – salvo il nome di Cantù – ma come se fosse stata riferita da uno degli insegnanti dell’asilo, a giudicare dal racconto. Il sindaco Claudio Bizzozero era chiamato in causa da Berizzi come quantomeno indulgente nei confronti del raduno neonazista, a cui si sarebbe presentato per un “saluto ai camerati”.

«Dopo che Repubblica ha pubblicato questa bufala», spiega a Libero, «ho fatto sentire tutti gli istituti e le scuole materne. E le dico che quel bambino di sicuro non frequenta una scuola di Cantù. Me lo hanno confermato i direttori e le direttrici delle scuole, che ho contattato uno per uno e che sono tenuti a dirmi le cose come stanno». Bizzozero dunque sostiene che Repubblica abbia scritto il falso: se davvero c’è un bambino che ama i saluti romani, di certo non è a Cantù. Motivo per cui il sindaco querelerà il giornale. «Ho il dovere di farlo», dice. «La bufala che ha pubblicato è allucinante». Anche al Provveditorato di Como sono sopresi. Rosa Siporso, sentita dalla Provincia di Como come referente dell’ufficio scolastico, ha spiegato: «Non abbiamo mai ricevuto segnalazioni simili». E ha aggiunto: «È strano, un dirigente scolastico di un qualsiasi nostro istituto comprensivo, a fronte di una storia del genere, quanto meno si sarebbe preoccupato di avvertire».  Dal canto suo, Paolo Berizzi conferma tutto: «È una notizia straverificata», ha ripetuto ieri a Libero. Spiega che non ha intenzione di dire di più per tutelare la sua fonte, e si professa certissimo di quanto ha pubblicato. Però non rivela quale sia la scuola.

L’ipotesi a cui allude Libero è che Berizzi (che già in passato era stato accusato di avere “inventato” un’intervista, e aveva risposto sul sito di gossip Dagospia, e altri fatti) possa non avere verificato a sufficienza un racconto di seconda mano raccolto durante una presentazione a Cantù di un suo libro dedicato ai nuovi movimenti fascisti.

L’ha ricostruita un giornalista della Provincia, Christian Galimberti. Venerdì scorso, Paolo Berizzi si trovava a Como a presentare un suo libro. A moderare l’incontro c’era Barbara Rizzi di Ecoinformazioni, che ha raccontato: «Una maestra si è avvicinata prima dell’incontro a me e a Berizzi e ha raccontato quanto le è accaduto. Non so di quale scuola sia e di quale paese. Detta così potrebbe sembrare anche inventata? Può darsi, io non lo so». Dunque la fonte sarebbe questa signora apparsa alla presentazione del libro di Berizzi. Ed è qui che il sindaco di Cantù va su tutte le furie: «Ma non era il caso di verificare? Di chiamare il Provveditorato, per esempio? Adesso voglio proprio sapere, se questo bambino davvero c’è, che scuola frequenta, da che Comune viene. Se si trattasse di un Comune guidato dal Pd, Repubblica dirà che dove governa il Pd ci sono i bambini che fanno il saluto romano?»

Le sue accuse il sindaco Bizzozero le aveva già pubblicate sul suo profilo di Facebook martedì, con i toni “vivaci” che usa frequentemente.