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  • Martedì 28 aprile 2015

Il nuovo direttore del Corriere non c’è

Tra due giorni Ferruccio De Bortoli lascia, come annunciato nove mesi fa: e per scegliere il suo successore ci si trova all'ultimo momento con un pugno di nomi

Il Consiglio di Amministrazione di RCS MediaGroup ha approvato l’accordo con il dottor Ferruccio de Bortoli per la conclusione della sua lunga esperienza alla conduzione del Corriere della Sera, con pieno apprezzamento per il lavoro svolto in dodici anni complessivi di direzione e con sentita gratitudine per il suo apporto alla Società ed al Gruppo, nel quale entrò alla fine del 1973. L’azienda ha chiesto al direttore di rimanere alla guida del Corriere fino alla prossima assemblea ordinaria della Società che approverà il bilancio 2014 (primavera del 2015), al fine di assicurare il completamento di importanti progetti editoriali. L’azienda ha inoltre invitato il dottor de Bortoli a partecipare al processo di individuazione del nuovo direttore, in supporto al comitato nomine della Società, e il dottor de Bortoli ha accolto la proposta dell’azienda.

Con questo comunicato lo scorso 31 luglio l’azienda editrice del più famoso quotidiano italiano, il Corriere della Sera, comunicò la fine del mandato del direttore Ferruccio De Bortoli. Comunicazione piuttosto irrituale nel suo contenuto pratico, che di fatto licenziava il direttore ma a partire da nove mesi dopo, fissandone la scadenza per il giorno dell’approvazione del bilancio 2014 – avvenuta lo scorso 23 aprile: e indicando un accordo con lo stesso direttore che tra le altre cose stabilisce indiscutibilmente l’esaurimento del ruolo per il 30 aprile 2015.
L’accordo e la scelta erano il risultato di una complessa trattativa – ricca di tensioni e variabili – tra i soci di RCS, all’interno di diversi grandi contesti come la crisi generale dell’editoria, i problemi economici di RCS estranei al Corriere della Sera, la riprogettazione del quotidiano rispetto ai molti cambiamenti in corso, e annose contraddizioni tra gli importanti personaggi che possiedono le quote di RCS.

Il 30 aprile 2015 arriva tra due giorni e l’unica cosa certa sulla direzione del Corriere è che sarà l’ultimo giorno di De Bortoli. Chi lo sostituirà, malgrado ci siano stati nove mesi per pensarci, non lo sa nessuno e nessuno è stato finora in grado di deciderlo. C’è infatti una seconda certezza, in effetti, ed è che sul nuovo direttore le cose sono ancora molto ingarbugliate e difficili da affrontare: ma una riunione del Consiglio di Amministrazione è stata fissata martedì proprio per il 30 aprile, per venirne a capo.

Per molto tempo, da ancora prima della comunicazione ufficiale di luglio 2014, la voce corrente e accolta da tutti – nelle rituali chiacchiere sui successori che per anni circondano ogni direzione di testata – è stata che il candidato designato fosse Mario Calabresi, direttore della Stampa. Al di là delle qualità professionali, nel suo ruolo Calabresi aveva un forte legame con John Elkann, presidente di Fiat che è proprietaria della maggioranza della Stampa e azionista di maggioranza relativa del Corriere della Sera: quest’ultima cosa dà a Elkann e alle sue scelte un peso molto più forte degli altri azionisti.
Proprio per questo, altri azionisti del Corriere della Sera che nel tempo si sono opposti agli indirizzi promossi da Elkann sono stati probabilmente decisivi nell’impedire che – dopo altre scelte aziendali dettate da Elkann stesso – anche la direzione del Corriere fosse indicata da Elkann. Fatto sta che Mario Calabresi ha annunciato un mese fa di rinunciare di fatto a quella prospettiva spiegando di avere accolto la richiesta di Elkann di “continuare il lavoro alla Stampa“.

