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  • Mercoledì 13 maggio 2015

Cosa ha deciso l’UE sull’immigrazione

Il piano prevede la distribuzione dei migranti tra i paesi membri e interventi aerei e navali contro le reti degli scafisti, ma se ne discuterà ancora

Ethnic Rohingya women and children whose boats were washed ashore on Sumatra Island board a military truck to be taken to a temporary shelter in Seunuddon, Aceh province, Indonesia, Sunday, May 10, 2015. Boats carrying about 500 members of Myanmar's long-persecuted Rohingya Muslim community washed to shore in western Indonesia on Sunday, with some of the people in need of medical attention, a migration official and a human rights advocate said. (AP Photo/S. Yulinnas)
Ethnic Rohingya women and children whose boats were washed ashore on Sumatra Island board a military truck to be taken to a temporary shelter in Seunuddon, Aceh province, Indonesia, Sunday, May 10, 2015. Boats carrying about 500 members of Myanmar's long-persecuted Rohingya Muslim community washed to shore in western Indonesia on Sunday, with some of the people in need of medical attention, a migration official and a human rights advocate said. (AP Photo/S. Yulinnas)

La Commissione Europea ha approvato oggi un documento che contiene alcune nuove proposte su come gli stati europei gestiranno il fenomeno dell’immigrazione tra il 2015 e il 2020: distribuzione dei migranti tra i paesi membri sulla base di quote prestabilite, nuove missioni di sicurezza con interventi aerei e navali contro le reti degli scafisti e più collaborazione con i paesi di provenienza dei migranti.

I risultati dell’incontro di oggi sono stati presentati durante una conferenza stampa tenuta da Federica Mogherini (Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ovvero il capo della diplomazia europea), Frans Timmermans (Primo vicepresidente della Commissione europea) e Dimitris Avramopoulos (Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza). Nel presentare l’agenda è stato più volte spiegato che si tratta di uno strumento globale e operativo che riguarda tutti gli stati membri e che ha due obiettivi principali: regolamentare e gestire i flussi nel lungo periodo e affrontare l’emergenza umanitaria.

Frontex, Triton e Poseidon
La discussione all’interno dell’UE sul tema dell’immigrazione si era estesa nelle ultime settimane, anche in seguito al grave incidente nel Mediterraneo del 19 aprile scorso in cui erano morte diverse centinaia di migranti. Pochi giorni dopo il naufragio si era tenuto un vertice straordinario europeo dal quale erano uscite solo indicazioni di massima, che la Commissione ha cercato di rendere più concrete questa mattina. Il piano prevede di aumentare i fondi e i mezzi delle operazioni congiunte di Frontex, Triton e Poseidon, nel 2015 e nel 2016.

Ricollocamento dei migranti sulla base di un meccanismo di quote
Nel documento si fa riferimento a un meccanismo di emergenza per una ri-collocazione equa tra gli stati membri dei migranti già in Europa o che arriveranno, cioè alla necessità che gli stati membri condividano nella pratica il problema, accogliendo i migranti secondo quote prestabilite: si parla infatti di un “meccanismo di distribuzione per le persone che chiaramente necessitano di protezione internazionale per assicurare una partecipazione equa ed equilibrata di tutti gli stati membri a questo sforzo comune”. Oggi invece gli accordi in vigore, basati sul trattato di Dublino, prevedono che i rifugiati debbano essere accolti dal primo paese in cui arrivano.

La distribuzione (che non è stato specificato se sarà obbligatoria o meno e ci sono diversi paesi, come il Regno Unito, che si sono già dichiarati contrari) avverrà in base a criteri oggettivi, verificabili e quantificabili: la popolazione come è stata registrata al primo gennaio 2014; il Prodotto interno lordo (non il PIL pro capite) al 2013; il numero delle richieste di asilo già accolte; il tasso di disoccupazione al 2014.

