Apple contro Spotify gratis

Secondo The Verge, Apple vuole convincere le case discografiche ad abbandonare i servizi gratuiti di musica in streaming in vista del lancio del suo sistema per ascoltare canzoni online

Apple sta facendo forti pressioni sulle case discografiche per convincerle ad abbandonare i servizi musicali in streaming gratuiti, come per esempio Spotify, in vista del lancio del suo nuovo servizio per ascoltare la musica online che dovrebbe avvenire prima dell’estate. La notizia è stata data da The Verge, uno dei più importanti e seguiti siti di tecnologia, e secondo le sue fonti almeno due autorità giudiziarie statunitensi starebbero valutando le operazioni svolte da Apple nel settore musicale per eventuali sanzioni da imporre all’azienda. Il dipartimento di Giustizia avrebbe già sentito alcuni dirigenti delle principali case discografiche, mentre nelle ultime settimane anche la Federal Trade Commission (FTC), l’autorità antitrust, avrebbe avviato una serie di verifiche nei confronti di Apple.

Da tempo si parla delle intenzioni di Apple di entrare direttamente nel mercato della musica in streaming, con un servizio per ascoltare canzoni in abbonamento al posto dell’attuale modello che prevede il loro acquisto e download tramite iTunes. Le voci in tal senso sono aumentate dal maggio del 2014 cioè da quando Apple ha acquisito Beats, la società che oltre a produrre cuffie gestisce un servizio per ascoltare le canzoni in streaming molto popolare negli Stati Uniti. Il mercato in questo settore è in crescita e molti utenti preferiscono pagare un abbonamento mensile per ascoltare tutte le canzoni che vogliono, al posto del sistema tradizionale dei download meno immediato e più macchinoso.

Spotify è stata una delle prime aziende a offrire musica in streaming e oggi il suo servizio è utilizzato da circa 60 milioni di persone. Di questi, però, solo 15 milioni usano la versione a pagamento – al costo di 9,99 euro al mese – per ascoltare musica senza limiti su più dispositivi e anche offline, attraverso un sistema per salvare le canzoni (che spariscono poi dal proprio dispositivo se non si decide di rinnovare l’abbonamento). Gli altri 45 milioni utilizzano la versione gratuita del servizio, che si tiene in piedi grazie agli annunci pubblicitari che vengono proposti dopo un certo numero di canzoni riprodotte.

Secondo le fonti di The Verge, Apple vorrebbe convincere le case discografiche a non rinnovare gli accordi per la musica pagata dalla pubblicità, portando di fatto alla fine delle versioni gratuite di molti servizi compreso Spotify. Se ci riuscisse, Apple con iTunes potrebbe offrire alle centinaia di milioni di persone che usano i suoi dispositivi (Mac, iPhone, iPad, iPod) di abbonarsi al proprio servizio per la musica in streaming, guadagnando rapidamente terreno nei confronti della concorrenza.

Apple avrebbe inoltre offerto ad alcune case discografiche di compensare i mancati ricavi derivanti dal ritiro dei servizi gratuiti per gli utenti e pagati dalla pubblicità. Secondo queste notizie non confermate, Apple per esempio avrebbe proposto alla Universal Music Group di compensare i ricavi nel caso di un mancato rinnovo degli accordi con YouTube, utilizzato da milioni di persone per ascoltare la musica in streaming gratuitamente. Iniziative analoghe sarebbero state avviate con altre società che producono e distribuiscono musica.

Convincere le case discografiche a rinunciare a modelli come quello gratuito di Spotify comunque non sarà semplice. Le soluzioni pagate dalla pubblicità hanno permesso almeno in parte di ridurre il fenomeno della pirateria e hanno consentito di offrire un servizio comunque redditizio al posto del classico sistema dei download. Molti distributori di musica sono inoltre strettamente coinvolti nei servizi di streaming come Spotify e non hanno quindi molto interesse ad abbandonare il sistema. Negli ultimi mesi alcuni dirigenti delle case discografiche avevano comunque sollevato il problema dei ricavi bassi che si ottengono dalla pubblicità, e avevano ipotizzato di rinunciare al servizio gratuito in cambio di tariffe più basse per gli abbonamenti mensili; anche diversi musicisti negli ultimi anni hanno denunciato i magrissimi guadagni che ottengono dai servizi di streaming.

Le notizie fornite da The Verge non sono state confermate da Apple, che per ora ha preferito non commentare le informazioni.