Da un mese quindi si è azzerato tutto e tra chi ha a che fare col Corriere e chi segue le cose dell’informazione non è quasi passato giorno senza che un nuovo nome venisse dato come più probabile, con rotazioni successive. Adesso, a due giorni dalla scadenza, i nomi che si alternano stanno sulle dita di una mano. Uno – che da alcuni giorni è dato come sempre più probabile – è Luciano Fontana, 51 anni, attuale condirettore del Corriere della Sera, la cui scelta è una sorta di ripiego prudente rispetto all’incapacità di trovare un candidato “nuovo”, tanto è vero che negli ultimi giorni si ipotizza anche di affidargli un incarico “ad interim” per prendere tempo e attutire la transizione verso un direttore ufficiale (in ogni caso dal primo maggio il giornale dovrà essere “firmato” da qualcuno che non è De Bortoli).

Fontana ha le qualità di un vicedirettore corrente di grande esperienza interna e di funzionamento della macchina, ed è per questo apprezzato dal combattivo comitato di redazione del Corriere – l’organo di rappresentanza sindacale dei giornalisti – e poco “preoccupante” per il conservatore azionariato del Corriere. Al tempo stesso Fontana rischia di essere troppo “di continuità” con un progetto che si vorrebbe rinnovare, e in più qualcuno si chiede come un direttore “interno” possa gestire facilmente le realistiche prospettive di decine di tagli tra i giornalisti, che i meccanismi di un’istituzione come il Corriere consegnano alle decisioni del direttore piuttosto che del management. E il fatto che Fontana sia nei fatti un erede di De Bortoli – che ha avuto posizioni anche molto aggressive nei confronti dell’attuale governo di Matteo Renzi – non rassicura gli azionisti preoccupati di tenere il Corriere in migliori rapporti con le istituzioni politiche maggiori.

C’è poi il tema, che dovrebbe essere prioritario, del “rilancio” del giornale e della capacità di guidarlo in anni di sovversivi cambiamenti per il funzionamento dell’informazione. Che però dovrebbe essere mediato con un’inclinazione molto prudente e conservativa dell’istituzione Corriere della Sera. Una mediazione possibile poteva essere quella di Calabresi, giovane (relativamente, ha 45 anni) ma solidamente nel mondo dell’informazione tradizionale maggiore: e non è nemmeno escluso che in qualche modo torni sulla sua decisione, a mali estremi. Un’altra, speculare, è quella di Carlo Verdelli: che ha 58 anni ma è uno dei più duttili e attenti al cambiamento della sua generazione. Ed è stato tantissimo dentro al Corriere della Sera, da vicedirettore e direttore del settimanale Sette, prima di essere responsabile del successo di Vanity Fair italiano, e poi direttore della Gazzetta dello Sport e negli ultimi anni collaboratore di Repubblica. Verdelli è quindi “del Corriere” ma anche molto indipendente: però uscì dal management di Condè Nast proprio per la riluttanza a condividere un piano di tagli. E non è ben visto da Diego Della Valle, imprenditore dell’abbigliamento e secondo socio di RCS: ci sono voci che attribuiscono l’attrito alla fase in cui Verdelli alla Gazzetta dello Sport fu poco apprezzato da Della Valle, proprietario della squadra della Fiorentina.

Il nome di Verdelli era uscito dalle riflessioni di una commissione RCS nominata a questo scopo. Invece l’incarico dato a una società di “cacciatori di teste” (ovvero di ricerca di personale dirigente) ha a un certo punto prodotto il nome di Sarah Varetto, 43 anni, direttore di SkyTg24: ma l’indicazione non è stata finora molto appoggiata internamente.
Ci sono poi altri nomi che sono circolati, ma senza mai raggiungere finora la condizione “il favorito oggi è”, in cui si alternano ogni giorno i giornalisti citati finora: uno è quello di Barbara Stefanelli, altro vicediretttore attuale del Corriere. Uno è quello di Mario Orfeo, direttore del Tg1, col cospicuo limite di essere nato a Napoli e vissuto sempre lontano da Milano, ma che nel circolo quotidiano delle voci è dato nelle ultime ore come sostenuto da alcuni soci minori di RCS e con rinnovate chances sempre più concrete. Un altro è quello di Antonio Polito, ex direttore del Riformista e commentatore del Corriere, oggi direttore del Corriere del Mezzogiorno, nel gruppo RCS.