È cambiata Milano?

Lo chiede Dario Di Vico del Corriere, a partire dal più vistoso segno di cambiamento di una città: le sue architetture

(FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
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Il Corriere della Sera di domenica dedica un’intera pagina a una riflessione di Dario Di Vico sui cambiamenti che stanno avvenendo a Milano, e nella percezione di Milano, intorno all’anno di Expo.

Dalle guglie del Duomo a quelle dell’Unicredit tower. Un’intera pagina sul Financial Times per descrivere il «Milan’s makeover», la trasformazione della città che ospita l’Expo. L’autrice e corrispondente del giornale, Rachel Sanderson, racconta la realtà di una città che grazie ai progetti di Porta Nuova e Citylife sta cambiando il suo skyline e si sta dando una nuova identità.
L’architettura, dunque, come metafora di un ritrovato dinamismo. Aprono musei, bar, coffee shop, ristoranti di qualità e scandiscono con la loro attività un processo grazie al quale Milano non è più la Cenerentola del cosiddetto fashion quartet ma riduce le distanze che la separano dai tre grandi centri della moda mondiale ovvero Parigi, Londra e New York. «È bello poter raccontare ai newyorchesi che vengono in Italia che a Milano ci sono tante cose nuove da vedere» dichiara Susy Gariboldi, un’anglo-americana che ha sposato un italiano e vive al nono piano del Bosco Verticale, le torri residenziali disegnate dallo studio Boeri per il complesso di Porta Nuova.

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