La storia di ebola negli occhi

Il New York Times racconta del medico che, dopo essere guarito dalla malattia, ha scoperto che il virus era rimasto all'interno del suo corpo

Venerdì il New York Times ha raccontato la storia di Ian Crozier, un medico che due mesi dopo essere guarito da ebola ha scoperto che il virus si trovava ancora nel suo corpo, per la precisione all’interno dell’occhio sinistro, e che lo stava rendendo cieco. Crozier si era ammalato di ebola diversi mesi prima, mentre si trovava in Sierra Leone come volontario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Era stato allora trasportato negli Stati Uniti dove lo scorso ottobre, dopo una lunga degenza, fu dichiarato guarito da ebola.

Ebola è un virus della famiglia dei filoviridae, che comprende anche il virus Marburg. Al momento non esistono cure contro le infezioni da ebola che possono avere una mortalità che va dal 50 al 90 per cento. Nel dicembre 2013, in Guinea, è cominciata quella che fino ad oggi è stata la più grave epidemia di ebola nella storia. Ha coinvolto Sierra Leone e Liberia, oltre alla stessa Guinea, e ha infettato più di 26 mila persone, uccidendone 11 mila. Attualmente l’epidemia sta rientrando, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è del tutto terminata in Liberia, mentre negli altri due paesi si registrano pochissimi casi di nuove infezioni. I medici però, ora devono anche affrontare i problemi dei sopravvissuti alla malattia che spesso manifestano problemi alla vista, all’udito e alle giunture.

Crozier è stato di nuovo ricoverato lo scorso dicembre a causa di un forte dolore e di alta pressione all’occhio sinistro. Con il passare dei giorni la vista dall’occhio ha cominciato a peggiorare e Crozier ha iniziato ad avere problemi di udito all’orecchio sinistro. I medici hanno pensato che ebola avesse ridotto le sue difese immunitarie, permettendo l’ingresso di un altro virus. Per accertarsene hanno prelevato alcune gocce di fluidi dall’interno del suo occhio, ed esaminando il liquido hanno scoperto che era pieno di lunghi filamenti attorcigliati: il virus ebola.

I medici già sapevano che ebola ha la capacità di rimanere all’interno del corpo umano per mesi dopo che i sintomi della malattia sono spariti. Ad esempio, è stato verificato che il virus può rimanere a lungo all’interno del liquido seminale, mentre sono stati registrati casi della presenza del virus Marburg, il parente più stretto di ebola, all’interno dell’occhio umano. Il caso di Crozier, però, è stata la prima volta in cui quantità così significative di virus sono state trovate all’interno di un occhio a mesi di distanza dalla fine della malattia.

I medici non avevano chiaro cosa stesse succedendo all’interno dell’occhio di Crozier, se cioè i danni fossero una causa diretta di ebola, oppure dell’infiammazione che probabilmente ebola aveva contribuito a causare. I trattamenti per le normali infezioni non sembravano funzionare e la situazione era peggiorata al punto in cui Crozier dall’occhio sinistro non riusciva più a vedere nulla. In quei giorni il suo occhio cambiò colore passando da azzurro chiaro a verde.

Quando i farmaci convenzionali fallirono nel risolvere la situazione, i medici e Crozier concordarono che non c’era più nulla da perdere e decisero di provare un farmaco specifico per ebola ancora sperimentale (e di cui hanno preferito non fare il nome: probabilmente sarà pubblicato in futuro in un articolo su una rivista scientifica). Dopo pochi giorni Crozier ricominciò a vedere normalmente, la pressione tornò stabile e il dolore svanì. Secondo i medici che lo hanno in cura questo risultato è dovuto in realtà quasi completamente al sistema immunitario di Crozier. I farmaci utilizzati hanno probabilmente avuto solo l’effetto di rallentare ebola e l’infezione, dando il tempo alla difese del corpo di riprendersi ed eliminare il virus.

Il 9 aprile, Crozier e diversi medici che lo hanno avuto in cura sono partiti per la Liberia, dove migliaia di persone soffrono di problemi agli occhi dopo essere guariti da ebola. La loro speranza è di utilizzare quello che hanno imparato dal suo caso per trattare i sintomi post-ebola su larga scala. «Forse possiamo cambiare il decorso naturale dei sopravvissuti alla malattia», ha detto Crozier al New York Times: «O almeno, io ci voglio provare».

(foto Emory Eye Center)