• Mondo
  • Venerdì 8 maggio 2015

Come sta andando in Nepal

Le ultime fotografie, gli aiuti che tardano ad arrivare, i rituali per il tradizionale periodo di lutto e le stime aggiornate

Nepalese infant is carried on the back of her mother before getting a vaccination in Lapsiphedi, near Kathmandu, Nepal, Monday, May 4, 2015. A campaign’s underway in Nepal to immunize half a million children against measles and rubella in the wake of the earthquake. Concern’s growing that with so many people made homeless there is the potential for an outbreak of the potentially fatal diseases. The United Nation’s Children’s Fund – UNICEF – has been working to eliminate them for years but 1 in 10 is still not immunized. (AP Photo/Bernat Amangue)
Nepalese infant is carried on the back of her mother before getting a vaccination in Lapsiphedi, near Kathmandu, Nepal, Monday, May 4, 2015. A campaign’s underway in Nepal to immunize half a million children against measles and rubella in the wake of the earthquake. Concern’s growing that with so many people made homeless there is the potential for an outbreak of the potentially fatal diseases. The United Nation’s Children’s Fund – UNICEF – has been working to eliminate them for years but 1 in 10 is still not immunized. (AP Photo/Bernat Amangue)

Sono passati poco più di dieci giorni dal terremoto in Nepal, il più forte degli ultimi ottanta anni nel paese: sono morte oltre 7mila persone e i sopravvissuti stanno anche affrontando grandissime difficoltà dovute soprattutto alla mancanza di cibo e acqua. In questi giorni, peraltro, si è tenuto in Nepal un tradizionale periodo di lutto: per tredici giorni ci sono stati bagni rituali nel fiume Bagmati, preghiere e veglie.

Le ultime stime parlano di 7.803 morti, 3.035 nel solo distretto di Kathmandu. Il National Emergency Operation Center (NEOC) del governo ha anche per la prima volta comunicato il numero dei dispersi: si parla di 403 persone e di queste 113 sono stranieri, in maggioranza turisti che erano nella valle Langtang, luogo frequentato dagli escursionisti che si trova circa 60 chilometri a nord di Kathmandu. Oltre il 10 per cento delle case del paese sono state distrutte (299.588) o danneggiate (269.107), sempre secondo i dati i dati NEOC. Alcune aree del paese, quelle più rurali e lontane dalla capitale, non sono ancora state raggiunte: spesso occorrono giorni di cammino e a giugno comincerà la stagione dei monsoni che renderà i soccorsi ancora più difficili.

In tutta la capitale sono sparse per le strade scatole per le donazioni a favore delle vittime. Normalmente durante questo periodo dell’anno, la città si riempie di turisti, ma dopo il terremoto non c’è quasi nessuno, se non i residenti che con i soldati e le organizzazioni umanitarie sono al lavoro per ripulire le strade dalla macerie. Qualche negozio ha riaperto, a Katmandu è anche tornata l’elettricità dopo un lungo blackout, ma la situazione è molto complicata. Il governo ha chiesto squadre di ricerca e soccorso a 34 diversi paesi, ma le Nazioni Unite hanno fatto sapere di aver ricevuto solo in minima parte i fondi promessi per gestire l’emergenza: «Sui 415 milioni di dollari richiesti per sostenere gli interventi umanitari d’emergenza, ne sono arrivati solo 22,4 milioni» ha dichiarato un dirigente dell’ONU: «La richiesta di beni di prima necessità resta altissima e abbiamo bisogno urgente di fondi per andare avanti con il lavoro».