Per la prima volta la Commissione UE ha dunque proposto l’attivazione del sistema di emergenza previsto all’articolo 78, paragrafo 3, del Trattato di Lisbona per aiutare gli stati interessati da un afflusso improvviso di migranti. L’agenda prevede che entro fine maggio, la Commissione pubblichi delle raccomandazioni per trovare i posti per i richiedenti asilo e per ridistribuirli all’interno dei paesi membri.

Scrive il Corriere della Sera:

Le quote di redistribuzione degli immigrati già sbarcati in Europa vanno dallo 0,85% del Lussemburgo al 18,42% di immigrati assegnati alla Germania. In Francia deve essere accolto il 14,17%, in Italia l’11,84%, in Spagna il 9,10%, in Polonia il 5,64%.

Reinsediamento
Nel piano si prevede anche un programma di trasferimento di singoli sfollati che hanno bisogno di protezione internazionale da un paese terzo a un paese di reinsediamento: si sta parlando di una particolare categoria di migranti, quelli che scappano da un conflitto o che comunque rischiano la tortura o la prigione se tornassero nel paese da cui sono andati via, e che quindi hanno diritto a essere accolti in Europa. Le persone che potrebbero essere interessate sono state quantificate in 20mila per i prossimi due anni: in Italia arriverà il 9,94 per cento di 20mila profughi (meno di 2.000) che attualmente risiede in campi profughi all’estero e che ha già i requisiti per ottenere lo status di rifugiato politico. L’operazione sarà finanziata con 50 milioni di euro.

Missioni di sicurezza e difesa contro trafficanti e scafisti
Le missioni di sicurezza e difesa dipendono dall’ONU, ma nel piano in discussione dalla Commissione Europea è prevista una campagna militare per distruggere le reti di trafficanti e scafisti che operano in Libia. Si tratterà di un’operazione che andrà a integrare Poseidon e Triton.

Il mandato della nuova operazione sarà quello di creare «forti turbative al modello economico dei trafficanti» attraverso una campagna aerea e navale nel Mediterraneo e nelle acque territoriali libiche per distruggere ad esempio i depositi di carburante dei contrabbandieri o le navi prima che partano. In una prima bozza, ottenuta dal Guardian, si ipotizzava anche l’invio di forze di terra in territorio libico. Durante la conferenza stampa è stato invece chiarito che questa opzione non è al momento prevista e che si tratterà di un’operazione navale. Il piano verrà discusso il prossimo lunedì dai ministri degli Esteri dei vari paesi membri e potrebbe essere varato entro fine giugno. Nel frattempo, per renderlo operativo, le Nazioni Unite dovrebbero comunque dare il loro via libera.

Risolvere alla radice il problema dei flussi
Il piano prevede un maggiore impegno nel gestire le crisi e i conflitti iniziando proprio dalle zone di crisi e conflitto, come per esempio Siria, Libia, Medio Oriente. Si prevede di rafforzare la collaborazione con l’Unione africana, di implementare i programmi delle Nazioni Unite contro la povertà o per lo sviluppo economico e sociale. Mogherini ha anche citato la lotta contro i cambiamenti climatici che, ha detto, «avrà delle ripercussioni sui flussi migratori». La maggiore cooperazione riguarderà sia i paesi di origine dei migranti che quelli di transito: è stato per esempio deciso di rafforzare la missione civile in Nigeria, paese da cui passa la maggior parte dei flussi verso la Libia. Mogherini ha anche annunciato che a Malta ci sarà un vertice con rappresentanti dell’Unione europea, dell’Unione africana e di altri paesi per «creare reti di responsabilità nel mondo e non solo in Europa».

Aiuto ai paesi più interessati
Saranno messi a disposizione 60 milioni di euro per il “sistema di accoglienza e di assistenza medica nei paesi membri particolarmente sotto pressione” attraverso una collaborazione maggiore tra autorità europee e nazionali indirizzata più che altro a “identificare rapidamente, registrare e fotosegnalare i migranti in arrivo”. Durante la conferenza stampa è stato chiarito più volte che è necessario rendere efficaci le misure per una migrazione legale e per riportare nei loro paesi di origine chi non ha diritto di restare in Europa.